Montaione – I cavalli sono tra gli animali più sfruttati in assoluto dagli uomini. L’associazione italiana per la protezione dei cavalli (IHP) lavora per salvare i cavalli da maltrattamenti e illegalità e, nel centro di Montaione, per recuperare alla vita naturale quelli sottratti da tali absui. L’obiettivo è la stessa meta di Ciro Troiano, fondatore dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, nel rapporto zoomafie 2014: “la bellezza del fresco profumo della libertà espanda la sua fragranza in ogni dove della dimensione umana e degli altri viventi”.
Dall’impegno dell’Associazione italiana per la protezione dei cavalli, Italian Horse Protection, nata nel 2009 a Montaione, prende il via il progetto “Survivors. 12 testimoni della follia umana” il calendario 2015 che ritrae 12 cavalli salvati dall’associazione. E’ un viaggio toccante, drammaticamente realistico, rigoroso. Dodici “musi” di cavalli che diventano volti, sguardi, testimonianza del dolore sofferto e delle crudeltà subite. Il presidente dell’associazione Sonny Richici, recentemente intervistato da Cristina Galasso per il Cesvot, descrive la spirale di maltrattamenti, abusi e illegalità che colpisce i cavalli in Italia, dove sono sottoposti ad un commercio praticamente incontrollato. Numerosi i settori in cui sono sfruttati, mentre non c’è nessuna legge che li difenda, c’è un’anagrafe di facciata e una commistione tra cavalli da macello e cavalli non macellabili.
La mostra fotografica contribuirà a finanziare l’associazione le cui attività si reggono ad ora solo su donazioni.
Il primo e ancora unico centro in Italia autorizzato a detenere equidi sotto sequestro giudiziario, con decreto del Ministero della Salute, è proprio quello di Montaione, gestito dallo staff di IHP. Ma è l’unico in Italia. Lo staff attuale conta 14 persone, quasi tutti volontari, alcuni con piccoli part time, un veterinario ippiatra e un etologo. Un gran numero di volontari si offrono per singole attività o per periodi limitati, contando sia quelli che concorrono alle attivitò del centro, sia quelli che collaborano a distanza.
Il report fotografico IHP su flickr
“Gli equidi sono in una condizione paradossale, nel nostro Paese e non solo: sono l’unica specie animale utilizzata e sfruttata in qualsiasi ambito possibile da parte degli umani. Ad esempio – spiega Richici – se si pensa ai bovini si parla di allevamenti intensivi, macellazione, produzione di latte; se si pensa ai cani si parla di randagismo e maltrattamenti; se si pensa ai visoni si parla di pellicce, ecc. Insomma un tipo di sfruttamento “settoriale”. I cavalli e gli altri equidi, invece, li ritroviamo dovunque: corse legali e illegali, maneggi, circhi, carrozze in città, palii, macellazione, sperimentazione animale, pelli, perfino abbandoni“.
I danni del gap culturale: l’associazione IHP punta a consapevolezza e responsabilità della persona. Per prevenire i maltrattamenti e le sofferenze procurate ai cavalli occorre responsabilizzare i proprietari, informare le persone e quindi aiutarle a riflettere bene prima di decidere di prendere un animale così impegnativo come un cavallo – aggiunge Richici – . Oltre alla carenza normativa, infatti, c’è anche un gap culturale: sono pochissimi i proprietari di cavalli che hanno un’adeguata conoscenza dei loro bisogni e delle loro caratteristiche etologiche. Così come sono pochi i veterinari pubblici con adeguata formazione professionale, per non parlare delle forze dell’ordine. Questo crea enormi difficoltà nel momento in cui si deve intervenire per aiutare un cavallo, anche di fronte a situazioni di maltrattamento palese”.
La legalità non è solo uno slogan ma è un modo di essere. Nel Rapporto Zoomafie 2014 Illegalità, malaffare e crimini contro gli animali, recentemente pubblicato da Lav, Ciro Troiano, fondatore nel 1998 dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, scrive una dedica a Falcone e Borsellino: “Nessuna violenza può essere socialmente accettata e ogni crimine, anche quelli che investono altre specie, deve essere combattuto con decisione e fermezza, perché la legalità non può avere confini, di nessun tipo… L’obbligo che ne deriva è quello di non arrendersi mai, di combattere il male ovunque si annidi, di lottare contro ciò che è ingiusto, di rifiutare i compromessi ed essere intransigenti sui valori, affinché quella “bellezza del fresco profumo della libertà espanda la sua fragranza in ogni dove della dimensione umana e degli altri viventi”.
L’associazione IHP è contraria alla compravendita di cavalli, così come a organizzare collette per acquistarli da privati e commercianti. “In tali casi, infatti, anche se c’è il nobile intento di salvare un animale – conclude Sonny Richici -, di fatto si partecipa ad un business di cui faranno le spese altri animali”.
Italian Horse Protection cerca volontari, per la gestione e la cura dei cavalli, per la raccolta fondi e la promozione dell’associazione, per segnalare eventuali casi di maltrattamento. Un’esperienza straordinaria che merita attenzione.
L’associazione www.horseprotection.it
Il calendario 2015 Survivors. 12 testimoni della follia umana