Report 2022, la Toscana è fra le 5 regioni senza quota minima di spiagge libere

Firenze –  Il nuovo rapporto di Legambiente “Spiagge 2022”, diffuso oggi a pochi giorni dall’approvazione del Ddl concorrenza che pone fine alla proroga alle concessioni balneari fissando l’obbligo di messa a gara dal primo gennaio 2024, così come deciso dalla sentenza del Consiglio di Stato, mette in luce alcuni fattori che riguardano direttamente anche la Toscana. Se è sempre più difficile trovare una spiaggia libera in tutto il Belpaese, nella nostra regione si trovano alcuni fra i comuni italiani con la maggiore occupazione di spiagge in concessione. Risultato, è veramente difficile trovare un pezzetto di spiaggia libera a Pietrasanta, ad esempio dove la percentuale di occupazione di spiagge è pari al 98,8%,  a Camaiore 98,4%, Montignoso 97%, Forte dei Marmi 93,7%, Massa 90,3%, Carrara 84,8%, Viareggio 71,5%.

A pesare un mix di fattori condivisi dagli altri comuni italiani costieri, dalla crescita in questi anni delle concessioni balneari che toccano quota 12.166, l’aumento dell’erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970, e il problema dell’inquinamento delle acque che riguarda il 7,2% della costa sabbiosa interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. La Toscana inoltre è tra le 5 regioni in Italia che non garantisce per legge una quota minima di spiaggia libera o libera attrezzata.

“La Toscana – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana e membro della Segreteria nazionale di Legambiente – ha esattamente 600 km di coste, tra terraferma e isole. 305 km da Marina di Carrara a Capalbio. Per 270 km si sviluppano invece le spiagge accessibili. Di questi, il 52,7% è in concessione a stabilimenti balneari, a campeggi e/o a complessi turistici. Solo il 3% della costa sabbiosa in ultimo non risulta fruibile. Si comprende bene come questo enorme patrimonio ambientale debba essere tutelato e promosso affinché erosione costiera, speculazioni e sovrasfruttamento non lo depauperino in modo irreversibile. La Toscana ha un mare bello e vivibile e questo rapporto ci invita a preservarlo con costanza e con cura”.

Dai dati ISPRA relativi agli ultimi 50 anni i metri quadrati di spiaggia erosa in Toscana ammontano a circa 4 milioni, che rappresenta un bene economico diretto del valore capitale complessivo di circa 6 miliardi di euro. Attualmente Il piano complessivo della Regione per la lotta all’erosione costiera prevede 95 milioni di euro di investimenti, per i quali è stato richiesto un finanziamento al Governo nell’ambito dei progetti bandiera del PNRR.

Ma la Toscana nel report è citata anche per le sue iniziative green: è di recente definizione la creazione della destinazione turistica Costa Toscana Sostenibile, un unico territorio che coinvolge i dodici ambiti costieri regionali in un progetto che prevede il raggiungimento di buone performance ambientali da parte dei diversi operatori turistici che lavorano sul litorale.

A livello nazionale, Legambiente individua alcuni nodi da risolvere subito, come quello della scarsa trasparenza sulle concessioni balneari, i canoni per buona parte ancora irrisori, la non completezza dei dati sulle aree demaniali e soprattutto l’assenza di un regolare e affidabile censimento delle concessioni balneari ed in generale di quelle sul Demanio marittimo. Quest’ultimo punto emerge chiaramente dal rapporto: il dato sui canoni di concessioni è fermo al 2021. Parliamo di 12.166 concessioni per stabilimenti balneari, secondo i dati del monitoraggio del Sistema informativo demanio marittimo (S.I.D.), effettuato a maggio 2021. In alcune Regioni troviamo dei veri e propri record a livello europeo, come in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari.

Legambiente lancia così un pacchetto di cinque proposte, affinché nella prossima legislatura si raggiunga l’obiettivo di una legge nazionale per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e allo stesso tempo, un quadro di regole e un quadro di regole certe che premino sostenibilità ambientale, innovazione e qualità.

Cinque i pilastri su cui si dovrà concentrare il lavoro: garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione, ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge, definire una strategia nazionale contro erosione e inquinamento e un’altra per l’adattamento dei litorali al cambiamento climatico. Sarà fondamentale per questo dare gambe ai decreti attuativi del Decreto Concorrenza per far sì che le prossime procedure di affidamento delle concessioni siano finalmente trasparenti.

“In Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Un’anomalia tutta italiana a cui occorre porre rimedio. L’errore della discussione politica di questi anni sta nel fatto che si è concentrata tutta l’attenzione intorno alla Direttiva Bolkestein finendo per coprire tutte le questioni, senza distinguere tra bravi imprenditori e non, e senza guardare a come innovare e riqualificare. È un peccato che non si sia riusciti a definire le nuove regole in questa legislatura, in modo da togliere il tema dalla campagna elettorale. Occorre, infatti, dare seguito alle innumerevoli sentenze nazionali ed europee, altrimenti si arriverà presto a multe per il nostro Paese per violazione delle direttive comunitarie e, a questo punto, anche di una legge nazionale che stabilisce di affidarle tramite procedure ad evidenza pubblica a partire dal primo gennaio 2024”.

 

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