I giorni passano, e la scadenza del 12 luglio è sempre più vicina.
Una situazione di attesa tanto drammatica quanto surreale, con i proprietari della Reggiana che se ne vanno in vacanza e iniziative e cordate di cui non conosciamo l’esito.
Ebbene, conterà poco, ma io non mi rassegno.
Non mi rassegno perchè seguito a ritenere che il fallimento sarebbe un disastro: per la squadra, per il settore giovanile, per la città, per i creditori, che in molti casi sono anche aziende del territorio.
Fallire nell’anno del centenario sarebbe un enorme danno di immagine per Reggio Emilia.
Il mio sogno, così come quello dell’amico Mauro Del Bue che ringrazio per l’impegno costante, è una stagione di celebrazioni che potrebbe puntare a diecimila abbonati, alla creazione di convenzioni con sponsor e negozianti del centro storico, alla creazione di un logo legato al centenario, a un’occasione di promozione turistica legata anche al Tricolore.
Magari, dopo vent’anni, anche a una promozione in serie B.
E invece eccoci qui, a un passo dal baratro.
Con una proprietà che, pur legittimamente, non si fa scrupolo di distruggere un patrimonio che è anche il proprio, quello degli ultimi due anni.
Una follia cui occorre opporsi, a partire dal nostro Primo cittadino cui va il mio plauso pubblico per quanto sta facendo.
Ognuno è tenuto a fare la sua parte: non il 13 luglio, ma ora.
La proprietà, o chi ora ne segue gli interessi, deve accettare un compromesso tanto necessario quanto equo: farsi carico di parte dei debiti che essa stessa ha creato con la propria gestione, spendendosi con un professionista per rinegoziare le posizioni scadute.
I potenziali acquirenti non possono che fare un ulteriore sforzo, comprendendo che una serie C anche non di vertice è comunque meglio di un campionato dilettanti.
I cento sponsor, pur comprensibilmente scottati da questa vicenda, se decideranno di scommettere ancora sulla squadra avranno la città dalla loro parte.
E questa, con i suoi appassionati tifosi, non farà mancare, ancora una volta, il suo affetto.
Infatti, nel momento della totale incertezza, un fatto è sicuro.
Domani i Piazza non ci saranno più, mentre gli appassionati si.
Creiamo fin d’ora un Comitato per la partecipazione popolare, puntando all’azionariato diffuso o a forme di maggiore coinvolgimento, ad esempio incentivando, come sto cercando di fare incessantemente da giorni, l’anticipazione delle somme per gli abbonamenti o in futuro per il capitale.
Inutile lamentarsi del cavaliere che viene da lontano, se poi si lascia che ciò accada.
Il Sindaco, la città non si rassegnino al fallimento: sarebbe un disastro.