Firenze – Susanna Ceccardi al guinzaglio di Salvini? “Già perdonato, una battuta sbagliata, può capitare anche a me”. Stretta di mano, e poi un regalo di Eugenio Giani all’avversaria (il libro Bella ciao) per sottolineare che sull’antifascismo della Toscana non si discute, dopo la battuta della candidata del centro-destra, “non sono né fascista né antifascista”, peraltro ribadita senza pentimenti.
Non lasciatevi ingannare dal primo faccia a faccia fra i due principali concorrenti alla carica di governatore della Toscana alle elezioni del 21 settembre che si è svolto oggi nell’auditorium della Nazione. Un’ora in diretta Facebook per i lettori del quotidiano fiorentino e di Rtv38 ben organizzata e serenamente coordinata dalla direttrice Agnese Pini.
Troppo perfetta per essere vera. Nessuno ha sforato i tempi, con eccezioni ininfluenti. Ciascuno ha messo sul tavolo il proprio punto di vista: da coalizione in carica (Giani) posato e immaginifico senza punte polemiche dirette; da outsider (Ceccardi) vogliosa di giocare fino in fondo le sue carte, anche se ha confermato che lei se, perderà il confronto elettroale, non farà il capo dell’opposizione, ma se ne tornerà tranquilla al suo scranno parlamentare di Bruxelles.
Ne vedremo e sentiremo delle belle nei due mesi di campagna elettorale che ci aspettano. Sia perché l’avvio, con le polemiche roventi dei giorni scorsi, è stato come il tuono che prepara la tempesta, sia perché entrambi i contendenti, per carattere e per passione, hanno fatto intravedere che stanno solo affilando le armi. Complici i temi sul tavolo che, in un quadro di funeste previsioni economiche, sono cruciali per il futuro benessere della Toscana.
Giani ha voluto trasmettere l’immagine di un politico e amministratore esperto e navigato con un pizzico di fantasia. Si vede “sindaco fra i sindaci” in una regione molto sensibile sul tema delle autonomie locali. Ceccardi ha portato tutto sul piano della concretezza dei numeri e dei problemi, insistendo senza troppa aggressività, sui recenti incidenti amministrativi e sulle contraddizioni che inevitabilmente alcuni temi scatenano nel campo avverso. “Sindaco fra i sindaci? Allora perché Renzi per Firenze gli ha preferito Nardella?”
Vediamoli questi temi. Sulla sanità, per esempio, Ceccardi è partita dai casi giudiziari dell’ordine di respiratori polmonari mai arrivati (7 milioni) e sulle partite di mascherine non a norma fabbricate da laboratori abusivi. Denaro che “poteva essere speso diversamente per affrontare l’emergenza”. Lei si schiera contro la riforma delle tre Asl, “bisogna investire nelle strutture intermedie”, mentre Giani è convinto che l’attuale assetto ha garantito “una grande flessibilità nell’affrontare la pandemia, mostrandosi la regione che nel Centro Nord ha affrontato meglio con lungimiranza e intelligenza”.
Lui pensa a una rete territoriale con una funzione integrata di 52 case (le chiama comunità) della salute che dovranno aumentare il rapporto con il territorio”. Lei invece critica la riforma perché fatta con una “visione accentratrice” che allontana le Asl dal territorio.
Ci vorrebbero le risorse del Mes, il contestato meccanismo salva stati europeo, dice lui, perché con il miliardo che spetterebbe alla Toscana si fa l’ospedale di Livorno, si finisce Cisanello, si sviluppano le Scotte, San Donato di Arezzo e il pronto soccorso di Torregalli a Firenze. No, il Mes ha troppe condizionalità, ribatte lei, che devono essere cancellate.
Altro tema che alla luce delle recenti vicende giudiziarie sarà tra i più caldi della campagna, il trasporto pubblico locale. “Bisogna seguire le procedure, se non lo si fa costi e rimborsi ricadono sulla pubblica amministrazione”, ha detto il candidato di centro-sinistra e annuncia la costituzione di un ufficio che controlli il rispetto delle condizioni contrattuali.
L’errore – ha ribattuto lei – è stato quello di aver bandito la gara più onerosa d’Europa favorendo la multinazionale francese, mentre Rossi avrebbe dovuto tutelare le forze più deboli cioè le aziende locali, con gestioni più o meno virtuose.
Sulle infrastrutture Giani è stato un po’ sulla difensiva perché per vari motivi sono le stesse di cui si è parlato alle elezioni del 2015. Ceccardi si è differenziata in parte dalle posizioni del suo schieramento per quanto riguarda l’aeroporto di Firenze e ha parlato di una linea veloce fra Pisa e Firenze per dare vita a un sistema aeroportuale integrato visto che i Vespucci è ingabbiato nelle valutazioni di impatto ambientale.
Sui termovalorizzatori sono rimasti entrambi sulle generali considerato che è sicuramente il tema politico più scottante. Giani ha spezzato una lancia per l’economia circolare per fare del rifiuto un prodotto per la produzione di energia. Vuole rendere la Toscana la prima regione europea che rispetta gli accordi di Parigi, grazie alla geotermia e ai pannelli fotovolatici.
Ceccardi può vantare di aver portato la differenziata nel comune di cui è stata sindaco, all’81 per cento e preferisce far tintinnare i campanellini delle tasse: la Toscana è la regione con la Tari più cara dopo Liguria (ma qui, per carità, è spiegabile per la configurazione orografica) e il Lazio. Guardate la Lombardia..
“Basta con il modello lombardo ha rintuzzato l’interlocutore, “noi abbiamo un modello nostro che ha un’indubbia attenzione all’ambiente”. “La Toscana ha bisogno di tante infrastrutture che non sono normate nel decreto governativo”, di rimando lei.
Infine la crisi economica. Per aiutare le imprese e intervenire rapidamente Giani pensa di riportare Fidi Toscana in house in modo da avere subito a disposizione le competenze per selezionare gli interventi. Ceccardi tira fuori un altro numero (150mila senza lavoro): si adopererà per stanziamenti della consistenza veneta e emiliano romagnola e soprattutto per riforme strutturali che portino ad abbassare tasse e ridurre la burocrazia, intervenendo anche sulle partecipate che perdono 3,8 milioni l’anno.