In Italia ogni anno circa 240 mila tonnellate di cibo, del valore di oltre 1 miliardo di euro, restano invendute nel retro dei negozi di alimentari e nella grande distribuzione. E da qui vengono avviate a smaltimento, nonostante sarebbero in grado di sfamare 600mila persone assicurando loro 3 pasti al giorno per un anno.
A Reggio, per limitare questo enorme spreco, dal 2007 è attivo il progetto Remida Food che permette di recuperare i prodotti alimentari non più commercializzabili, ma ancora perfettamente salubri, per metterli gratuitamente a disposizione di enti e organizzazioni del territorio che li distribuiscono a persone bisognose. E solo nel 2011 sono state quasi 93 le tonnellate di alimenti recuperati e ridistribuiti nel territorio comunale, quasi 100 in provincia, tra pasti caldi e pacchi di derrate alimentari.
I dettagli del progetto sono stati illustrati oggi alla stampa dall’assessore alle Politiche sociali del Comune di Reggio Emilia Matteo Sassi che, sottolineando le odierne contraddizioni della gestione delle risorse alimentari, in un mondo in cui si muore sia per fame che per obesità, ha detto: “il futuro che ci attende è frutto del lavoro di ciascuno, per cui è importante che la cultura della solidarietà sia composta da una pluralità di soggetti, tra cui anche il mondo profit, che hanno uno sguardo lungo sulle necessità del territorio. Questo progetto – ha aggiunto – si inserisce a pieno titolo nel nuovo Patto per il welfare che stiamo creando e che vuole mettere al centro la solidarietà e la responsabilità sociale d’impresa”.
Alla presentazione sono intervenuti anche Mauro Rondinini, membro del cda di Conad centro nord, Daniela Marinangeli di Coop consumatori nordest e Pierluigi Marseglia, responsabile comunicazione di Sigma Realco, che hanno illustrato i contributi delle diverse aziende per il recupero degli alimenti. Le tre catene distributive doneranno inoltre quest’anno alle società che si occupano della raccolta e della riditribuzione delle derrate invendute 14mila euro che derivano dai benefici fiscali in materia di rifiuti di cui le tre imprese usufruiscono.
Presenti anche Gianluca Paglia, responsabile del servizio Ambiente di Iren Emilia, Marco Fantini, assessore provinciale alle Politiche sociali, Enzo Lugli di Cps e Consolata Bevacqua di Azione solidale e Maurizio Rosi, direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Reggio Emilia che ha spiegato come il progetto di raccolta potrà in futuro essere esteso anche agli alimenti pronti al consumo tramite opportune tecniche di congelamento che ne assicurino il mantenimento dell’assoluta salubrità.
Degli alimenti ridistribuiti nel 2011 hanno beneficiato 21 associazioni, tra cui le principali realtà che sul territorio si occupano dei più poveri: le mense del Vescovo, della Caritas e dei Cappuccini, il Banco di solidarietà di Pieve, le Caritas parrocchiali di San Francesco da Paola a Ospizio, di Santa Maria Assunta a Sesso, di Fogliano, il Centro di Aiuto alla Vita, il Centro Prevenzione Sociale, il centro sociale Papa Giovanni XXIII, il Ceis, le associazioni Nondasola, Servire l’Uomo, Giovani con uno scopo, le cooperative l’Ovile e San Michele Arcangelo di Pieve, il Comitato nazionale femminile della Croce Rossa Italiana, il Centro aiuto al bambino – Cenacolo francescano, il Centro di ascolto delle povertà del Centro storico, di via Bismantova e della parrocchia di San Pellegrino.
A farsi carico del ritiro dell’invenduto presso i punti vendita della grande e media distribuzione che aderiscono al progetto – Coop Nordemilia, Conad Centro Nord e Gruppo Realco Sigma – sono i volontari delle associazioni Servire l’uomo e Azione solidale che nel 2011 hanno impiegato nel complesso 15 persone e coperto oltre 30mila chilometri in servizi di ritiro e consegna quasi quotidiani.
I vantaggi generati dal progetto Remida Food, coordinato da Comune e Provincia di Reggio Emilia per trasformare uno spreco in risorsa preziosa per la comunità, sono molteplici e vanno al di là dell’approvvigionamento gratuito di cui usufruiscono gli enti beneficiari e i loro assistiti. Il progetto permette infatti alla grande-media distribuzione di evitare gli sprechi educando al riciclo e riuso, ottimizzando le risorse e la logistica.
Per le pubbliche amministrazioni si tratta di dare applicazione al principio di sussidiarietà, facilitare e fare governance per l’attivazione di una pratica virtuosa ed educativa, di sollecitare forme di sostegno indiretto al territorio e non ultimo di abbattere il quantitativo di rifiuti.
Il coinvolgimento di una rete di soggetti svolge inoltre un’azione di sensibilizzazione sul tema degli sprechi e crea una preziosa alleanza tra mondo profit e non profit fondata sul dono, cosa che attribuisce al bene invenduto un valore non solo assistenziale ma anche relazionale.
Partner del progetto sono l’Ausl, che svolge interventi di formazione rivolti ai volontari per garantire elevati standard di sicurezza igienico-sanitaria agli alimenti, e Iren che concede uno sconto tariffario ai supermercati sulla parte variabile della tariffa rifiuti.
Dal 2007, anno di nascita, il progetto Remida è cresciuto in maniera esponenziale, passando per il territorio comunale di Reggio Emilia dalle 37 tonnellate del primo anno alle 97 tonnellate del 2009. Per il territorio provinciale dalle 43 alle 151 tonnellate del 2009 fino alle 187 del 2011. A livello provinciale con il progetto Remida Food in quattro anni sono state donate 600 tonnellate di derrate alimentari.
Dal 2010 i dati vedono una leggera flessione nel dato comunale, in ragione della contrazione della produzione giornaliera dei prodotti freschi (prodotti da forno, frutta e verdura, carni) operata dalle catene di distribuzione a fronte del calo dei consumi.
Remida Food svolge un’importante azione di aiuto al territorio e di sostegno alle persone più bisognose. Perché, se è vero che nel mondo 870 milioni di persone soffrono la fame e una persona su otto non dispone di una quantità di cibo sufficiente per condurre una vita sana e attiva (nonostante a livello planetario di via un surplus in grado di alimentare 3 miliardi di individui), le situazioni di povertà sono in forte aumento anche nei paesi più avanzati e quindi anche in Italia e nel reggiano. Nei giorni scorsi la mensa del vescovo in una sola giornata ha distribuito ben 440pasti.