Regionali, Pd a caccia del “renzianissimo”

Firenze – Sullo sfondo, l’ultimo passaggio della legge elettorale, che il 24 febbraio, secondo il convincimento diffuso nella maggioranza trasversale dei votanti, vedrà la luce. Anche se la “sinistra” del Pd si prepara all’ultima resistenza sul bastione delle soglie di sbarramento, che vorrebbe di un unico 3%, ragion per cui consiglieri regionali come Lastri, che non ha mai nascosto le sue perplessità e Boretti, che proviene dalla tradizione della “sinistra” della Piana sestese, voteranno contro. “Defezioni” però che verranno, secondo gli osservatori, compensate dai voti del centrodestra, che trova molto consona la legge così come proposta dal centrosinistra.

Dunque, con la nuova legge elettorale alle porte, i big del Pd sono ormai in campo, e i nomi sono quelli che corrono sulle pagine dei quotidiani in questi giorni: Giani e Saccardi in primis, Barducci e Lastri , e poi … Ci sono ancora posti liberi, che tuttavia dovranno essere piazzati con riguardo alle alchimie delle varie anime del Pd. Intanto, il primo punto sono le coppie. Sì, perché con la regola dell’uomo-donna, assicurano i bene informati, se ne vedranno delle belle: coppie sulla carta improbabili, che tuttavia terranno banco e che scompagineranno un po’ i conti: per farla breve, la semplicistica divisione che metterebbe renziani con renziani, cattolici con cattolici e sinistra (per meglio dire, sinistre) con sinistre, verrà superato da accordi limitati anche solo a uno o due seggi, per recuperare voti che magari vanno a pescare su altri alvei rispetto a quelli “ufficiali”.

Un ulteriore elemento imponderabile per i candidati, è quello del dopo. Infatti, per fare l’esempio di Eugenio Giani, molti danno per pacifico che dopo l’elezione, di cui non dovrebbe affatto preoccuparsi in quanto gode di un suo bacino di preferenze che, dice un navigato osservatore della politica cittadina, “non votano altro che per lui”, tempo qualche mese al massimo, verrà chiamato a Roma. Lasciando libera la poltrona fiorentina a quello “dopo” di lui. Per quanto riguarda Stefania Saccardi, è pacifico che, essendo anche lei in possesso di un suo bacino personale di preferenze che non ne dovrebbe mettere affatto in discussione la rielezione, passerà poi non solo alla vicepresidenza regionale che già tiene, ma anche, come ormai da tempo si dice apertamente, all’importante assessorato alla sanità.

Al di là delle questioni legate al dopo elezioni, la particolare configurazione dei collegi fa in modo che di “nomi” da candidare ne servano almeno 6, tre donne e tre uomini, per quanto riguarda il collegio unico di Firenze; che diventano 8 se si considera il “dopo” e la possibilità che Giani e Saccardi lascino, chiamati ad altre imprese. Questo significa che di “posti liberi” ancora ce ne sono: infatti, ad oggi i big ufficialmente in campo sono Giani-Saccardi, Lastri-Barducci. Almeno altri due nomi donna-uomo dovranno essere trovati.

Ebbene, i quattro menzionati non sono affatto di stretta osservanza renziana. Per quanto riguarda i primi due, come anticipato, hanno una loro storia politica e un peso autonomo che li distacca dai “renziani duri e puri”, da coloro vale a dire che tutto devono al segretario e premier e che sono nati e cresciuti all’ombra della sua influenza. Che non è la stessa cosa dal dire che non sono renziani: diciamo semplicemente che sono antecedenti alla bomba Renzi e che hanno dalla loro quella soglia di preferenze che li salvaguarda dall’essere in tutto e per tutto creature del premier. Per quanto riguarda Daniela Lastri e Andrea Barducci, la loro storia politica è davvero altra cosa rispetto al premier e al suo entourage: provengono infatti dai Ds e, in particolare Daniela Lastri, non si è astenuta da prese di posizione anche polemiche rispetto alle politiche renziane. Non per niente sarà una di quelle che nel Pd voteranno contro gli sbarramenti, giudicati troppo alti, della nuova legge elettorale che vedrà il 24 febbraio l’ultimo passaggio.

Cosa manca dunque, in questo momento, agli “uomini del presidente”? Il “renzianissimo”. Vale a dire, lo stretto osservante di fede renziana su cui far convogliare i voti della fetta di partito assai ragguardevole che si riconosce nella linea politica del segretario, senza scordare la necessità di riequilibrio del quadro toscano che urge nella partita regionale. Un renziano senza se e senza ma, che sia “uomo” del premier, che dia sicurezza a tutta quella nomenklatura di nuovissima formazione che ruota nella galassia Renzi e che proprio in “casa” rischia, dopo aver occupato tutte le cariche del partito e quelle amministrative fiorentine, di avere esaurito gli uomini e le donne per fare bingo. In effetti, il personale politico più vicino al premier è stato occupato sia a Roma, che in Europa. Che in altri incarichi regionali. Come uscire dall’impasse? Da varie parti si parla di Federico Gianassi, che sembrerebbe aver detto no grazie, ma anche di Leonardo Bieber, che tuttavia non è altrettanto renziano. E sul punto, si può immaginare con sicurezza che non solo Nardella vorrà dire la sua, ma anche che il potentissimo longa manus di Renzi Luca Lotti vorrà dare l’assenso e il consenso.

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