Riciclaggio a Firenze, Calleri: “Nessuna sorpresa, è solo la punta dell’iceberg”

Cgil-Filcams Cgil: “Illegalità condizione del mercato”

Firenze – Non solleva grossa sorpresa, la questione della “lavanderia” Firenze, riguardo le perquisizioni con cui il caso delle infiltrazioni mafiose nel tessuto cittadino è balzato agli onori delle cronache. Al di là delle risultanze delle indagini in corso, infatti, nel rispetto del principio doveroso di non colpevolezza fino a sentenza,, è l’inquietudine a pesare sulla città, che scopre concretamente che l’ipotesi che almeno il 50% dei locali fiorentini sia in qualche modo precipitato nel giro dei contatti con il crimine organizzato è ormai reale. Inoltre, nel caso delle perquisizioni avvenute ieri, il duo al centro delle indagini prefigura un’ altrettanto inquietante saldatura fra mafia italiana e albanese. Del resto, come spiega il presidente della Fondaizone Caponnetto Salvatore Calleri, le avvisaglie non solo erano emerse, ma erano anche state segnalate da tempo.

“”Come Fondazione Caponnetto, avevamo lanciato l’allarme anni fa – ricorda Calleri – siamo al punto che in alcune zone, ad oggi, si può parlare di un’infiltrazione pari al 70-80% sulle nuove aperture. E si tratta solo della punta dell’iceberg: l’operazione di ieri non è neppure pesantissima, si tratta di due imprenditori che però hanno coinvolto trenta ristoranti e due hotel. Si tratta di un’operazione a conti fatti abbastanza contenuta. Il problema è che, se le infiltrazioni (ad ora siamo al livello delle perquisizioni, vedremo in seguito) attenzionate sono nel campo della ristorazione, esiste poi tutto un altro ampio ventaglio di settori economici ancora inesplorati. Ad esempio, quello dell’accoglienza turistica. Il mangificio e il dormificio sono settori in mano spesso a chi comunque non fa soldi in modo pulito. E’ chiaro che il nostro intendimento non è quello di dire che tutti sono “sporchi”; il problema è che gli “sporchi” funzionano come gli zombie, che divorano i “normali”, o, se vogliamo usare un altro termine, gli onesti, coloro cioè che fanno il loro lavoro seguendo le regole della legalità. La situazione è sempre più preoccupante”. Senz’altro, un tabù è caduto, ed è quello, dice Calleri, “che ora se ne parla”, la questione ha acquistato dignità di dibattito pubblico.

La questione “Firenze”, poi, ha una sua rilevanza proprio riguardo alla sua natura di città che ormai è diventata riferimento del turismo di massa. “Una tipologia turistica che permette agli operatori di fare soldi con grande facilità – spiega il presidente della Fondazione – gli affitti sono troppo alti, tanto da mettere un imprenditore onesto in difficoltà, mentre uno “zombie” non ha questi problemi. Le domande necessarie sono, davanti a un operatore che acquista: da dove vengono i soldi, come li ha fatti, di chi si circonda, chi sono i suoi amici. Sono domande che si devono porre anche i venditori, che per amore dei soldi hanno fatto entrare personaggi dubbi”. Al netto di questo, tuttavia, è la politica, in particolare nelle sue articolazioni locali, a dover essere interrogata.

“Sono domande che si devono porre tutti, dalla classe dirigente che ha natura socio-politica, a coloro che vendono, ovvero la società civile. Abbiamo chiuso gli occhi”. Società civile, ovvero i cittadini, ma, sottolinea Calleri, in particolare i cittadini che sono proprietari dei locali e che li vendono, o affittano a cifre ormai irraggiungibili dall’imprenditore “normale”. “. Inoltre, per i grossi riciclaggi, il limite del contante non conta nulla. “Le cosche ormai non utilizzano i vecchi sistemi del contante – conclude – sanno benissimo utilizzare strumenti che bypassano i limiti imposti dalla legge. Per questo ho definito in queste ore l’operazione “old style”. E per questo, ripeto: abbiamo solo sfiorato la punta dell’iceberg”..

Da un punto di vista diverso, che riguarda il lavoro e le forme dello sfruttamento strettamente connesse a un mercato turistico ormai senza regole o limiti, si riferisce la nota diramata dalla Cgil-Filcams Cgil, che ricorda: “Più volte abbiamo sottolineato come infiltrazioni malavitose si accompagnano a forme di sfruttamento e elusione dei diritti di chi lavora. L’illegalità fa male alle imprese regolari e ai diritti nel lavoro”.

“Associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, auto-riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita anche per pagare stipendi a nero sono accuse pesantissime che chiamano in causa non solo i gestori dei locali coinvolti ma un intero sistema sul quale non può certo basarsi lo “sviluppo” della nostra città”.

In sintesi, il sistema di illegalità e irregolarità così diffuso, secondo il sindacato, non è più considerabile come “evasione di sopravvivenza con qualche episodio più o meno clamoroso”, bensì è diventato “una condizione del mercato”.

L’appello è alle associazioni datoriali “al fine di contrastare insieme questa condizione che impone alle aziende di evadere per stare sul mercato per bonificare così una palude nella quale, senza la necessaria restituzione della dignità al lavoro, rischiamo tutti di annegare”.

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