La piazza contesa è quella simbolo Martiri del 7 luglio, che evoca battaglie per i diritti finite nel sangue, e chiesta dalla destra genericamente intesa per una manifestazione a favore della libertà di espressione in una città, scrivono gli organizzatori, in cui sarebbe impossibile dissentire dopo 70 anni di potere ininterrotto. L’appuntamento è per sabato 16.
Ma oltre ai contenuti, anche i modi e i toni non sono piaciuti all’establishment amministrativo tanto che nell’ordine il segretario Pd Andrea Costa, il sindaco Luca Vecchi, il presidente provinciale Giammaria Manghi, l’Anpi, Sel, poi di seguito associazioni di sinistra, sindacato di base, centri sociali e altro ancora hanno opposto una ferma richiesta di non concessione della piazza in oggetto che rischierebbe di trasformarsi in una sorta di apologia del fascismo a cielo aperto. Ed intanto è stata indetta una contro-manifestazione sempre per sabato con ritrovo alla Gabella di via Roma.
Il clima reggiano in cui si cala questa riproposizione di schieramenti solo apparentemente superati dalla storia, è quello recente di bravate skinhead contro sedi di Pd e Caritas, vandalismi vari su bacheche Anpi e autovetture di esponenti Sel, ed un consigliere comunale d’opposizione di Reggiolo Manuel Negri indagato nell’ambito dei blitz dei gruppi di destra radicale contro l’attuale politica nazionale sull’immigrazione.
La polemica si estende poi tra primi cittadini; il sindaco Luca Vecchi replica alle dichiarazioni del collega sindaco di Verona Flavio Tosi che aveva criticato gli osteggiatori della manifestazione di destra: ”
“La poca abitudine di alcune persone al confronto democratico si manifesta, come si evince chiaramente dalle reazioni di questi giorni, appena qualcuno che non la pensa come loro ha “l’ardire” di esprimere la propria opinione. Nessuno ha negato alla destra reggiana di fare una propria manifestazione, nondimeno non restiamo e non resteremo zitti quando si fanno a vario titolo elogi al fascismo o si imbastiscono difese d’ufficio di un personaggio indagato per i blitz notturni contro le sedi della Caritas, del Pd e di Prc assieme al Veneto Fronte Skinheads.
Un consiglio a Flavio Tosi, dunque: risparmi il fiato, nessuno a Reggio Emilia ha bisogno delle sue banalità. Questa città ha pagato un tributo altissimo proprio alla riconquista della democrazia, per permettere che chiunque – anche lui – avesse diritto di espressione. Già che c’è potrebbe utilizzarlo meglio.
Ad esempio, visto che mi pare gli manchino i fondamentali della storia contemporanea, potrebbe studiare cosa fu la strage del 7 luglio ’60, in cui morirono cinque giovani innocenti: Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Marino Serri, Afro Tondelli ed Emilio Reverberi.
Altrimenti potrebbe dedicarsi a quella che dovrebbe essere l’occupazione principale di qualsiasi sindaco: pensare alla sua città.
Flavio Tosi pensi ai problemi di Verona, dunque. Basta e avanza”.