Parigi – Raffaello a Chantilly: a cinquecento anni dalla sua morte è il Museo Condè a rendere omaggio, unico o quasi in Francia, al grande pittore urbinate. Ma non è un caso che sia proprio questa istituzione a farlo. Raffaello era infatti, dice il conservatore del museo e curatore della mostra Mathieu Deldique, il pittore e disegnatore preferito del duc d’Aumale. Per Henri d’Orleans, duc d’Aumale e quinto figlio del re Louis-Philippe «Raffaello era in cima al suo Pantheon », era il più grande di tutti. Basta leggere i suoi diari da raffinato collezionista: ne emerge un costante pellegrinaggio nelle terre raffaellesche, con il suo nome citato una ventina di volte, contro undici di Michelangelo e sette di Leonardo.
La passione del duc d’Aumale veniva da lontano: la meravigliosa collezione riunita dalla famiglia d’Orleans nel XVIII secolo prima di essere dispersa da suo nonno Philippe Egalité per far fronte a dissesti finanziari contava 16 quadri attribuiti a Raffaello. Un’ammirazione dunque che aveva nel sangue e che, grazie anche all’immensa fortuna che gli aveva lasciato il suo padrino Louis-Henri-Joseph di Borbone, ultimo principe di Condè, ebbe modo di appagare dotando il museo di Chantilly della più bella collezione di opere raffaellesche in Francia dopo il Louvre, ricca di tre pitture e di decine di preziosi disegni comprati via via nel corso di un’intensa carriera militare e poi politica.
Facendo così del museo un importante punto di riferimento per la conoscenza dell’artista che fino all’arrivo dell’impressonismo aveva ispirato oltralpe tanti artisti, tra cui, nel XIX secolo, Ingres, Delacroix e Gericault fino allo stesso Manet che nel suo « Colazione sull’erba » si era ispirato anche all’incisione di Marcantonio Raimondi del « Giudizio di Paride » di Raffaello.
Per una curiosa circostanza, il d’Aumale aveva comprato il suo primo Raffaello «La Madonna di Loreto», senza sapere che fosse un’opera del suo pittore preferito. L’aveva acquistata assieme a tutta la collezione di suo suocero, Leopoldo di Borbone, principe di Salerno, morto nel 1851, pensando che fosse una delle tante copie (se ne contano 120) di questa celebre pittura.
Per decenni tale era stata considerata. Solo alla fine degli anni 1970 un accurato restauro aveva ridato all’opera le sue credenziali. Non solo per la delicatezza del dipinto che non poteva più lasciare dubbi sul suo autore ma anche grazie a un numeretto, il 133, che il restauro aveva rivelato e che corrispondeva a quello con cui si designava il quadro nell’inventario della collezione di Scipione Borghese nelle cui mani era finita la Madonna prima di entrare nella collezione dei Borboni di Napoli. Grazie alla mostra e grazie al prestito del Museo di Lilla si possono ora anche ammirare i disegni preparatori per la Madonna di Loreto.
Il primo quadro di Raffaello ad entrare « ufficialmente » in suo possesso era stato nel 1869 la « Madonna d’Orleans», un quadro particolarmente caro al duc d’Aumale perché era appartenuto in passato alla sua famiglia. Raffello lo aveva dipinto tra il 1506 e il 1507, nel suo periodo fiorentino. La Vergine, che tiene in grembo un Bambin Gesù dallo sguardo grave che sembra presagire il suo destino, si staglia su uno sfondo scuro in cui si intravvede una mensola con alcuni vasi che rinviano a un particolare del «San Gerolamo nel suo studio» di Jan Van Eyck , Si tratta, secondo Deldicque di uno dei rari esempi dell’influenza dell pittura fiamminga sull’arte di Raffaello.
Il più noto dei capolavori raffaelleschi del Museo Condé é sicuramente« Le tre Grazie » , un quadro a olio su tavola comprato a Lord Dudley nel 1885 per 25.000 sterline. Nonostante le sue piccole dimensioni (17X17 cm). L’opera é il gioiello che attira subito tutti gli sguardi di chi entra nel « santuario » del museo. Dipinta tra il 1503 e il 1504, « Le tre Grazie » è uno dei primo quadri profani di Raffaello, probabilmente legato al «Sogno del Cavaliere» , dipinto delle stesse dimensioni che faceva anch’esso parte della Collezione Borghese e che ora si trova alla National Gallery, conservando anch’esso, come le « Tre Grazie » , il mistero del loro significato.
La mostra non si limita alle tre tavole, che comunque si possono ammirare solo nel Museo Condé in quanto il Duc d’Aumale, morto senza eredi aveva fatto dono dei suoi immensi tesori (il suo patrimonio si estende anche ad altre preziose collezioni come quelle di porcellane e libri) all’Institut de France a condizione che non uscissero mai dal Domaine di Chantilly.
L’esposizione intende celebrare l’artista anche attraverso il suo percorso grafico, iniziando dai suoi « maestri » come il Perugino e il Pinturicchio, per poi arrivare ai suoi allievi Giulio Romano, Perin del Vaga e Polidoro da Caravaggio. Un percorso diviso nei periodi urbinate, fiorentino e romano che illustra sapientemente il modus operandi dell’artista e le varie fasi della nascita delle sue opere, dai primi schizzi agli studi, dal modello al cartone.
Via via, si possono anche ricostruire le influenze leonardesche o michelangiolesche come « lo studio della Disputa del Santo Sacramento », il disegno di Raffaello più noto di Chantilly, in cui, secondo il catalogo, la luce e l’animazione delle figure «sono un chiaro omaggio a Leonardo. Mentre la sanguigna di un giovane uomo che porta un peso, studio preparatorio per l’Incoronazione di Carlo Magno, evoca con la sua scultorea figura la monumentalità del Buonarroti.
Sin dall’inizio della mostra- dal Pitagora e dall’Arciere del Perugino ai putti del Pinturicchio, si procede sempre su un cammino della meraviglia, che comprende, per non citarne che alcuni, due fogli del carnet rosa di Raffaello tra cui uno splendidi studi di neonati, e cartoni preparatori per arazzi.
Coronavirus permettendo, la mostra « Raffaello a Chantilly Il maestro e i suoi allievi », Chantilly merita uno spostamento : per la qualità delle opere esposte e la chiarezza del percorso, anche per i profani.
« Raphael à Chantilly
Le matre et ses élèves »
Dal 7 marzo al 5 luglio 2020-03-12
Catalogo 19,50 euro
La mostra è divisa tra il Cabinet dArts Graphiques e la Galleria di Psyché
Foto: in alto, interno del museo Condé. Sotto, La Madonna d’Orleans di Raffaello Sanzio