Stamp ha raggiunto Filomena De Sciscio, 36 anni, ex-vicesindaco di Delrio, assessore al bilancio della giunta Ferrari appena terminata con l’elezione di Luca Vecchi sindaco (lo era stata, incaricata del bilancio, anche con Delrio). E mentre si stanno giocando le carte della nuova giunta, dove potrebbe anche “riassestarsi” la giovane politica (nel frattempo allontanatasi dall’IdV), chiediamo a De Sciscio qual’è la sensazione che il tandem stimola a chi ha lavorato per anni a contatto quotidiano con Delrio. Un punto di vista emiliano, insomma, dei “sindaci” che vogliono rinnovare il Paese.
La prima inevitabile domanda è: com’è il ministro Delrio dal punto di vista di chi lavora insieme a lui? “Comincerei dicendo che Delrio, che è stato un mio importante maestro politico, colpisce prima di tutto per possedere una dote singolare, vale a dire un’autorevolezza naturale che si coniuga con una spiccata cordialità. Un esempio tratto dalla mia esperienza personale, è la vicenda dei miei esordi politici: fui scelta dallo stesso Delrio, infatti, su segnalazione del mio partito (a quei tempi De Sciscio era dell’IdV, e subentrò al precedente vicesindaco, anche lei IdV e donna) in seguito alla presa di visione del mio curriculum e a un colloquio. Quando mi presentai a lui, ero emozionatissima, e mi trovai davanti a una figura molto autorevole, ma anche molto socievole e cordiale. Mi chiese, vista la mia provenienza dal sociale, se me la sarei sentita di misurarmi col bilancio. Me ne andai e tornai a fare le solite cose. Ovviamente nei giorni successivi i giornali si scatenarono. Una mattina, presentandomi al lavoro, i colleghi mi fecero gli auguri. Di che? C’era scritto sui giornali che ero stata nominata vicesindaco. Neanche venti minuti dopo, mi chiamò il sindaco, da cui ebbi la conferma. Ricordo che sul giornale, visto che non si trovavano mie foto, finii con l’abito da sposa”.
Dunque, lei ci sta raccontando una personalità spiccata, che comunque manteneva il controllo del gruppo. “Devo dire che Delrio per me è stato un vero maestro politico, il secondo della mia vita, il primo fu Antonio Di Pietro, sebbene ora sia uscita dall’IdV. Un maestro, il nostro ex-sindaco, da cui penso di avere imparato tanto. L’esempio concreto di come fa crescere le persone che lavorano con e per lui, è l’atteggiamento cui mi abituò per quanto riguarda il mio stesso ruolo di amministratore. Dal momento che avevo infatti la delega al bilancio, il primo anno studiai tantissimo. Nelle riunioni che facevamo, portavo spesso istanze e ragioni molto tecniche, estremamente legate a ciò che era di mia competenza. La domanda di Delrio era sempre, dopo avermi ascoltata: “Bene, qual’è il messaggio politico?””
Insomma, un mix di tecniche e politica, come nella vera tradizione emiliana e reggiana in particolare. “Penso si possa definire così, se di definizioni vogliamo parlare. Ma l’aspetto che più colpisce di Delrio è il fatto che non si arrabbia mai, mantiene sempre la calma, e soprattutto che è un bravissimo mediatore. Nello stesso tempo, è molto simpatico e ha la battuta pronta. E infine, sa tenere un gruppo”.
E l’irruzione di Renzi che sensazione ha portato? “Intanto, devo precisare che a “sdoganare” Delrio al governo fu Enrico Letta. La sua partenza per Roma lasciò me, sulla carta, in condizioni di dover subentrare come sindaco. Ma ciò non era possibile per vari motivi, fra cui la mia giovane età e il fatto che la popolazione di Reggio Emilia aveva votato come primo cittadino non un candidato dell’IdV, ma del Pd. Perciò subentrò un altro assessore, Ferrari. Per quanto riguarda Delrio, come era ovvio, il suo nuovo ruolo fece sì che si diradassero le sue visite a Reggio. Per quanto mi riguarda, l’ho rivisto proprio recentemente in piazza a Reggio con Renzi, nel corso della campagna elettorale”.
E qual’è il suo giudizio? “Ottimo, si percepisce che sono una coppia “perfetta” e a mio parere vincente. Renzi è giovane, simpatico, ha la passione del rinnovatore. Delrio ha una forte esperienza alle spalle come amministratore di una città che ha visto il suo governo nel momento peggiore, quello della crisi, pur essendo da sempre una città “ricca”. Credo che l’energia di Renzi e l’esperienza di Del Rio, che ha dalla sua anche la capacità di lavorare per prospettive lunghe, possano fare davvero quadrato per la “novità” rappresentata da questo governo. Due sindaci a braccetto, simpatici e credibili, che, ho scoperto parlando con dei fiorentini, hanno un punto molto forte di comunanza: affrontano le questioni ascoltando tutti, ma, una volta arrivati alla fine, sono loro che decidono”.
Una piccola curiosità finale, dal momento che lei stessa rimane in lizza per la nuova giunta di Luca Vecchi. Quale pensa sarà il suo futuro politico? “Intanto spero in una riconferma, dal momento che in questi anni ho avuto la possibilità di studiare e acquisire competenze di vario tipo fra cui tecniche per quanto riguarda il bilancio che mi dispiacerebbe buttare. Poi, non nascondo che, nonostante alcune resistenze iniziali, mi piace molto Renzi. E che non si tratti di un “salto sul carro del vincitore” ma di una convinzione, è comprovato dal fatto che, pur essendo uscita dall’IdV nel corso della mia esperienza amministrativa, mi sono presa del tempo per riflettere sull’eventuale schieramento in cui potrei trovarmi a mio agio, non scegliendo proprio per rispetto degli elettori e della campagna elettorale. Per ora, in ogni caso, rimango indipendente”.