Firenze – Crescono i numeri della povertà in Toscana sotto i colpi del Covid, raggiungendo quota 121mila, segnalando lo 0,2% in più rispetto all’entrata a gamba tesa della pandemia da Cvoid. Sono questi, i numeri rappresentati dall’incontro odierno con l’assessora regionale Serena Spinelli, nel corso della presentazione del quarto Rapporto 2020 delle povertà in Toscana dell’Osservatorio regionale in collaborazione con Anci Toscana e dal “Dossier sulle povertà nelle diocesi toscane – anno 2020” di Caritas Toscana.
Numeri contenuti, come spiega la stessa assessore, dalle misure messe in atto dalla politica regionale e nazionale, ma che tuttavia rischiano di dare solo una faccia al problema. Infatti, come spiega anche il vicedirettore dell’Irpet, Nicola Sciclone, intervenuto nell’incontro, se facciamo i conti al netto delle misure introdotte da Governo nazionale e regionale, in Toscana si può tranquillamente parlare, dopo l’avvento funesto della pandemia, di almeno 178mila poveri, con il conseguente rialzo della percenutale del fenomeno. Un dato da tenere in considerazione, come dicono gli intervenuti, in quanto non solo fra la “caduta” in povertà e l’assegnazione del contributo sotto qualsiasi forma (dal contributo all’affitto alla cassa integrazione al reddito d’emergenza) passa qualche tempo, ma esiste pur sempre la spada di Damocle della fine di queste forme di sostegno sociale. Senza dimenticare, come mette in luce l’assessore Spinelli, che fra marzo e giugno verranno meno, verosimilmente, due grandi paletti che ad ora hanno impedito l’esplosione in tutta la sua gravità del fenomeno, vale a dire sblocco degli sfratti e sblocco dei licenziamenti.
Dunque, se “I numeri della povertà crescono nell’anno della pandemia, ma in maniera contenuta (+0,2%), grazie alle politiche messe in atto a livello nazionale e regionale” come dice l’assessore, non c’è da rallegrarsi più di tanto in vista dei tempi duri che arriveranno, anche se “questo ci dà preziosi indicazioni anche per il 2021 quando gli effetti della congiuntura economica si faranno sentire ancora di più”.
Di conseguenza, ciò che fa tremare non sono “solo” le 16mila persone che in Toscana passano sotto la soglia di povertà dall’emergenza Covid (da 105mila del 2019 a 121mila del 2020), ma la concentrazione, nel 2021, degli effetti della crisi economica. Ed ecco le previsioni stimate: “Nel 2021 le stime presentate oggi parlano di 58.000 persone che pur non trovandosi nella condizione della povertà, in assenza delle misure sopra richiamate, vedrebbero aumentare la probabilità di un peggioramento delle proprie condizioni di vita al punto da cadere sotto la soglia di povertà. La pandemia aumenta in maniera consistente il rischio povertà per fasce della popolazione finora non esposte a tale rischio e impone a tutte le istituzioni coinvolte di interrogarsi sull’adeguatezza delle risorse e degli strumenti a disposizione per rispondere al bisogno crescente”, spiega Spinelli.
Intanto, da segnalare che nell’anno della pandemia, gli estensori del rapporto, invece di analizzare l’anno precedente (che sarebbe stato il 2019) hanno deciso di offrire un’immagine attuale e in divenire degli effetti sociali dell’emergenza sanitaria sulle fasce più deboli della popolazione per offrire uno strumento da poter utilizzare nell’immediato.
Andando nel particolare dell’analisi e partendo dalla povertà assoluta, 121.000 persone in Toscana vivono sotto la soglia di povertà, pari al 5,4% della popolazione. Erano 106.000 (5,2%) nel 2019.
L’arrivo della pandemia ha però rischiato, come già sottolineato, di far salire esponenzialmente il numero: nella prima fase del lockdown la percentuale di poveri è salita addirittura al 9% arrivando a interessare 227.000 individui, per poi tornare a scendere grazie agli strumenti messi in atto fino al 5,4% finale. Da tenere presente che comunque le persone e l famiglie colpite da questa deprivazione hanno vissuto in povertà assoluta tutto il tempo necessario per far giungere gli strumenti di tutela sociale, il che drea, come psiegato dal vicedirettore dell’Irpet, i cosiddetti flussi, che rendono meno statica ma anche meno affidabile la fotografia. Ricordiamo anche che la povertà assoluta è misurata confrontando il reddito familiare con le soglie di povertà assoluta, stimate dall’ISTAT per area geografica, tipologia di Comune e caratteristiche familiari (numerosità ed età dei componenti).
