Firenze – L’episodio si presenta in una firma particolarmente traumatica: a prendere a calci, sputi e botte in testa un bambino di 12 anni, apostrofandolo nel frattempo con insulti razzisti del genere “ebreo di m…” e altri simili, sono state due ragazzine di 15 anni. Il tutto, raccontato dal ragazzino al padre, che a sua volta ha sporto denuncia. L’episodio sembra si sia svolto nell’indifferenza totale del gruppetto di amici che, domenica scorsa, si sono ritrovati a Venturina, una frazione di Campiglia Marittima, in un parco.
Un episodio che non trova alcuna sottovalutazione, nè da parte della comunità locale, nè del sindaco di Campiglia Marittima, che vola a Firenze dove incontra lo sbigottimento e la condanna delle istituzioni e della comunità ebraica fiorentina.
“Razzismo e antisemitismo covano tante volte sotto le ceneri. Per questo non possiamo permetterci di sottovalutare alcun gesto, anche se fossero solo parole uscite per un attimo fuori di senno. Ancor meno possiamo chiudere gli occhi quando alle parole si somma, come in questo caso, la violenza”.
Il presidente della Toscana Eugenio Giani commenta così l’episodio che ha visto protagonista un bambino di dodici anni, aggredito, insultato e preso a calci e sputi da due ragazzine poco più grandi di lui, quindicenni. “Tu devi stare zitto perché sei ebreo e devi morire nel forno” lo avrebbero aggredito le giovani, secondo quanto riferito dal padre.
“Si tratta di un episodio grave – prosegue Giani – E il fatto che sia accaduto in Toscana, dove molto e da anni abbiamo investito sulla memoria e sul racconto alle nuove generazioni di quello che è successo nei campi di sterminio, ci insegna che il vaccino contro razzismo e discriminazioni ha bisogno di richiami continui”.
“Davanti a questo ed altri episodi simili non possiamo chiudere gli occhi. Mai – ripete l’assessora alla cultura della Memoria della Toscana, Alessandra Nardini – ottanta e più anni fa in Germania come in Italia le persecuzioni e le discriminazioni degli ebrei, ma anche degli omossessuali, delle persone con handicap, rom e sinti, oppositori politici e di tutti coloro che furono etichettati come ‘diversi’, si poterono realizzare anche a causa dell’indifferenza. Coltivare la Memoria è essenziale per combatterla”.
“La memoria, per dirla con il linguaggio della pandemia, è il vaccino più potente che abbiamo e sono orgogliosa che in Toscana in questi venti anni si siano realizzate più edizioni del treno della memoria, intervallate dal grande meeting. Tante studentesse e tanti studenti toscani – conclude – hanno potuto così vedere con i propri occhi i luoghi di quegli orrori ed ascoltare le parole dei testimoni di quelle persecuzioni. Proprio questa mattina abbiamo presentato il programma del Giorno della Memoria 2022, un impegno che si rinnova ogni anno”.
Viaggi e meeting sono eventi non improvvisati. La Regione li organizza infatti formando le insegnanti e gli insegnanti, che a loro volta preparano studentesse e studenti con approfondimenti in classe. Conoscenza e coinvolgimento, anche emotivo, sono le parole chiave: un lavoro ampio ed articolato per cercare di capire cosa è successo, fornendo gli strumenti utili per decifrare il passato (ma anche il presente). E il successo lo si vede negli occhi e nelle parole delle ragazze e dei ragazzi, al ritorno sempre diversi rispetto alla partenza.
Dal 2002 al 2019 in Toscana sono stati organizzati undici treni: tutti gli anni fino al 2005 e ad anni alterni successivamente, intervallati dal 2006 dai meeting al Mandela Forum di Firenze con ottomila studentesse e studenti da tutta la Toscana. Gli incontri sono proseguiti anche durante la pandemia, con ragazze e ragazzi collegati in videoconferenza. Come accadrà quest’anno, nella mattina del 27 gennaio.