Non è un reddito minimo di solidarietà regionale, ma poco ci manca. Si chiama “reddito di solidarietà”, ed è una legge regionale dell’Emilia-Romagna le cui linee guida saranno presentate il 16 maggio prossimo. Le anticipazioni parlano di una sorta di bancomat per pagare le bollette o l’affitto. La card a favore di chi vive una grave situazione di povertà durerà dodici mesi e avrà una disponibilità da 80 euro fino a un massimo di 500 euro al mese. Potranno ottenerla anche le persone sole, non solo gli anziani ma anche i giovani.
Una legge che, secondo i piani, dovrebbe essere approvata entro la fine di luglio. L’obiettivo della Regione è renderla operativa da ottobre. «È una misura che andrà ad integrare il sistema nazionale – spiega l’assessore regionale al Welfare, Elisabetta Gualmini. Ai fondi nazionali che in questi giorni saranno decisi per l’Emilia-Romagna, abbiamo aggiunto 75 milioni. Con il reddito di solidarietà regionale abbiamo superato il vincolo dell’aiuto economico esclusivamente per le famiglie con figli. Il nostro intervento contro la povertà cercherà di aiutare anche le persone sole». A fronte del sostegno economico però dovrà essere documentato un percorso di «inclusione attiva. La carta acquisti – precisa Gualmini – sarà concessa se per la persona interessata si avvierà un programma ad hoc di inclusione, come un corso di formazione, un tirocinio o un corso per i propri figli».
Il bancomat che durerà un anno, dopo una sospensiva di sei mesi potrebbe essere richiesto nuovamente. Riguarderà tra le 20 mila e le 35 mila persone in tutta la Regione. A Bologna la sperimentazione che si è conclusa lo scorso autunno con la Social Card ha aiutato 261 famiglie . «Noi abbiamo anticipato un cammino di reddito minimo di cittadinanza – commenta Amelia Frascaroli, assessore comunale al Welfare – e questo percorso racconta come abbiamo lavorato in questi mesi, con continui interventi di comunità».
Aspettano invece di visionare il testo della legge prima di qualsiasi commento ufficiale i grillini di viale Aldo Moro: «Non avrebbe alcun senso il provvedimento se non si dovesse riferire a tutte le persone che vivono in gravi condizioni di povertà – riferisce Gianluca Sassi, capogruppo M5s in Regione. E quindi anche persone sole. L’importante è che non sia l’ennesimo palliativo inutile. Ci dispiacerebbe però se nel testo fosse stata del tutto ignorata la nostra proposta sul reddito minimo di cittadinanza regionale, depositata un anno fa».