Quei “gatti” italiani hanno conquistato la Cina

Che si danno il primo appuntamento in uno straniante scantinato della tentacolare metropoli per affilare le note e il repertorio,  tutta roba tratta dal meglio del nostro cantautorato. Che si scoprono affiatati, motivati, lanciati, convinti a realizzare il loro nuovo sogno rock: diventare la prima cover band italiana ad est degli Urali. Ce l'hanno fatta. Amateli che stanno facendo cantare e ballare centinaia di migliaia di persone con le loro versioni dei più intramontabili evergreen del pop bianco rosso e verde.
Sono i “Nello and the Cats”: Nello (tastiera), Marco (batteria), Mirka (voce), Paolo (basso), Francesco (chitarra), Fabio (chitarra). Sulle prime erano indecisi sul nome: come dovrebbe chiamarsi un gruppo di italiani all'estero che decide di tenere alta la pesante bandiera della propria musica leggera? Alla fine il guizzo inventivo è venuto a Marco, che di lavoro fa lo stilista e di intuizioni se ne intende. Ha preso il nome e il cognome del tastierista, Nello Del Gatto, e l'ha trasformato alla bisogna, come fa con le stoffe da far indossare alle bellissime modelle cinesi. Il successo ha da subito arriso ai sei baldi compatrioti. Nel variopinto mondo musicale di Shanghai, i “Nello's” rilucono come fulgida stella. Inviti su inviti, un concerto via l'altro, apparizioni televisive, locali che si sbracciano per averli sul palco, ché come fanno cantare Battisti ai cinesi loro nessun altro mai, tutti lì a sillabare con le mani all'aria la canzone del Sol levante.
L'anno scorso hanno dato il meglio di sé al padiglione italiano dell'Expo di Shanghai in occasione dei festeggiamenti del centocinquantenario dell'Unità, loro sotto i riflettori a cantare Zucchero, Venditti, Vasco e chi più ne ha più ne metta mentre tutt'intorno era l'apoteosi del tricolore. Poi è arrivato il live alla Festa Italiana a Suzhou, poi la cena di gala Enit in occasione della presentazione di “Italia comes to you”, poi il gran ballo della Camera di Commercio tedesca a Shanghai, poi la cena di Gala della Camera di Commercio italiana a Pechino, poi gli affollatissimi concerti all’Hyatt, al St. Regis, allo Sheraton. Non bastasse, i “Nello and the Cats” sono stati appena indicati come band ufficiale del Festival della canzone italiana che si terrà a Shanghai nel maggio prossimo. E poi. Il 14 marzo capitaneranno la serata italiana organizzata dall'Hollywood di Shanghai, che è fratello gemello (stessi proprietari, ovviamente italiani) di quello di Milano; il 24 marzo, ingaggio per la nova apertura del Padiglione Italia all'Expo di Shanghai, recapitato alla band direttamente dal console generale italiano; il 1 aprile, ospiti del Rotary all'Hilton.
Un trionfo di esibizioni, di apparizioni. Inutile negarlo, la vita da rocker in trasferta ai fantastici sei gli sta prendendo la mano. Quando non suonano e cantano, si dedicano ai loro lavori veri. Marco Galluzzi, toscano (di Fabbrica di Peccioli), sta conquistando la Cina, oltre che con i fraseggi della sua batteria (colpi decisi che gli hanno fruttato una promozione sul campo: il fiero soprannome “Hammer”), anche con la sue creazioni di moda: nelle prossime settimane gli investitori cinesi che hanno deciso di scommettere su di lui apriranno decine di negozi dove i capi “MG” verranno venduti in esclusiva. Nello Del Gatto è giornalista, corrisponde dalla Cina per numerose testate, tra cui l'Ansa. Mirka Strano, la bella cantante, è agente di assicurazioni. Fabio Buonomo è general manager di un'azienda che produce bilance. Francesco Rossino è architetto. Paolo Romano segue il reparto commerciale di un'azienda che si occupa di pavimentistica.
Chi fosse curioso di saggiare qualche loro performance, su You Tube ci sono decine e decine di successi italiani in versione “Nello and the Cats”, spezzoni video catturati serata dopo serata, durante il loro personale slalom tra gli appuntamenti più glamour di Shanghai.
Abbiamo chiesto ai membri della band di raccontarsi al pubblico italiano, visto che in Cina già li conoscono tutti. «E pure io ho sempre cantato», ci scrive Mirka. «E canto meglio di Nello Del Gatto, da cui deriva il nostro nome “Nello and The Cats”. E ora lo dico! Non si e’ mai visto che chi è alle tastiere dà il nome alla band. Ma è pur vero che i cantanti son sempre stati bistrattati, considerati la feccia dei musicisti, il peggio del peggio. Ho studiato all’Accademia Sant’Agostino che ora sta a Biandronno (VA, sempre lì) per anni. Mi ero data al canto lirico e, diciamocelo, ero brava. Mi mancava però la disciplina e il rigore morale del cantante lirico. Mi sono accorta presto che mi appassionavano di più il vino, i video rock dei Guns & Roses e l’autobiografia di Billie Holiday o i libri su Nina Simone. Poi con Nello del Gatto ho scoperto la canzone napoletana, ma ho grossi problemi con la lingua. Ho cantato a Varese (anche alle carceri, per Natale, pensate che carina), nella chiesa di Malnate con il coro e poi mi sono data al Jazz a Comerio (sempre in provincia di VA) con la Colored Swing Band. Son poi passata al rock, ancora nella ridente Comerio con i KOM (Kingdom of Music) e finalmente sono uscita dalla regione Lombardia per approdare a Bologna come lead singer per gli Yanus. Ma ora siamo internazionali con i Nello and The Cats e cantiamo a Shanghai (bello eh?) e prossimamente anche a Pechino. Per la band canto e faccio un pò la soubrette in minigonna… giusto per non dimenticarci che, anche se ci siamo trasferiti in Cina, le veline, ebbene sì, esistono ancora!».
