Reddito di cittadinanza: in Francia è sempre più vicino

Parigi – L’ipotesi di garantire un reddito di base per tutti si sta facendo strada in Francia.  Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali dell’anno prossimo più di un candidato all’Eliseo fa sua questa proposta a lungo considerata appartenere alla sfera dell’utopia e che la Svizzera ha appena bocciato.

Nel corso delle loro campagne presidenziali, almeno una mezza dozzina di aspiranti alla più alta carica del paese, sia di destra, come Nathalie Kosciusko-Morizet che di sinistra, come l’attuale primo ministro socialista Manuel Vals, si sono sbilanciati a favore di quel reddito di cittadinanza tanto auspicato in Italia dai grillini.  Il reddito per tutti, un’idea cara già a Tommaso Moro nella sua Utopia,  viene ora proposto oltralpe con modalità assai diverse, a seconda delle proprie sensibilità politiche.

Con alcuni che lo ritengono un passo verso una maggiore giustizia sociale e altri invece un mezzo per semplificare per rendere più efficace e meno costosa la giungla di prestazioni sociali del paese. Varia anche l’entità del reddito, che fa dai 400 ai mille euro al mese a vita. Senza che sia legato al reddito o alla situazione familiare,  con la possibilità che sia cumulabile allo stipendio. Il reddito di base però  per alcuni dovrebbe sostituire tutta una serie di benefits, come  il reddito di solidarietà  o gli aiuti per la casa.

Chiaramente il problema principale del reddito per tutti sta nei costi e nel loro finanziamento, sicuramente uno dei motivi per cui questa  misura non è ancora stata adottata nel mondo. A seconda dell’entità del reddito, i costi sono valutati da 200 e 400 miliardi di euro, cioè un quinto del PIL del paese. Come finanziarlo?  L’approccio liberale contempla di farlo con le economie generate dalla soppressione di molte prestazioni sociali e da una  riforma fiscale. Da sinistra con la soppressione di nicchie fiscali e con una più efficace lotta all’evasione fiscale. Costi e metodi sono distanti, ma intanto il dibattito sul reddito universale è aperto, con già molte voci che si sono levate per criticarlo perché incoraggerebbe ozio e assistenzialismo e sminuirebbe il valore del lavoro.

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