Ecco una sorta di identikit del povero nella nostra regione: giovane (il 55% dei poveri hanno meno di 35 anni), immigrato (17,2% dei casi), appartenente a famiglie numerose (il 15% di quelle con almeno 5 componenti). Se poi si parla della provenienza economica, vale a dire si tenta l’analisi per lavoro, possiamo dire che il turismo nella fase pandemica è uno dei settori in cui, anche per l’irregolarità del lavoro e dunque la mancanza di solide tutele, si assiste a una forte produzione di poveri, magari già working poors ed ora solo poors. Ovviamente, tutto ciò è riconducibile anche all’indotto, ristoratori, pub, bar e via di questo passo. Senza dimenticare, dice Spinelli, “il settore dei lavoratori dello spettacolo e della cultura”. Anche se corre la necessità di precisare che il covid-19 è solo una delle ultime tegole che cade sulla testa all’intero settore del lavoro precario, come ampiamente dibattuto su queste pagine. A livello territoriale le maggiori criticità si riscontrano nelle aree urbane, nella costa e nel sud della Regione.
Tornando al lavoro, i dati sono i seguenti: nel 2020 ogni toscano ha mediamente prodotto 3.400 euro di reddito in meno; un dato che corrisponde, secondo i ricercatori, a una caduta del Pil di 11 punti. Questa situazione non ha avuto ancora effetti diretti diffusi sull’occupazione, grazie alla cassa integrazione a al blocco dei licenziamenti.
Secondo i rilievi statistici illustrati stamani, nel 2020 ogni toscano ha perso mediamente come reddito disponibile, in termini di potere d’acquisto, 730 euro ed ogni famiglia 1.600 euro. I redditi da lavoro autonomo sono scesi (-10%) più di quelli da lavoro dipendente (-5%), i giovani hanno avuto cali più consistenti (-6%) degli over 50 (-4%).
L’emergenza Covid, hanno evidenziato i ricercatori, ha però toccato molto più duramente le fasce più deboli della popolazione: il lockdown ha avuto un effetto amplificatore della diseguaglianza ampliando la forbice tra ricchi e poveri. Con un altro importante addentellato, come sottolinea l’assessora: vale a dire, che chi perde il lavoro è a rischio casa. Nel senso che chi perde il reddito, magari lavorando meno o portano in famiglia un reddito non più doppio ma mono, si trova sempre più a scegliere fra il pagamento dell’affitto (o del mutuo) e la spesa alimentare. Senza contare il fatto che il taglio alle spese famigliari arriva a toccare altre voci indispensabili come ad esempiol’educazione, o la stessa possibilità di accedere alla didattica a distanza, l’ormai conosciutissima Dad. Priblemi, per intendersi, non sconosciuti, anzi drammaticamente attuali ben prima del covid, ma a cui l’eslosione della pandemia dà una tragica, pesantissima sterzata. E che rendono ineliminabile e angosciante il ben noto nesso fra un’abitazione dignitosa e un lavoro dignitoso. Chi perde la casa perde il lavoro e viceversa.
La situazione di cui si sta parlando, diventa evidente a fronte della questione dei nuovi poveri messa sul tavolo con decisione dal rapporto della Caritas.
Intanto, 19.310 le persone che si sono rivolte ai servizi delle Caritas toscane per chiedere in varie forme aiuti alimentari, economici, sostegni educativi o altro nei primi nove mesi del 2020, circa i quattro quinti (83,5%) delle 23.139 incontrate in tutto il 2019 e il 33,7% di essi – uno su tre, corrispondenti a 6.563 nuclei – riguarda famiglie che non si erano mai rivolte ad un Centro d’Ascolto prima del 10 marzo 2020, data del primo lockdown, come spiega il coordinatore della Caritas Francesco Paletti.
