Rete professionisti toscani, attacco al Pit: “3500 norme che non renderanno l’ambiente della Toscana più sicuro”

Firenze – E’ la Rete toscana delle professioni tecniche e scientifiche a inviare un appello alla giunta regionale, nel corso del convegno sul nuovo Piano di indirizzo territoriale in corso a Firenze. Non fanno sconti, i professionisti toscani, che, a proposito del testo adottato dalla Regione, dicono: “3500 pagine di norme che non renderanno l’ambiente della Toscana più sicuro”.

E dunque? Dunque, occorre, secondo la Rete (che riunisce Ordini, Collegi e Federazioni di Agronomi e Forestali, Architetti, Geometri, Ingegneri, Periti Agrari e Periti Industriali), modificare profondamente il Pit proprio per difendere “davvero” il territorio della nostra regione. Del resto, anche il titolo del Convegno che si è tenuto ieri nella sede della Cassa di Risparmio di Firenze è piuttosto trasparente: “Verso il nuovo Pit: osservazioni e contributi alla ricerca di un’idea del territorio condivisa”.

“Non è troppo tardi – dicono i professionisti – la Regione, attraverso il lavoro del Consiglio che deve portare alla definitiva approvazione del Piano, può ancora aprire un momento di vero confronto con i cittadini e le forze sociali. Non per apportare qualche modifica marginale o per venire incontro ad interessi di parte. Ma per intraprendere un meticoloso lavoro di miglioramento del Piano che coniughi le istanze di tutela del paesaggio e di sicurezza ambientale con quelle di sostenibilità economica delle attività che presidiano il territorio, di competitività del sistema Toscana e di efficienza della pubblica amministrazione”.

Ed ecco le principali criticità riscontrate dai professionisti della Rete: intanto, una “profonda contraddizione tra le strategie socio-economiche dichiarate e le strategie territoriali effettivamente messe in atto”. Che significa che, se da un lato “si invoca la necessità di una crescita che coniughi qualità, solidità e sostenibilità ambientale dello sviluppo”, dall’altro le norme e le prescrizioni previste sono “orientate ad un modello conservativo, ad un approccio vincolistico e a teorie improntate alla ‘decrescita’. Come si può esaltare la funzione di presidio del territorio dell’attività agricola e contemporaneamente considerare attività di eccellenza della nostra Regione, come la viticoltura e la floricoltura, alla stregua di un problema ambientale?”.

Ma non ci si ferma qui: un’altra contraddizione è quella “che accompagna nello stesso luogo le previsioni per le infrastrutture e le strategie di valorizzazione paesaggistica”.

Un esempio per tutti, Peretola.Come si può prevedere la realizzazione di un nuovo scalo aeroportuale di interesse strategico nazionale nella Piana fiorentina e contemporaneamente dichiararla un elemento paesaggistico e naturalistico da tutelare?” dicono i professionisti della Rete.

Inoltre, sarebbero da rivedere, secondo la Rete dei professionisti, le perimetrazioni delle aree tutelate per legge che “oggi costringono a complesse procedure per allargare la finestra di un capannone posto in una desolante area industriale al margine di un’autostrada mentre aree come il centro di Firenze, ad esempio, non hanno tutela paesaggistica”; ma anche la semplificazione delle norme, delle procedure e degli apparati amministrativi, temi verso i quali “il legislatore mostra una dolorosa, completa indifferenza”.

E infine, una nota di metodo: “Come può uno studio analitico di ben 3.500 pagine, praticamente una Treccani, diventare operativo senza determinare una situazione di scarsa chiarezza amministrativa?”, si chiedono i rappresentanti della Rete.

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