Firenze – Le consigliere Pd dichiarano il proprio voto favorevole al referendum di domenica 17 aprile, esprimendo la volontà che le 21 concessioni estrattive in questione nel referendum tornino ciascuna alla scadenza stabilita entro l’atto di concessione stessa: “Voteremo sì, assolutamente immotivata è dare una concessione priva di scadenza su un bene collettivo (mare e sottosuolo) come stabilisce l’articolo introdotto dalla legge stabilità 2016″. “Invitare all’astensione è sbagliato – aggiungono – . La cosa giusta da fare è informarsi, partecipare, e poi esprimere la propria libera opinione con il voto”.
Firenze – Ultimi giorni per informarsi sul significato e importanza del quesito referendario che chiede se si vuole abrogare (SI o NO) la novità introdotta dalla legge di stabilità 2016 (al testo unico Norme in materia ambientale) che consente alle industrie delle trivellazioni marine per l’estrazione di gas e petrolio in essere entro le 12 miglia marine (sono 21 in Italia), su concessioni di durata di40-45 anni, di continuare ad estrarre fino ad esaurimento del giacimento – Molte delle concessioni in essere dureranno già oltre il 2025! – Infatti il quesito richiama la sostituzione dell’articolo della legge 152/2006: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 Norme in materia ambientale, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”
Come già Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, due consigliere regionali del Pd toscano dichiarano che voteranno Sì. Come loro molti pensano che la strada giusta è quella di accelerare la riconversione (o rivoluzione c he di si voglia) energetica in corsa, non rallentarla, come sarà se domenica 17 aprile non si raggiunge il quorum di 50% +1 degli elettori e non vince il Sì al referendum. Essa è già in fase avanzata nel paese europeo modello di economia efficiente, la Germania, e spianata anche in Francia decisa a riconvertirsi totalmente alle rinnovabili al 100%. Dopo la scelta del nucleare che si è rilevata fallimentare, come attesta un recente rapporto dell’Ademe, l’Agence de l’environnement et de la maîtrise de l’énergie. L’analisi tecnica di Ademe svela che una transizione energetica verso le fonti rinnovabili in Francia è un obiettivo raggiungibile nei prossimi 35 anni, anche rinunciando all’atomo. Per l’Italia, cha ha già importanti primati nell’uso delle rinnovabili, in particolatre il fotovoltaico, fare un passo indietro, a favore di trivellazioni, non è coerente. Quest’ultime appartengono alla vecchia era energetica, quella del petrolio e del gas, dei combustibili fossili, che ha portato al più epocale e devastante degli impatti ambientali ed economici negativi: il cambiamento climatico. E poi non sarebbe coerente con gli impegni stessi del premier Renzi sulle rinnovabili due anni fa. Non dimentichiamo che fu proprio un referendum abrogativo a stabilire, in modo democratico quanto lungimirante, stop al nucleare con il referendum abrogrativo del 1987.
“Domenica i cittadini sono chiamati dallo Stato ad esprimere la propria opinione per un referendum che non è né inutile né dannoso. Sappiamo che invitare i cittadini all’astensione per far mancare il quorum è lo strumento principale per chi è contrario al quesito referendario – denunciano le consigliere regionali PD Serena Spinelli e Alessandra Nardini – , ma riteniamo un errore che a farlo siano Governo, ministri, segreterie di partito e addirittura anche persone con incarichi di rappresentanza delle istituzioni. Far leva sull’indifferenza, sull’inutilità del voto, in una fase nella quale il disinteresse nei confronti della cosa pubblica è talmente alto che persino le ultime elezioni regionali in Toscana non hanno raggiunto il 50% di partecipazione, vuol dire assecondare questa pericolosa tendenza. La cosa giusta da fare è informarsi, partecipare, e poi esprimere la propria libera opinione con il voto“.
Il provvedimento del governo Renzi, cioè la norma introdotta nella legge di stabilità 2016, dice che anche quando il periodo concesso alle industrie estrattrive finisce, che è di 40-45 più altri 5 possibili, l’attività può continuare fino a che il giacimento non si esaurisce. Ossia un via libera alle concessioni sul demanio pubblico senza porre alcuna scadenza (rinnovo automatico). I referendari chiedono che questa novità sia cancellata e si torni alla scadenza stabilita dentro l’atto di concessione stessa.
L’oggetto del referendum del 17 aprile sono solo le trivellazioni che effettuate entro le 12 miglia marine. Queste vengono effettuate da compagnie estrattive diverse, sulla base di una concessione che dura inizialmente 30 anni, poi prorogabile per due volte, cinque anni ciascuna. In totale: 40 anni. Più altri cinque possibili. Cosa succede dopo i 40/45 anni? Secondo la normativa vigente oggi scaduta la concessione finisce la trivellazione. Il provvedimento del governo Renzi, cioè la norma inserita nella legge di stabilità, dice che anche quando il periodo concesso finisce, l’attività può continuare fino a che il giacimento non si esaurisce.
Le concessioni oggetto del referendum sono quelle localizzate entro le 12 miglia. In tutto sono 21:
7 in Sicilia, – 5 in Calabria, – 3 in Puglia, – 2 in Basilicata, – 2 in Emilia Romagna, – 1 nelle Marche, – 1 in Veneto.
“La questione della scadenza delle concessioni, anche se riguarda una materia complessa, è semplice dal punto di vista politico – osservano le conssigliere PD Spinelli e Bardini – : già dal 2010 la legge non permette più alcuna attività di ricerca e estrazione nelle aree marini vicine alle coste, per motivi di tutela dell’ambiente e del paesaggio. E’ stata una scelta giusta e in linea con gli impegni assunti a livello internazionale verso politiche energetiche sostenibili e incentrate sulle risorse rinnovabili. Per questo voteremo Sì, perché coerentemente con il divieto previsto dalla legge, anche le concessioni in essere, quando arriveranno alla scandenza, non siano automaticamente rinnovate fino all’esaurimento del giacimento, ovvero per un tempo indefinito, mentre invece sarà importante procedere al ripristino ambientale dei siti, al quale sono tenute le compagnie”. – proseguono le consigliere Pd.
“Dare una concessione priva di scadenza di un bene collettivo è assolutamente immotivato, visto che stiamo parlando di cifre irrilevanti per il bilancio energetico nazionale e di concessioni che comunque saranno valide ancora per anni, alcune anche oltre il 2025. Non ci sarà nessuno shock per il fabbisogno energetico nazionale – sottolineano le consigliere regionali toscane – e non cambierà la nostra situazione di dipendenza energetica. E chi parla di migliaia di posti di lavoro perduti non tiene conto del fatto che, oltre che la tutela del nostro mare e delle nostre coste, la riconversione energetica e lo sviluppo dell’economia legata alla sostenibilità ambientale, rappresentano obiettivi strategici per l’economia nazionale, capaci di trainare la ripresa e l’occupazione ben più di una ventina di piattaforme a bassissima attività.
“Anche per questo senso il voto di domenica – concludono Spinelli e Nardini – è una scelta politica, sulla quale crediamo non sia giusto astenersi”.
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