Racconti d’agosto: quei sabba in cima alla Pietra

Una leggenda narra che la montagna sia la dimora del diavolo in persona: ci sarebbero anche le orme

Danilo Morini

Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova e ‘n Cacume….” Così Dante Alighieri, il sommo poeta, menziona la Pietra di Bismantova nel IV canto del Purgatorio, consegnandola per sempre non soltanto alla letteratura, ma soprattutto allo sterminato mondo degli sventurati studenti che, volenti o nolenti, hanno dovuto sudare sulle pagine della sua Divina Commedia. Ma la Pietra, come tutte le cose più splendenti, ha anche un lato oscuro…pare che un’antica leggenda, che si tace per non rovinare l’aura di misticismo turistico che avvolge questo capolavoro della geologia, narri che sulla sua superficie vi abbia preso dimora nientemeno che il diavolo in persona e che vi abbia addirittura lasciato le sue impronte impresse sulla roccia

Sembra infatti che, nel XVII secolo, due padri gesuiti abbiano ottenuto da due streghe e da un loro accolito spretato una confessione che raccontava di incontri di magia nera sulla sua cima e che il demonio fosse solito apparire ai suoi adoratori proprio in quel luogo durante il Sabba Infernale.

Per scacciare il maligno i due frati decisero allora di inviare sul luogo un coraggioso cavaliere, ma si racconta che, la sera dopo che questi era salito sulla Pietra, i due Gesuiti, mentre cenavano nel refettorio dei Padri Cappuccini di Reggio, abbiano visto squarciarsi il soffitto e cadere sulla loro tavola il cadavere dello sventurato cavaliere martoriato da orribili ferite. Allora uno dei due frati, di nome Spiridione, decise di combattere il demonio con degli esorcismi e si dice che, fino alla sua morte, abbia inutilmente cercato di scacciare dalla Pietra il diavolo senza però riuscirvi.

Se il diavolo abiti ancora quel luogo o se ne sia stancato per andarsene da un’altra parte non ci è dato sapere, ma la bellezza del posto, che fu sede di un antico castello nato in epoca bizantina per combattere l’avanzata dei Longobardi, sembra non avere certo nulla di infernale….

A proposito di inferno…forse qualcuno di voi lettori ha notato che, sulla strada che da Reggio Emilia va a Cavriago, nella frazione di Codemondo (alla fine del mondo….nome omen) nelle vicinanze dell’antica villa dei conti Cassoli, c’è una piccola maestà all’inizio di una via che sembra andare in aperta campagna? Ecco quella via si chiama “Via dell’inferno” perché, secondo un’antica tradizione, anche lì il diavolo si sarebbe fatto vedere e, per evitare una sua ricomparsa, si sarebbe costruito quella piccola edicola votiva….E che dire allora dei fantasmi del castello di Leguigno o del cavaliere decapitato di Guardasone? Ma questi sono racconti per un’altra sera….

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