La Procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per peculato di quattro politici leghisti del gruppo consiliare regionale. Si tratta dell’allora capogruppo in Regione Mauro Manfredini, del presidente del Gruppo Maurizio Parma e di due consiglieri regionali, Roberto Corradi (parmigiano) e Luigi Fogliazza, in riferimento alle spese effettuate dal gruppo dal maggio 2005 al dicembre del 2008: spese ritenute non congrue e per fini personali.
La Procura contesta presunte spese fuori controllo per circa 40mila euro, soprattutto per cene e congressi, spesso al seguito di comizi dei leader di partito come Umberto Bossi e il senatore Roberto Castelli. Al conto vanno aggiunti 54mila euro relativi a fatture emesse tra il 2006 e il 2010 per l’attività di un’avvocatessa collega di studio di Corradi (anche lui legale), alla quale venivano affidate le consulenze del gruppo “per la stesura di provvedimenti”, materiale che la Procura però non ha rintracciato.
Nella lista dei ristoranti ci sono per lo più trattorie e osterie, nessun nome di lusso.
A far lievitare il conto soprattutto il numero dei coperti. Ad esempio, c’è una cena del 27 gennaio 2007 ad un ristorante di Piacenza per 40 commensali, tra cui anche l’allora leader del partito Umberto Bossi.
Poi, una cena al ristorante Garganelli di Bologna per 36 persone tra cui Roberto Maroni, successiva al convegno “Islam e sicurezza”. Il nome di Bossi torna fuori anche in una fattura di 3.144 euro, per un comizio del senatùr all’hotel Raffaello di Modena. Contestata anche una spesa di 4.176 euro per materiale pubblicitario e biglietti d’auguri natalizi del 30 gennaio 2007.
LA REPLICA DI CORRADI
“Ricevuto l’atto di fine indagini abbiamo depositato le nostre memorie difensive, ma evidentemente la Procura di Bologna ha fatto diverse valutazioni – commenta Roberto Corradi – l’accusa ritiene che alcune spese non fossero di natura istituzionale ma politica. A me ad esempio contestano le spese per la partecipazione a un convegno sul federalismo. A nostro giudizio invece rientrano in quelle ammissibili, avevano anche passato il vaglio dei revisori. Contiamo di provarlo nelle opportune sedi”.
Il merito alla presunta irregolarità delle consulenze affidate a una collaboratrice del suo studio legale, Corradi spiega che la professionista era stata incaricata di redigere gli atti legislativi che i consiglieri leghisti hanno presentato all’Assemblea regionale: “Abbiamo depositato alla Procura due faldoni con tutte le copie degli atti depositati e le fatture di pagamento intestate alla persona che ci preparava progetti di legge e interrogazioni. Tutto è depositato al Protocollo della Regione. I finanzieri ci avevano chiesto anche le bozze cartacee del lavoro preparatorio, ma noi non le abbiamo conservate. Se avessimo saputo che sarebbero servite, lo avremmo fatto”.