Firenze – E’ una vera e propria emergenza, che rischia di mettere i Comuni dell’intero Paese a rischio di non potere dar seguito agli aiuti europei, che potrebbero trasformare il nostro futuro. A lanciarla è il sindaco di Firenze Dario Nardella, che si rivolge, a margine dell’assemblea Anci che si è tenuta oggi in città al Museo del Novecento, al governo centrale. “Dall’assemblea dei sindaci – dice Nardella – può arrivare un messaggio forte al governo centrale. La nostra emergenza è legata alla penuria di personale. Pensate che dopo il sospirato sblocco dei concorsi, il CTS (Comitato Tecnico Scientifico) ha dato dei criteri per realizzare i concorsi che sono praticamente una corsa ad ostacoli di 100 chilometri”. Per quanto riguarda il Comune di Firenze, “faremo un concorso per 500 candidati e dobbiamo per questo utilizzare 20 palestre, con un impiego impressionante di dipendenti comunali per garantire le distanze”. Bene, dov’è il problema? Il problema c’è ed è dirimente: “Abbiamo gli organici in ginocchio e non è un problema solo del comune di Firenze, ma di tutti i comuni italiani – continua il sindaco – ora mi chiedo: con i dipendenti in smart working, quelli con i problemi delle quarantene per i contagi, i concorsi che non partono e se partono devono rispettare criteri impossibili, come facciamo ad affrontare il tema del Recovery fund? L’Agenzia del Territorio ci dice che un’opera pubblica di circa 25 milioni, quindi una taglia media per i progetti del Recovery fund, richiede in Italia, con queste regole, con queste norme, più di 10 anni”. Una temporalità impressionante, che tuttavia si spiega, dice il sindaco, con i passaggi burocratici richiesti, dalla “progettazione preliminare, progettazione definitiva, progettazione esecutiva, bandi, ricorsi, ricorso al Tar, poi si va al Consiglio di Stato, poi magari l’azienda fallisce e bisogna rifare il progetto … ecco, si arriva a più di 10 anni. Credo sia necessario rimettere mano al codice degli appalti. Dobbiamo utilizzare solo le norme essenziali previste dall’Unione europea, le norme comunitarie, perché se ci mettiamo sopra tutta la sovrastruttura burocratica e normativa italiana, noi rischiamo di non realizzare neanche un miliardo dei 209 miliardi di opere pubbliche che sono fattibili nel nostro Paese”.
“Questa è la vera emergenza – conclude il sindaco – ci manca il personale, le regole sono troppo pesanti e complicate, rischiamo di perdere un’occasione storica”.
Per quanto riguarda il rapporto con la Regione Toscana, “credo che i sindaci non possano che offrire tutta la loro collaborazione, come sempre dice il sindaco di Firenze – anche per l’organizzazione dei vaccini, come ad esempio stiamo facendo a Firenze. Ieri abbiamo superato le 10mila vaccinazioni al Mandela Forum, perché quando entreremo nella fase, e spero il prima possibile, di vaccinazioni di massa, i Comuni potranno svolgere un ruolo fondamentale, nella comunicazione ai cittadini ma anche nell’allestimento di ulteriori hub necessari per le vaccinazioni, per tutto quello che è l’aspetto logistico e organizzativo. Insomma, penso che mai come ora l’alleanza fra la Regione e i Comuni toscani sia fondamentale per gestire l’emergenza sanitaria e per gettare le basi per la ripresa economica e sociale in un anno che sicuramente è il più difficile da quando noi amministriamo le nostre città”.