«"e só' Napulitano… e, si nun canto, i' moro!". Se lo dice Libero Bovio, grande autore di canzoni napoletane, non può che essere vero», dice Nello Del Gatto. «Ed infatti ho sempre cantato: sotto la porta dei Leoni a Micene, davanti a San Patrizio a New York e in altri posti degli Stati Uniti, davanti all'Opera di Vienna, davanti al Bund di Shanghai, davanti al Taj Mahal di Agra. Davanti, perchè dentro non mi ci hanno fatto mai entrare. Nonostante avessi un curriculum di cantante di coro che mi ha permesso di fare tournée in tutto il mondo. E così, dopo aver tentato seguito la stata del solista per sei anni in India (dove incidentalmente facevo anche il corrispondente per l'Ansa), suonando soprattutto canzoni napoletane e italiane (sono due cose diverse) a feste e manifestazioni, mi sono buttato nell'esperienza della band a Shanghai (dove sono arrivato sempre facendo incidentalmente il corrispondente dell'Ansa), che indegnamente porta il mio nome. Il genere? Rock-italico-nostalgico-autoriale-blues-casinista-ballabile e chi più ne ha più ne metta. Nella band suono, canto, armonizzo, tengo relazioni e rapporti. Un lavoro. Ma piacevole. Dopotutto, ''io so' Napulitano… e si nun canto, i' moro!".
Paolo Romano: «Cominciai a suonare il basso a 15 anni, in risposta a mia madre che mi voleva pianista. Da bravo veneto, ero sempre stato votato al risparmio, per cui il basso era il mio strumento ideale: se paragonato alla chitarra, aveva il 33% di difficoltà (e corde) in meno. Insomma, meglio di un 3×2 al supermercato. Il mio modello di bassista ideale è Flea dei Red Hot Chili Peppers. Io so suonare come lui, quando ha sonno. I miei latenti poteri musicali infatti si risvegliano solo quando mi fanno bere il Baijiu, la micidiale grappa cinese. Dato che odio il Baijiu, utilizzo i miei poteri solo se costretto. Perchè suono con Nello? Bella domanda. Ma secondo voi, dove possono andare questi megalomani napoletani se non c'è un veneto serio che li tiene con i piedi per terra? Come diceva il mio amico John Entwistle (mentre il resto della band delirava sul palco), "qualcuno dovrà pur pensare alla musica!". La mia missione nel gruppo è tenere le redini della canzone, con garbo e discrezione. Se sbaglio, guardo insistentemente uno dei chitarristi per far capire che è stata colpa sua. Non so se il pubblico la beve, ma Nello sicuramente si. Personalmente, credo che i NATC siano un gruppo di sfigati che vogliono fare le rockstar, ed è proprio per questo che li apprezzo e li ammiro incondizionatamente».
Francesco Rossino: «Diciamo che dopo aver imparato 4 accordi sulla chitarra ho iniziato a fare il portagente…mi spiego meglio: quando poco più che maggiorenne imploravo con il resto della band (rest end) di farci suonare in qualche pub, praticamente la risposta del proprietario era che averno dovuto portare almeno 10 persone che avrebbero consumato panino e birra! A questo punto partivano le opere di convincimento che duravano per giorni, verso compagni di scuola conoscenti e parenti cercando di portare più gente possibile per venire a sentire un gruppo di scalmanati che cercava di emulare i propri miti, Nirvana, Gun's and Roses, Doors e U2. Ora con i nelloandthecats il repertorio è un po cambiato, ma il cuore batte sempre rock! Come diceva Frank Zappa, parlare di musica e' come ballare di architettura, quindi senza dilungarmi troppo direi che si è fatto tardi sono le 5! Una mattina Slash e i Guns si erano fermati in un bar in un aeroporto, Slash chiese al cameriere se poteva portargli una bottiglia di Wiskey e il cameriere rispose che si potevano servire gli alcolici solo dopo le 5…risposta di  Slash "ehi da qualche parte sono le 5!…It's Five O'Clock Somewhere! Ah, dimenticavo…w i nelloandthecats!».
Fabio Buonomo: «Ultimo “acquisto” dei Nello and the Cats (a loro rischio e pericolo), suono la chitarra da quando ero adolescente a periodi alterni, iniziando con una infarinatura di musica classica ma attratto poi soprattutto dall’ Hard Rock e New Metal con la loro carrellata di suoni duri e urla gutturali al cielo, non disdegnando pero anche il blues. Appesa la chitarra al chiodo da anni, i Nello and the Cats mi hanno dato l’occasione di rispolverare le mie “abilità” allo strumento, anche se il genere musicale è diverso, cerco di inserire le mie influenze distorte con vario disappunto di Nello, a tratti. Ma la musica è bella in ogni contesto, sopratutto se suonata in compagnia.
I Nello and the Cats vi travolgeranno talmente che vedrete gli strumenti musicali volare in aria!». A prescindere da come suonano e cantano, non sono adorabili?

Andrea Lanini
 

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