La rappresentazione scenica del renzismo battuta da Crozza nelle ultime settimane non avrebbe potuto mostrare meglio quel che la nostra testata ha scritto ultimamente sul neo segretario nazionale del Pd. Che ieri ha sbaragliato i concorrenti (soprattutto Cuperlo, la cui debacle la dice lunga sul senso di gradimento del popolo Pd verso i suoi vertici) annunciando al contempo, nel discorso di insediamento ufficioso, fuoco e fiamme all’orizzonte. Riforme, tagli drastici al costo della politica, pensionamento della vecchia guardia, fine delle intese, larghe o strette che siano.
Sarà; quel che si è sempre contestato al Rottamatore è stata fino ad oggi l‘impalpabilità della proposta, oltre la forza (retorica) della giusta protesta. Come potrà portare a termine ciò che nessuno mai, nemmeno vagamente e con forze elettorali alle spalle di natura semi-plebiscitaria, è riuscito ad abbozzare? La domanda, che troverà risposta solo nel tempo, non ci può però esimere dalla speranza decisa che Renzi riesca a rivoltare questo disastrato Paese come un calzino. Il suo dna lo lascerebbe intendere; è il primo leader di centrosinistra di quella generazione X che non si fa prefissare dall’aggettivo ex. Non ex Pci, non ex Dc.
Quale forma partito assumerà da oggi il Pd è di difficile interpretazione, anche per i più preparati tra gli addetti ai lavori; di certo si rivolgerà a tutti senza pensare che un linguaggio e un atteggiamento trasversali rappresentino per forza un imbastardimento dei valori e delle istanze della sinistra moderata, così come prospettato di recente in modo suicida dai dirigenti della sua stessa formazione. Certo, il rischio della vuota spettacolarizzazione non è così campato per aria. Prova ne sia stata l’incredibile enfasi che tutta la stampa nazionale ha dato all’elezione del leader di un partito che manco è detto sia quello di maggioranza relativa. Un evento dalle venature quasi messianiche.
Oltre agli enormi problemi di una nazione tra le più (forse la più) arretrate d’Europa, Renzi potrebbe coltivarne altri in casa. Impedimenti al rinnovamento rappresentati dalla variegata umanità politica che lui stesso si è imbarcato per stravincere le Primarie. L’incredibile trasformismo renziano cui anche in casa nostra abbiamo assistito, dalle vecchie e dalle nuove generazioni, getta più d’un sospetto sull’effettiva volontà rivoluzionaria di gran parte degli uomini dell’eterno establishment, ieri arcigni burocrati, oggi convinti rottamatori.
Sempre pronti ad essere smentiti, anche a Reggio, fatti segretario nazionale e segreteria provinciale, il Partito democratico ha assoluta e urgente necessità di cambiare pelle. Via dai salottini facebook e dalle terrazzine insulse; lontano dall’autoreferenzialità di palazzo per un ritorno alla piazza. Meno computer e più porta a porta. Meno rarefazione web e più sostanza identitaria. Meno social network e più human being.