Il Jobs Act sta sparigliando le carte politiche rendendo ancor più evidenti gli scontri in atto e i possibili futuri scenari. Con due reggiani protagonisti pur su sponde opposte. Da una parte il leader Fiom Cgil Maurizio Landini che ha annunciato la sua probabile leadership a sinistra, subito rimbrottato dal Premier filo Marchionne: “Landini è uno sconfitto, non lo vogliono nemmeno nel sindacato”.
Dall’altra il vice premier Graziano Delrio, grande sostenitore della riforma del lavoro renziana, “creerà nuovi posti di lavoro”, ha assicurato l’altro giorno a Reggio, che ha ricevuto le critiche di Gianni Cuperlo (lader della minoranza Pd) a proposito del suo attacco a SinistraDem. “Delrio non è moderno se cancella la sinistra”, ha detto Cuperlo a la Repubblica.
Ben lontani insomma dalle tutto sommato recenti e reciproche lisciate dell’agosto 2014. Diceva allora Matteo Renzi “Landini ha un approccio pragmatico e non ideologico”. Landini subito rispondeva: “Matteo si è dimostrato un interlocutore attento, incarna il cambiamento”.
Insomma Reggio potrebbe essere, come ai “bei vecchi (intramontabili) tempi”, il laboratorio di una nuova sinistra. Volta a contrastare quel “liberalismo selvaggio” che vien sempre da Reggio e incarnato, seppur tra le seconda file, dall’ex sindaco Graziano Delrio.