Il progetto di legge regionale sui tagli ai costi della politica in Emilia-Romagna potrebbe approdare in aula fra due settimane, il 10 marzo. La proposta della maggioranza prevede una sforbiciata del 16% dello stipendio dei consiglieri regionali (per un risparmio di 800mila euro l’anno), l’azzeramento del budget per il funzionamento dei gruppi (300mila euro l’anno) e la cancellazione dell’indennità di fine mandato per i consiglieri (470mila euro annui).
Complessivamente, otto milioni di risparmi nei cinque anni di legislatura. Un’idea maturata già durante la scorsa legislatura, figlia dell’antipatia di un numero crescente di cittadini nei confronti della cosiddetta “casta” politica. E in parte dovuta alle inchieste in corso sui rimborsi più o meno dovuti ai gruppi consiliari.
L’indennità di carica lorda dovrebbe passare così dagli attuali 6.104 euro a 5.104 euro mensili. Ma accanto alla proposta del centrosinistra c’è anche quella del Movimento 5 Stelle, che prevede una riduzione degli stipendi per i consiglieri a 5mila euro e l’abolizione retroattiva dei vitalizi. Un progetto, scrivono i consiglieri M5S, “volto ad abolire privilegi ritenuti ingiusti sia dai proponenti che dalla stragrande maggioranza dei cittadini, anche tenuto conto della situazione economica in cui viviamo”.
A tutto ciò si aggiunge un progetto di legge d’iniziativa popolare per abrogare il vitalizio e l’indennità di fine mandato. I testi sono passati in commissione Bilancio e il 10 marzo, secondo gli auspici del Pd, potrebbero arrivare in aula. “Apprezzabile che il pacchetto di tagli ai costi della politica inizi oggi il suo iter legislativo. Ora l’auspicio è che il percorso sia rapido e che tutte le risorse che si ricaveranno vengano indirizzate a politiche per favorire lavoro e occupazione”. E’ quanto chiede Giorgio Graziani, segretario generale della Cisl Emilia-Romagna, dopo il primo ok in commissione al pacchetto di tagli.