Firenze – Torna alla ribalta il tema delle residenze a Firenze, ma questa volta, inaspettatamente, è l’ente gestore delle case popolari a mettersi di traverso, ovvero Casa spa. La questione, che verrà portata alla conoscenza del consiglio comunale sotto forma di question time diretto all’assessore all’anagrafe Elisabetta Meucci, è la seguente: un padre che si trova ospite presso un assegnatario di casa popolare, e che è già iscritto come residente, ha chiesto all’anagrafe comunale di riconoscere la residenza anche ai suoi due figli minori, che si trovano nella prima infanzia. Della richiesta, accolta positivamente dal Comune, sono stati portati a conoscenza gli uffici di Casa spa, che si sono dichiarati contrari al riconoscimento della residenza ai due bimbi. Come mai? Le motivazioni sembrano risalire al fatto che il padre, nell’alloggio in cui è ospite, avrebbe esaurito il suo periodo (l’ospitalità è temporanea) e sarebbero già stati inoltrati vari richiami da Casa spa affinché si allontani. Inoltre, l’alloggio non avrebbe lo spazio regolamentare per accogliere anche i due bimbi.
“Tutti motivi che non c’entrano nulla con il diritto al riconoscimento della residenza, che si basa su ben altre norme, rispetto a quelle che Casa spa deve far rispettare mediante i suoi regolamenti – spiega il Dirigente dell’Anagrafe, dottor Iacopo Giannesi, che si occupa del caso – forse siamo davanti a una certa confusione, da parte di Casa spa, circa il suo ruolo e le sue mansioni. Ovviamente, la messa a conoscenza da parte nostra di una pratica o di una richiesta a Casa spa è appunto una messa a conoscenza, per accertare elementi utili alla nostra successiva risoluzione, che riguarda il riconoscimento dei requisiti di legge per la residenza”. Insomma, questo procedimento, sostanzialmente fattuale, serve semplicemente a stabilire dove si trova realmente una persona, magari in seguito alla sua richiesta di acquisire la residenza in un determinato luogo. Tutto il resto, se ad esempio sia assegnatario o no, in regola con l’affitto o meno, sono questioni che riguardano altri canali e altre materie.
Nel caso specifico, poi, si ha a che fare con due bambini che il padre, già residente fa vivere presso di sé. “Si tratta di un caso ancora più chiaro – spiega Giannesi – in cui non possono rilevare i rilievi che fa Casa spa, con la negazione (indebita, non è l’ente che deve decidere, visto che in base alle norme anagrafiche non ha né potere di veto né di autorizzazione) a inserire i due minori come residenti nell’anagrafe comunale. Ci mancherebbe, noi ovviamente li iscriviamo, non solo secondo le norme anagrafiche che siamo tenuti a seguire, bensì anche in ottemperanza ai principi costituzionali di tutela dell’infanzia e delle fragilità in generale”. Un tema questo di cui da sempre gli uffici dell’Anagrafe si occupano, anche con una fitta rete di rapporti con associazioni che segnalano le fragilità e situazioni di disagio, anche se nel riconoscimento del diritto all’iscrizione come residenti le valutazioni sono molto legate, come sopra riportato, ai dati fattuali, come da giurisprudenza passata e recente.
Ricapitola la vicenda il sindacalista Giuseppe Cazzato, che ha portato avanti negli anni una vera e propria battaglia per il riconoscimento del diritto all’iscrizione delle liste anagrafiche della residenza, secondo le norme previste dalla legge, trattandosi, come da giurisprudenza ormai pacifica, di diritto assoluto della persona. “Il caso del tentativo di Casa spa di negare il riconoscimento della residenza a due minori che vivono presso il padre, tentativo che avrebbe la sua motivazione principale nel fatto che lo stesso sarebbe ospite temporaneo con i termini di ospitalità già scaduti, mette in luce ancora una volta quanto si stenti a comprendere che il diritto al riconoscimento della residenza non attiene a obblighi soddisfatti o comportamenti ritenuti virtuosi, ma deve soddisfare semplicemente al requisito che la persona o il nucleo famigliare che chiede l’iscrizione sia in effetti abitualmente dimorante all’indirizzo fornito. La posizione che Casa spa ritiene irregolare del padre richiedente, non è dunque requisito dirimente del riconoscimento del diritto all’iscrizione dei due minori”. Insomma, in cosa consiste il diritto all’iscrizione all’anagrafe come residente? “La vigente normativa prevede che il cittadino ha l’obbligo di dichiarare all’ufficiale di anagrafe l’indirizzo di dimora abituale e l’ufficiale di anagrafe ha l’obbligo, dopo aver effettuato i dovuti controlli, di iscrivere il cittadino all’indirizzo dove realmente dimora”, spiega Cazzato.
Fra i punti sollevati dal question time che verrà portato in aula lunedì prossimo dal consigliere Dmitrij Palagi di Firenze Progetto Comune, c’è anche la richiesta di chiarire una volta per tutte il ruolo di Casa spa nel riconoscere o meno residenze. Punto già chiarito in realtà dal Dirigente dell’Ufficio Anagrafe Iacopo Giannesi, che ha spiegato che Casa spa non è ovviamente soggetto cui spettino compiti attinenti alla decisione di chi deve essere iscritto come residente e chi no. Concludendo, per dirla con Di Pietro: ma Casa spa, che c’azzecca?
Infine, per quanto riguarda il presidente di Casa spa Luca Talluri, raggiunto telefonicamente, asserisce che il caso, pur non di sua conoscenza, è piuttosto incomprensibile, in quanto se il richiedente la residenza per i due figli minori è ospite di assegnatari, “non può portare nessuno nell’alloggio come residente perché neanche lui è residente”. Ma si riserva di approfondire la questione con gli uffici.