Firenze – A pochi giorni del referendum sulla Riforma Costituzionale, il punto di vista a favore del Sì del professore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Andrea Chiaromonte, fratello del senatore Gerardo, scomparso a 69 anni nella sua casa di Vico Equense, uno tra i più importanti meridionalisti del secolo scorso, uomo delle Istituzioni, direttore de l’Unità, vice di Enrico Berlinguer nei difficilissimi anni delle “larghe intese”,”della solidarietà nazionale”, un sostenitore del “compromesso storico” e delle “utili convergenze”. In ricordo dell’amico scomparso, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, in una intervista,concluse affermando “Certe campagne che si vorrebbero moralizzatrici in realtà si rivelano nel loro fanatismo negatrici e distruttive della politica”e riportando la lezione del dirigente comunista “perché è necessario avere innanzitutto la visione della politica come responsabilità cui non ci si può sottrarre”.
Referendum/Sì – Andrea Chiaromonte: “Ritengo impossibile un rischio per la democrazia”
Cosa pensa, professore Chiaromonte di questa riforma costituzionale?
“Personalmente ritengo che alcuni punti della riforma non sono perfetti; l’aspetto importante è che di fatto si riduce il numero dei Senatori,ci sarà l’abolizione delle Province e del CNEL, ossia un alleggerimento delle Istituzioni, che comporterà una riduzione di costi per il bilancio pubblico: non sarà un risparmio eclatante ma è comunque un segnale che rappresenta un orientamento politico.
Si elimina il bicameralismo paritario e con la riforma le leggi dovranno essere approvate da una sola Camera, tranne quelle di particolare importanza che dovranno essere approvate in seduta congiunta; non potrà più accadere che non si riesca a formare un governo perché non sarà possibile che si formino maggioranze diverse nell’una e nell’altra Camera. In Francia i progetti di riforma per limitare gli incarichi multipli risalgono agli anni ’80 e gli attuali 348 senatori sono eletti su base dipartimentale e non dal popolo, dunque a suffragio indiretto”.
A chi sostiene che eliminando il bicameralismo consegnamo il Paese a un uomo solo al comando, lei come risponde?
“Nessun Paese dell’Europa occidentale, tranne poche e rare eccezioni, ha più una doppia camera e i timori che con questo referendum,se vincesse il Sí , il nostro Paese correrebbe grossi rischi per la democrazia, lo ritengo impossibile.
Infatti l’Italia ha insediato in sè il sistema democratico, che si accompagna a un equilibrio e rispetto delle Istituzioni, per cui non si paventino timori e chi afferma il contrario è perché non conosce bene o finge di ignorare l’alto senso democratico e il valore della libertà che hanno gli italiani, ovvero quella tensione morale che trasmette il senso irrinunciabile insieme alla visione della buona politica”.
C’è chi dice che con questo referendum lo Stato accentrerebbe troppi poteri a danno delle Regioni.
“In realtà nel 2001 una riforma costituzionale approvata dai governi Prodi, D’Alema e Amato, e confermata da un successivo referendum, estese le competenze delle Regioni, con la conseguenza che tra loro e lo Stato, esercitando legislazioni concorrenti, si sono generati diversi conflitti che sono stati portati avanti alla Corte Costituzionale.
La riforma definisce le aree di competenza esclusiva delle Regioni e dello Stato e reintroduce una clausola di salvaguardia che esiste in tutti i sistemi anche federali, che consentirebbe al Parlamento di legiferare in materia di competenza regionale, in caso di interesse nazionale.Da ciò deriverebbe una maggiore velocità nelle decisioni ma soprattutto maggiore uniformità delle normative”.
Che invito fa agli indecisi?
“Non dobbiamo sottovalutare il declino trentennale dell’Italia, è urgente uno sforzo per migliorare il nostro Paese per renderlo competitivo, e l’occasione ci è offerta da questo referendum…dunque meglio non cercare la perfezione, affrontiamo insieme il cambiamento anziché rinviare ad altre soluzioni per evitare al nostro Paese un’immagine di immobilismo e di instabilità.
Spero che alla fine prevalga il buon senso anche perché fino ad ora ho ascoltato da parte dei sostenitori del No solo tesi strumentali,(per intenderci contro Renzi), e in ultimo, tra le altre mie personali motivazioni al Sì, ricordo che con questa riforma ci sarà senz’altro una maggiore stabilità in un Paese, come il nostro che ha visto in 70 anni succedersi ben 63 governi”.