Firenze – “L’opposizione fa bene alla Leopolda, ma fa male all’Italia”. A osservare la vecchia stazione fiorentina stracolma di persone all’interno e super affollata all’esterno davanti ai maxischermi (35.480 presenze durante i tre giorni di manifestazione), quella di Matteo Renzi è stata più di una battuta da consumato comiziante. Nella tre giorni della Leopolda 9 ciò che a lui interessava è accaduto, “un miracolo”: mostrare agli avversari politici e ai compagni di partito che se c’è la speranza di uscire dalla palude gialloverde, che sta inghiottendo valori e risparmi, ebbene quella è rappresentata da lui, ammaccato ma non domo.
L’unico in grado di rivitalizzare la base scoraggiata e di rilanciare giovani e anziani nelle battaglie per una nuova politica riformista, con una forma di partecipazione fatta di una capillare rete di comitati civici sparsa per tutto il Paese: “Vi chiedo un impegno personale, tornando a casa mettete su un comitato civico creando una gigantesca organizzazione in rete. Non ci arrendiamo a un futuro basato sulla mediocrità, l’ignoranza, il cambiare le leggi, l’attenzione a Facebook”.
Ma per ora non c’è alcuna rottura con i compagni di partito. Renzi ha detto sì al congresso del Pd, anche se le emergenze sarebbero altre, promettendo a chi lo vincerà “un rispetto che non abbiamo ricevuto quando siamo andati al governo e una collaborazione che non abbiamo avuto”. Che poi è stato l’unico accento, amaro più che ostile, in una kermesse nella quale si è evitata qualunque polemica interna, al punto che lo stesso oratore ha subito stoppato seccamente dissensi sonori nei confronti di altri esponenti del Pd.
Parole da leader che infiammano la platea – “mettiamoci in cammino, inventiamo una strada mai tracciata” – hanno concluso un discorso nel quale la durezza e la vis polemica hanno fatto premio sull’amore per la battuta sferzante. Un esempio su tutti: il nuovo presidente della Rai , Giuseppe Foa “è un bugiardo, è una fake news che cammina”, quando ha detto che il gruppo Pd all’Europarlamento è finanziato da George Soros: “Non invitatemi alle trasmissioni, io non ha paura e lo dico in faccia che il presidente della Rai è bugiardo. Chiedo ai parlamentari del Pd in Ue domani mattina di denunciare il presidente della Rai per calunnia e diffamazione. Vergogna”.
La Leopolda che sta all’opposizione fa male dell’Italia perché questo è un luogo dove si fa politica e, invece, viviamo in un contesto nel quale invece vince l’odio, il “manganello web”. “Facendo politica che è passione, idealità, valori, non pop corn, torneremo noi”, ha aggiunto nella parte del discorso nel quale ha difeso la sua decisione di stoppare qualunque avvicinamento al Movimento 5 Stelle.
Intanto l’alleanza gialloverde “finge di litigare”, mentre i suoi esponenti stanno attaccati alle poltrone “con un doppio strato di colla”, puntando sull’assistenzialismo e non sul lavoro e prefigurando un mostruoso “stato etico padre padrone con il frustino” che ti dà i soldi e ti dice come spenderli”. Che ha cancellato la parola legalità: un condono fiscale, un condono per Ischia che ammette ai fondi per la ricostruzione del terremoto del 2017 anche migliaia di case frutto di abusi edilizi (senza che nessuno si domandi perché Di Maio lo vuole). Un ministro che tiene i soldi in Svizzera e un altro, Salvini, che “prende a schiaffi la legalità tutti i giorni”.
Un governo che distrugge le risorse per vivere e non dice la verità ai cittadini: “Il reddito di cittadinanza costa 64 miliardi e ne hanno messo un decimo a disposizione, stanno costruendo le condizioni per sfasciare i conti pubblici”. Intanto le aziende stanno portando i soldi all’estero, ed è “l’euro che esce dall’Italia e non viceversa”.
Ci sono dunque tutte le premesse per una chiamata al coraggio e alla resistenza, alla battaglia culturale. Come fanno i leader, perché di fronte alla questione del “noi” e dell’io” che ha estenuato la base del Pd, il senatore fiorentino ha definitivamente rivendicato il suo ruolo: “Non c’è leader senza un popolo e non c’è un popolo senza un leader”.
Attenzione tutti, amici e avversari, Matteo Renzi è tornato.