Anche se il ritmo d’incremento restasse costante sino a fine 2020 (ed è lecito supporre che in realtà sia aumentato in conseguenza delle nuove restrizioni), a fine dicembre si arriverebbe a oltre 8.500 nuclei che si sono rivolti per la prima volta ai servizi degli uffici pastorali della diocesi Toscane, quasi tutti successivamente al 10 marzo.
Chi sono i nuovi poveri, rimette in evidenza il tema lavoro-casa. Secondo i dati che emergono dal monitoraggio della Caritas effettuato sui questionari, una significativa richiesta di aiuto arriva da disoccupati che erano già senza lavoro prima della pandemia ma che, magari, riuscivano a sopravvivere grazie al sostegno dei congiunti (i genitori piuttosto che il coniuge o i fratelli), adesso anch’essi incappati in una situazione di difficoltà economica. Ma sono i cosiddetti working poors a soffrire di più. Entrano infatti nella fascia di povertà lavoratori della cosiddetta “area grigia”, quella che si colloca fra precariato e sommerso, quella che deve scegliere fra andare al cinema o pagare il canone o meglio, selezionare le voci di spesa alimentare se vuole pagare le bollette e che adesso è con le spalle al muro. Ancora, ecco i lavoratori autonomi, costretti a fermarsi causa lockdown, i dipendenti che non avevano ancora percepito la Cassa Integrazione Guadagni (Cig) o l’avevano ricevuta con notevole ritardo, il pensionato che arrotondava con lavoretti che causa pandemia non può più fare.
Non solo, al netto di tutto ciò che viene intercettato dall’Osservatorio e da coloro che si rivolgono alla Caritas, esiste anche un altro campo, in buona parte sconosciuto, che è stato da sempre definito “degli invisibili”. In buona sostanza, si tratta di persone (a volte intere famiglie) che sfuggono alla gestione del welfare, anche locale, in quanto magari perdono la residenza, o non ce l’hanno mai avuta. Si tratta di persone che per questo non accedono nè al servizio sanitario nazionale, nè al reddito di emergenza, nè ai contributi in conto affitto, possono solo, se conosciuti nel quartiere, ambire ai pacchi per mangiare. Di loro, è difficile calcolarne il numero.
Infine, una sintetica mappa che riguarda gli interventi regionali per la lotta alla povertà
Fondo Sociale Europeo
– nel 2020 sono stati finanziati e avviati i progetti per l’accompagnamento al lavoro delle persone nell’area disabilità e salute mentale per 13,9 mln e poi sono stati finanziati recentemente 30 mln per contributi affitti, aiuti alimentari e sostegno domiciliare.
– nel 2021 sul Fondo Sviluppo e Coesione saranno promossi due nuovi avvisi per progetti di inclusione sociale per oltre 24 mln.
Fondo di Solidarietà Interistituzionale
La Regione nel 2020 ha interamente dedicato in via straordinaria al tema dell’emergenza sanitaria il Fondo di Solidarietà Interistituzionale previsto dalla LR 41/2005 a favore delle 26 zone distretto, destinando 3 mln per sostenere azioni e servizi territoriali volti a corrispondere alla grave crisi socioeconomica indotta dalla pandemia.
Interventi per aiuti alimentari
Nel 2020 sono stati assegnati in via straordinaria 3 mln dalla Regione alle Zone distretto e Società della salute per l’attivazione del servizio spesa a domicilio, a sostegno di anziani fragili, a integrazione delle analoghe misure promosse nello stesso periodo a livello nazionale e rivolte a tutti i comuni italiani.
Il Terzo Settore
La Regione Toscana ha fortemente sostenuto, in sede di confronto Stato-Regioni la destinazione finalizzata dei contributi a favore delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di promozione sociale impegnate sul territorio in interventi e azioni supporto delle persone e dei nuclei familiari coinvolti nell’emergenza epidemiologica, stanziando complessivamente oltre 7,7 mln.
La Cabina di regia regionale
Nel corso del 2020 è stata sviluppata una Cabina di regia regionale per il coordinamento delle azioni in materia di inclusione sociale e lotta alla povertà. Nata anni fa per integrare le misure del Reddito di cittadinanza è stata rinnovata con l’obiettivo di promuovere il più ampio raccordo tra le diverse linee di intervento di livello nazionale, regionale e locale e i vari livelli di governo territoriale in materia di contrasto alla povertà.