Firenze – Che la questione referendum non fosse finita affatto con il non raggiungimento del quorum era chiaro sin da ieri sera, dove un Renzi più teso di quanto non consentisse la schiacciante percentuale di coloro che non sono andati al voto (ottemperando di fatto all’indicazione del premier) era stato duramente “controbattuto” da un altrettanto nervoso Michele Emiliano. Così, nessuno stupore solleva la notizia di oggi, giorno dopo, secondo cui il Comitato per il Sì presenta ricorso al Mise per quanto riguarda le piattaforme petrolifere che, a concessione scaduta, stanno continuando ad estrarre. Una situazione, secondo alcuni costituzionalisti, che si configurerebbe come illegittima, in quanto la norma prevederebbe la proroga solo per le concessioni vigenti.
Se questo è quanto succede a livello nazionale, in Toscana il punto politico lo fa Enrico Rossi, il governatore che si è recato a votare ieri e che aveva invitato i cittadini ad esprimere la loro opinione nell’urna referendaria. “In tempi di scarsa partecipazione – si legge nella pagina Facebook del governatore toscano – un terzo degli italiani è andato comunque a votare. Il PD farà bene a tener conto di questo elettorato, rispettandolo e cercando di capirne le ragioni. Soprattutto dando risposte in termini di sicurezza e di controlli ambientali delle piattaforme, e con politiche alternative per l’energia”.
Un pensiero anche all’altro grande e significativo referendum, quello sulle modifiche alla Costituzione. “A questi elettori ci dovremo rivolgere per il referendum sulla riforma costituzionale – dice Rossi, riferendosi appunto a chi si è recato al voto ieri, circa 13 milioni di italiani – gran parte della politica, ancora oggi, più che al merito delle cose si divide tra antirenziani e renziani, tra chi vuole dare la spallata al governo e chi si schiera sempre con esso anche a prescindere dal contenuto. Io resto convinto che questa dialettica alimenta solo la litigiosità e non fa bene al PD e neppure alla democrazia nel Paese”.