Firenze – Centro storico in vendita? Una questione scottante, che ha trovato la sua vicenda emblematica nella questione di via dei Pepi, ma che si allarga anche oltre le vicende degli immobili dell’edilizia popolare, o comunque pubblici. Ed è di questi giorni la notizia che un fondo immobiliare di Padova ha comperato, da un privato, un intero palazzo storico situato in Borgo Pinti. Niente di illegale, ovviamente, ma è l’ennesimo stabile del centro storico fiorentino che va in mano a fondi immobiliari o a grandi multinazionali, e il sospetto è che verrà avviata “alla rendita”, vale a dire alla ricezione. Un tema, quello dello svuotamento del centro storico dalle residenze, che oggi è stato oggetto di interventi e dibattiti nel corso di un presidio, organizzato dalle liste della sinistra che sostiene la candidata alla poltrona di sindaco Antonella Bundu (Potere al Popolo, Sinistra Italiana e Firenze Città Aperta).
Il problema più evidente è la vendita a multinazionali e grandi fondi immobiliari del patrimonio pubblico, ovvero di quegli spazi che vengono sottratti direttamente all’uso sociale. Nella storia recente della città, si parla dei 60 appartamenti messi in vendita dall’amministrazione pubblica, da cui si sono salvati, per ora, gli appartamenti di via de’Pepi grazie a un esiguo gruppo di residenti che ha deciso di “resistere”. Un tentativo di alienare edilizia pubblica, che ad ora è stato stoppato da una sentenza del Tar, che ha riconosciuto la fondatezza del ricorso, intentato da un residente, circa la natura popolare degli edifici in questione. Una battaglia, come spiega Giuseppe Cazzato, residente in via dei Pepi e ricorrente presso il Tar, che tuttavia non è ancora finita. Infatti, intanto l’amministrazione ha intentato ricorso al Consiglio di Stato.
In secondo luogo, nelle more della sentenza, che se annullata ridarebbe forza alla vendita (il compratore è Invimit, il fondo immobiliare del MEF), gli appartamenti di via dei Pepi, svuotati dagli abitanti che sono stati assegnati nelle nuove case popolari di viale Giannotti, stanno mostrando i primi segni di umidità. Cosa ovvia, se si considera che un immobile vuoto conosce un degrado molto più veloce di uno abitato.
E il sospetto è “che una volta che gli appartamenti siano in preda al degrado, mancheranno le risorse per rimetterli”. In conclusione, potrebbe essere valutata necessaria … la vendita. Ovviamente, se invece la sentenza del Consiglio di Stato confermasse che gli appartamenti di via de’Pepi sono da considerarsi edilizia popolare, sarebbero tutte le alienazioni riguardanti l’intero “blocco” dei 60 appartamenti messi in vendita a essere “invalidato”. Del resto, degli appartamenti posti in vendita (da Invimit, che è un fondo per la “valorizzazione del patrimonio pubblico”) ad ora solo tre sono stati venduti, con asta telematica (di cui non è stata data notizia nei quotidiani cittadini ma solo sugli organi dedicati), i più appetibili, due a piazzale Michelangelo (sui 200milioni cadauno), uno adiacente a piazza della Passera: sei vani per circa 300milioni