L’enfasi mediatica tributata al recupero di ciò che resta di un capitolo tra i più tragici e vergognosi della storia nazionale recente, è stata semplicemente imbarazzante. Non fosse perché incarna il simbolo stesso del declino, apparentemente inarrestabile, di una nazione gloriosa e ricca come poche sotto ogni punto di vista. D’accordo l’impresa tecnica ma cantare vittoria eccitati e tronfi al passaggio di un relitto che ha rappresentato, nella più drammatica delle assurdità, la morte di 32 persone vicino alla costa mentre il Capitano della loro crociera si dava alla fuga in compagnia di qualche intrattenitrice, è materia che afferisce la demenza più che il giornalismo e/o la politica.
Il naufragio di una nave festante nella più totale incompetenza e impotenza dei suoi timonieri, il mettersi in salvo in primis del condottiero fottendosene dei clienti, ricorda in metafora le vicende italiane. Avremmo potuto esercitare, nel recupero della carcassa navale, più sobrietà e conseguentemente più dignità cercando di ricucire in minimissima parte lo strappo col sentore comune? Avremmo potuto e avremmo soprattutto dovuto. Esultiamo così alla traversata del catorcio funebre plaudendo in pompa magna mentre ciò che resta del nostro importante passato, in materia d’arte e d’archeologia, va bellamente in rovina. Avanti così, nel naufragio generale.