Firenze – Forse c’è ancora qualcosa da raccontare, sull’ultima fuga di Raphael. Diciassette anni, scappato dalla Nigeria, dalla guerra, dalla traversata del deserto, dal mare, dai barconi, dai mercanti di carne umana, dalla violenza, dalla morte, la sua corsa si è conclusa con un tuffo dal quarto piano di un palazzone di Novoli, in una serata in cui un gruppo di ragazzi festeggiava il compleanno di una di loro, Jenny, 18 anni appunto quella sera.
La versione ufficiale ripresa anche dai giornali parla di schiamazzi, di un’allerta dei vicini di casa, dell’intervento di poliziotti per interrompere la festa alla cui vista il ragazzo, senza documenti (aveva chiesto due volte, inutilmente, asilo politico) persa la testa, avrebbe tentato di sfuggire appunto inerpicandosi lungo il muro esterno, passando da un pianerottolo al quarto piano.
Spaventato all’idea di dover tornare là, da dove era fuggito rischiando mille volte la pelle.
Ma … all’improvviso le cose non sembrano più così lineari. Ad esempio, ci sarebbero testimoni, fra gli stessi ragazzi intervenuti alla festa, che raccontano una versione leggermente diversa. E che stamattina hanno voluto rendere pubblici i loro sospetti, attraverso il Movimento di Lotta per la Casa e alla presenza di Ornella De Zordo e Sandro Targetti. Intanto, l’ora. Notte fonda? Macchè. Sembra che tutto si sia svolto verso le 20,30. Ma altri testimoni raccontano che sì, la festa sarebbe cominciata sulle 19,30/20.00, ma che si sarebbe protratta. E le forze di polizia? La chiamata partita dai vicini alla polizia per gli schiamazzi che impedivano di dormire, c’è stata o no? E poi, perché chiedere, se quella era “solo” una festa di compleanno (e ammettiamo pure fosse stata rumorosa) contratto d’affitto, documenti eccetera? Chiede un signore africano, in Italia da oltre vent’anni: “Se fosse stata una famiglia italiana, avrebbero avuto lo stesso atteggiamento?”.
Qual’è l’ora giusta in cui inquadrare tutto l’accaduto? I poliziotti erano fermi a mangiare un panino e magari hanno visto in questo flusso di ragazzi qualcosa che li ha insospettiti? E poi, spunterebbe fuori anche un cellulare, una ripresa, un telefonino distrutto.
“Noi non accusiamo nessuno – dice Lorenzo Bargellini, Movimento di Lotta per la Casa – ma ci facciamo, e facciamo, delle domande”. Intanto, nell’enorme conglomerato dei palazzi di Novoli dove Raphael è volato giù, giungono voci di un fuggi fuggi quando la polizia è entrata nell’appartamento della festa, di gente che ha sentito bussare freneticamente sulla porta anche a piani più alti rispetto al quarto, quello da cui è scivolato il diciassettenne. Qualcuno parla anche di razzismo, non solo dovuto al colore della pelle, ma anche al ceto sociale, alla povertà, al disprezzo che l’essere poveri, emarginati e in fuga suscita in quelli anche solo un po’ più fortunati. Disprezzo e anche, dice una signora italianissima, “diffidenza e sospetto”. Intanto laggiù, nel cortile dove Raphael ha concluso la sua fuga terrena, fiori freschi, tutti i giorni.