Firenze – Se qualche dubbio fosse rimasto, oggi è stato definitivamente fugato: sarà Claudio Borghi il candidato per la Lega Nord alla presidenza della Regione Toscana. Dopo il recente accordo con Fratelli d’Italia, è sull’economista e docente all’Università Cattolica di Milano che la Lega punta per andare al ballottaggio e scalzare Rossi da Palazzo Panciatichi.
Presentata oggi pomeriggio alle Giubbe Rosse, la candidatura di Borghi è dunque l’asso che gioca anche il partito guidato da Giorgia Meloni, che candida Donzelli a vicepresidente. Un percorso di squadra, dunque, per la conquista di una regione a cui la Lega sta dimostrando di tenere sempre di più. Un percorso, però, anche in salita. A due giorni dalla consegna delle oltre 12mila firme utili a correre per la presidenza (e peraltro in una data, il 1° Maggio, che fa rima con sinistra) un tentativo di furto delle liste con le sottoscrizioni ha fatto tremare l’entourage di Borghi.
Una spedizione mirata, quella della scorsa notte, che ha visto ignoti entrare nell’ufficio del segretario regionale della Lega, Manuel Vescovi, dove fino a poche ore prima erano custodite le firme. Un buco nell’acqua, ma anche un messaggio chiaro: dalle stanze, messe sottosopra, non è stato portato via nulla. “Un fatto gravissimo – ha dichiarato Borghi – che va molto oltre aldilà delle minacce a cui siamo ormai abituati. Le firme ci garantiscono la possibilità di partecipare. Se ce le avessero rubate ci avrebbero messo fuori gioco, invece per fortuna non erano lì e adesso spero che Salvini stesso, il 1° maggio, venga a Firenze a depositarle personalmente”.
Una raccolta di firme “sudata”, che ha riservato anche qualche piacevole sorpresa, come a Livorno, dove contro ogni aspettativa la Lega ne ha portate a casa 300 in più oltre al necessario per la candidatura. Nel frattempo sono stati ingaggiati dei vigilantes privati a guardia del bottino, che viene affidato ogni giorno a un militante diverso, estratto a sorte. “Roba da paesi dell’America Latina. Questo è il clima, questa è la paura che fa la Lega”, ha commentato Borghi. Ma se la notte è stata movimentata, certo il risveglio non è stato migliore, quando stamattina una mail della Regione avvisava che il modello di accettazione della candidatura non era quello giusto, perché non contemplava l’articolo relativo precedenti penali della Legge Severino.
“Questo significa, a 48 ore dal deposito, richiamare 80 persone in giro per la Toscana e tornare davanti al notaio – ha detto Vescovi – ma andiamo avanti perché crediamo fermamente che Borghi sia l’unico candidato che possa cambiare questa regione”. Il programma è incentrato su lavoro e disoccupazione. “Mentre il PD non sa parlare d’altro che di Italicum, vogliamo affrontare la nostra campagna elettorale nel segno del lavoro”. Borghi ha del resto aperto la campagna con una dedica agli operai licenziati della TRW di Livorno e mentre esprime ogni preoccupazione per i 200 dipendenti della Smith di Volterra a rischio licenziamento, avvisa: “Il lavoro è l’emergenza principale, che non si affronta come sta facendo il PD ma cambiando totalmente registro”.
Strenuo avversario dell’euro e propugnatore del ritorno alla moneta nazionale, si dice pronto ad affrontare il problema “con metodi drastici, che non saranno facilmente implementati ma che sono necessari se vogliamo che la situazione cambi”. Per i cittadini toscani, un messaggio conciso e diretto, “Manteniamo quello che promettiamo”, e poi l’appello ad andare a votare “chiunque, purché si voti” e si impedisca così al PD di passare al primo turno. Quanto all’alleanza con Fratelli d’Italia, il candidato della Lega si dice soddisfatto. “Tra i nostri partiti ci sono delle differenze ma, fatta la pesa, quello che ci unisce è più di quello che ci divide. È un’alleanza allarga le nostre prospettive e la credibilità della squadra”.
Nessun rammarico, invece, per non aver creato un blocco unico di centrodestra con Forza Italia da lanciare contro la corazzata PD. “Se per ipotesi si fosse scelto il candidato di Forza Italia, molti leghisti non l’avrebbero votato”, ha detto Borghi, che alle urne spera adesso di replicare il precedente della raccolta firme, la “livornata”.