Europa, Usa e le altre economie « avanzate » devono mettere una marcia in più alla loro lotta per eliminare le emissioni di carbonio : ad esortare i paesi « ricchi » ad accelerare il passo e anticipare di cinque anni la neutralità carbonica, è l’Agenzia internazionale dell’energia. Secondo l’AIE, agenzia fondata dall’OCSE nel 1974 all’indomani della prima crisi petrolifera, se vogliono rispettarei tempi previsti dall’accordo di Parigi, devono raggiungere il traguardo della neutralità carbonica nel 2045 e non nel 2050, facendo leva soprattutto sulle « energie pulite ». La Cina, precisa nel suo documento l’agenzia, deve fare uno sforzo ancora superiore, anticipando di 10 anni il suo obiettivo in modo di arrivarvi nel 2050.
Solo così, sottolinea l’agenzia basata a Parigi, si potrà limitare il riscaldamento climatico al + 1,5%. Un’accelerazione che, secondo l’AIE, richiederà un forte aumento dei costi che dovrebbero balzare dall’1,8 trilioni (mille miliardi) di dollari nel 2023 a 4,5 trilioni all’inizio degli anni 2030. « Rimuovere il carbonio dall’atmosfera è molto costoso. Intanto, prima di tutto dobbiamo fare in modo di non mettercelo », ha sottolineato il direttore dell’AIE Fatih Birol convinto che per raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento all’1,5% sia « cruciale una forte cooperazione internazionale » e che « data l’entità della sfida, i governi devono separare il clima dalla geopolitica ». Questo traguarda richiede « che si riuniscano rapidamente le forze a livello mondiale », ha aggiunto ricordando però che a facilitare il compito vi è il fatto che « ora sappiamo cosa si deve fare e come farlo ».
Nel suo nuovo rapporto, che segue il suo « Net Zero Roadmap » pubblicato due anni fa per indicare le tappe per raggiungere la neutralità carbonica, ritiene che nonostante i passi avanti, soprattutto grazie allo sviluppo dell’energia solare e l’elettrificazione del parco automobilistico, « negli ultimi due anni la strada verso l’obiettivo dell’1,5% è diventata più stretta ma la crescita delle tecnologie di energia pulita la mantiene aperta ». In questo periodo infatti « le emissioni del settore dell’energia sono restate ostinatamente elevate tanto da arrivare nel 2022 a un record di 37 miliardi di tonnellate di CO2. Nel suo documento poi l’agenzia si rammarica anche al forte aumento degli investimenti nelle energie fossili.
Grazie allo sviluppo delle energie pulite, queste comunque dovrebbero subire un calo della domanda del 25% entro il 2030, riducendo del 35% le emissioni record registrate nel 2022. Nel 2050 la domanda dovrebbe crollare dell’80%.
Tutti i passi avanti sono « incoraggianti » ma « non sufficienti » per ragiungere l’obiettivo ritiene l’AIE scondo cui anche « un piccolo ritardo » potrebbe portare « la temperatura mondiale al di sopra dell’1,5% durante circa 50 anni ».