Firenze – Sinistra Civica Ecologista fa parte della coalizione di centrosinistra che si candida a guidare la Regione Toscana, con un proprio programma autonomo. Si propone come elemento di innovazione e cambiamento della coalizione, per contribuire a rafforzare le istanze della sinistra e dell’ecologismo in modo che incidano realmente nella prossima maggioranza e nella futura azione di governo regionale.
Su alcuni temi di questo programma di Sinistra Civica Ecologista abbiamo intervistato Serena Spinelli consigliera regionale uscente (eletta nel 2015 con 5.450 preferenze nel Collegio Firenze 2, verso cui ha mantenuto sempre un legame profondo ) e oggi candidata nel collegio Firenze1 (capolista) e Firenze2.
Medico pediatra al Mayer di Firenze, Serena Spinelli ha fatto parte della Commissione Sanità e politiche sociali, si è impegnata per la difesa del sistema sanitario pubblico e universale, la prevenzione del gioco d’azzardo patologico (Presidente dell’Osservatorio regionale), i diritti delle persone con disabilità. E’ stata nel Tavolo regionale per la legge 194. Si è espressa a favore dell’economia circolare per la gestione dei rifiuti, la tutela dei beni comuni
Si dice che per superare la crisi occorre un nuovo modello di sviluppo. Quale?
Che dalla crisi scatenata dalla pandemia si esca guardando avanti, a un nuovo modello di sviluppo, e non invocando un semplice ritorno all’indietro, è parte di una sensibilità condivisa, che vede insieme la sinistra europea e non solo, il mondo dell’ecologismo e chiunque abbia a cuore giustizia e diritti.
Il mondo pre-Covid ha dimostrato tutte le sue fragilità e debolezze, in termini di rispetto dell’ambiente, della salute dell’uomo e del pianeta; ha messo in luce le grandi disuguaglianze del mondo del lavoro, dove politiche neoliberiste hanno diffuso sfruttamento, precarietà e assenza di tutele. Il modello basato sul consumo sfrenato di risorse non rinnovabili e su una squilibrata distribuzione della ricchezza non può più essere riproposto. Per noi un nuovo modello di sviluppo vuol dire mettere allo stesso tempo la questione sociale e la questione ambientale al centro, e a partire da qui declinare tutte le risposte nei diversi ambiti.
Quali priorità per la Toscana per il prossimo governo regionale?
Al primo posto metto sicuramente la Sanità pubblica. E’ vero che la Toscana ha retto meglio di altre regioni alla pandemia, questo però non significa che non ci sia da migliorare. Il sistema sanitario e di welfare della Regione Toscana ha anzi bisogno di una verifica e di una riforma significativa, ancora più necessaria dopo l’emergenza Covid-19. E dobbiamo ribadirne il carattere pubblico, universale e solidale: la fallimentare esperienza lombarda nella gestione dell’emergenza sanitaria ci dice che la privatizzazione non è un modello da seguire. Noi chiediamo invece risposte di salute costruite sul territorio: le persone devono sapere con esattezza dove andare per averle, possibilmente il più vicino possibile e con la massima qualità. Perché la salute non si costruisce solo negli ospedali, che devono servire per le cure necessarie e non come la prima tappa del percorso di salute. In questa ottica prevenzione, gestione delle cronicità, nuovo modello di assistenza degli anziani e delle persone con disabilità vanno messi al primo posto.
Ci sarà poi da dare corpo all’economia circolare nella gestione dei rifiuti, alla ripubblicizzazione dell’acqua, alla gestione collettiva dei beni comuni. E ci sarà da decidere come gestire bene le risorse che arriveranno dall’Europa, programmando interventi strategici per uno sviluppo sostenibile e la riconversione ecologica. E ovviamente la grande questione del lavoro, di qualità, stabile e con pieni diritti per tutti.
Parliamo appunto di lavoro e nuove povertà. Come combatterle? Il reddito di emergenza è importante o non è sufficiente e occorrono altre misure?
La pandemia ha fatto emergere tutte le fragilità di un modello di lavoro dove diritti e tutele si vanno via via riducendo, in cui sono sempre più numerose le forme di lavoro povero, precario, se non addirittura nero. Per noi non c’è altra via se non ripartire dai diritti di tutti i lavoratori, perché dalla crisi si esce con più tutele e diritti, senza lasciare indietro nessuno. E la Toscana dovrà continuare a dare il massimo sostegno a famiglie, cittadini, imprese.
Il reddito di emergenza è stata una risposta importante e necessaria, ma ci vuole altro. Per esempio istituire un reddito universale e soprattutto affrontare la grande questione dei salari, che nel nostro Paese sono troppo bassi. E serve rilanciare con determinazione l’idea della riduzione dell’orario a parità di salario, per liberare tempo di lavoro e riacquisire tempi di vita, dando al tempo stesso maggiori opportunità a chi un lavoro non ce l’ha
Lei è un medico e ha seguito con particolare attenzione la vicenda pandemia. Quali insegnamenti, quali misure per una possibile seconda ondata?
Alla luce dei dati che arrivano quotidianamente e che vedono anche in Toscana un rialzo dei contagi, non possiamo che continuare sulla via della implementazione della capacità di eseguire i tamponi, individuare e isolare i positivi, i vari contatti e i potenziali focolai, trattare i casi sintomatici. Il Covid esiste e il negazionismo è nocivo per la salute collettiva. Occorre insistere sul rispetto delle regole, nei luoghi di lavoro e pubblici. E poi ovviamente ci sono i buoni comportamenti, quelli che spettano a tutti noi. Le mascherine sono sicuramente uno strumento indispensabile di protezione collettiva, vanno assolutamente usate quando non si possono mantenere le distanze di sicurezza. Ci deve essere rispetto delle misure di distanziamento, senza dimenticare il lavaggio delle mani e tutto quello che abbiamo imparato in questi mesi. Piccoli gesti di grande importanza.
Quale l’impegno della Regione per la riapertura scuole ?
L’impegno della Regione dovrà essere massimo. La scuola e la sua riapertura in presenza sono questioni prioritarie: la scuola è comunità educante, e questo implica la presenza di tutte le sue componenti. Senza contare che la Didattica a Distanza, che pure è stata una risposta nell’emergenza, porta con se una crescita di quelle disuguaglianze che proprio la scuola dovrebbe impegnarsi ad abbattere. Disponibilità della famiglia, di un ambiente di studio idoneo, di una connessione veloce per le video lezioni sono stati elementi discriminanti e si è purtroppo creata una situazione in cui la scuola, nonostante gli sforzi, ha lasciato indietro proprio i più deboli e fragili.
Per questo la scuola deve riaprire in presenza, con le dovute precauzioni. E si dovrà essere in grado di continuare a garantire anche un servizio essenziale come la mensa, evitando il ricorso al lunch-box con il pasto preconfezionato, perché mangiare a scuola non serve solo a fare un pasto sano ed equilibrato ma è anche un parte integrante del progetto educativo e formativo, oltre che un settore che impiega un gran numero di lavoratori e lavoratrici. La Regione Toscana può sollecitare su questo il Governo nazionale. Per parte sua è già intervenuta per garantire in ogni scuola della Toscana un medico, che si occuperà di gestire gli aspetti sanitari e i protocolli ministeriali anti Covid che non possono essere lasciati alla responsabilità del personale scolastico.
Foto: Serena Spinelli