E’ partito un nuovo countdown per Enrico Letta. Non manca molto al 20 febbraio, data indicata a sorpresa da Matteo Renzi entro la quale si dovrà promuovere o bocciare il governo e decidere eventualmente di “cambiare schema”.
Quelle che fino a ieri erano dunque solo chiacchiere per Letta, sono diventate richieste ufficiali nella direzione del Pd. Il premier non ha però fatto una piega: “Le nostre risposte sono nell’attività di governo, per noi il passaggio chiave resta quello della prossima settimana e della approvazione della legge elettorale, dopodiché parleremo con il Pd senza nessuna preclusione e sarebbe strano se non fosse così”. La decisione di Renzi è stata quindi quella di deliberare tra due settimane una discussione sul futuro del governo, senza più escludere nulla: andare avanti appoggiandolo, cambiare passo (e premier) o andare alle elezioni.
Nonostante dal Pd siano poche le voci che si alzano a difendere l’operato del premier, da Palazzo Chigi si continuano a snocciolare i dati dell’azione di governo: nuovi fondi per il terremoto in Abruzzo, 250 milioni per la ricerca e l’innovazione nelle imprese, la prima riunione sul decreto Terra dei Fuochi e un decreto sul diritto dei consumatori.
Da parte sua Renzi ha definito “scaduto il tempo di accarezzare le riforme”, ritenendo possibile un riavvicinamento nel rapporto tra cittadini e politica solo attraverso l’approvazione delle riforme messe da lui in cantiere.
“Siamo a un passo da una riforma storica: Senato, province, legge elettorale, Titolo V”. Scrive Matteo Renzi su Twitter. “A me conviene votare, ma all’Italia no”. Sempre sul social network, in uno scambio di battute con Giovanni Valentini, il segretario del Pd ha escluso qualsiasi ipotesi di un governo con Silvio Berlusconi. Un commento che non lascia ombre e chiarisce la sua posizione dopo le dichiarazioni di Berlusconi che si era detto pronto a far parte di un governo guidato da Renzi.