Una nuova legge regionale per l’integrazione dei 2700 Sinti e Rom che abitano in Emilia-Romagna, gran parte dei quali ha la cittadinanza italiana: il testo, approvato dalla giunta Bonaccini ora dovrà passare in Assemblea. L’idea di fondo consiste nel superamento dei campi sosta di grandi dimensioni, nella tutela della salute, nel sostegno al conseguimento dell’obbligo scolastico e nell’inserimento lavorativo.
Il testo intende superare l’approccio dei campi grandi a favore di altre soluzioni abitative: micro aree familiari pubbliche e private, il sostegno per iniziative di autocostruzione e auto recupero. “I principi della legalità, della responsabilizzazione delle comunità Rom e Sinti, nonché del risparmio dei finanziamenti pubblici – sottolinea la vice presidente e assessore alle Politiche di Welfare della Regione, Elisabetta Gualmini – sono alla base del nuovo provvedimento che punta contestualmente ad abbattere ogni tentazione di esclusione sociale e stigmatizzazione e a promuovere un’integrazione positiva sul versante dell’accesso alla salute, alla scuola e ai percorsi formativi”.
In Emilia-Romagna sono presenti 2.745 persone tra Rom e Sinti (0,06% della popolazione regionale) distribuite in 129 campi e aree (66 dei quali irregolari). Il maggior numero dei campi si trova nelle province di Reggio Emilia (56), Modena (22), Bologna (15) e Rimini (7). La comunità più diffusa in regione è quella dei Sinti (90,6%),che sono quasi tutti di cittadinanza italiana; solo il 4,1% è straniero. I minorenni rappresentano il 37,4% del totale. Dal 2003 al 2012, le persone inserite dai Comuni negli alloggi hanno raggiunto una quota considerevole: 568 in 123 alloggi. A scuola la percentuale dei frequentanti sugli iscritti è pari al 93,5%, l’iscrizione alle superiori e ai corsi di formazione è al 33,3%.