Quei cortei a senso unico che non servono alla pace

Lo scrivente cercherà, in materia così delicata e facilmente propensa agli schieramenti senza se e senza ma, di argomentare nel modo più equilibrato e sintetico possibile anche se l’indignazione (per chi si interessa di queste vicende da molto tempo e con passione e considera qui luoghi di ineguagliabile fascino e bellezza) è topica e la mano si frena con discreta fatica intellettuale.

palestinaPartiamo: l’altro giorno è andata in scena a Reggio l’ennesima manifestazione pro-Palestina e di dura condanna dei missili israeliani che uccidono anche donne e bambini lungo la dannata e famigerata striscia di Gaza. Sacrosanta manifestazione (condita dalla immancabile presenza di qualche politico della maggioranza) specialmente in considerazione delle strazianti immagini che vengono diffuse di corpi maciullati di creature innocenti e racconti di intere famiglie in fuga da quei territori da decenni dimenticati da Dio e teatro di una contesa che purtroppo non lascia intravedere spiragli di luce.

Bene, naturalmente c’era anche la comunità palestinese e i loro piccoli a sventolare striscioni e cartelli per i loro connazionali messi così duramente alla prova dalle pagine della storia; anche questo è giusto. In mezzo a tanta legittimità, anzi strettamente connessa ad essa, l’immancabile atmosfera ontologicamente antisraeliana e la totale assenza di un’altra impressionante sequela di condanne a partire da quella del terrorismo di Hamas e di tutti gli estremismi islamici che da molto tempo insanguinano decine di Paesi mietendo stragi soprattutto ai danni di donne e bambini. Che renderebbero più credibili i cortei reggiani dal sapore mediorientale un tempo appannaggio (fortunatamente un tempo…) delle Donne in Nero.

Perché non si manifesta mai contro la strage di cristiani nel mondo che ancor oggi, per motivi religiosi, insanguina diversi territori in mano a governi islamici (si calcola nell’ordine di alcune centinaia all’anno) o anche in Cina, in India, in parte dell’Africa? Perché non si manifesta contro Putin e la Russia che, appena l’altro ieri, avrebbero fornito ai filorussi ucraini il missile per abbattere l’aereo della Malaysia Airlines in una tragedia costata la vita, tra gli altri e in un colpo solo, a non meno di 50 bambini? Perché non si eleva una sola voce di protesta dai nostri amministratori così digiuni di questioni che riguardano gli equilibri del mondo, delle culture e la sopravvivenza e la dignità della loro stessa identità culturale, davanti alla sistematica persecuzione e scomparsa delle antichissime comunità cristiane del Medio Oriente (ben più antiche della codificazione cattolica), aberrante pagina che significherà la cancellazione stessa di meravigliosi capitoli della storia dell’umanità? In queste ore per esempio si sta distruggendo a Mosul nell’Iraq la memoria della Chiesa Cattolica Caldea (fondata 1700 anni fa e che utilizza l’aramaico, la lingua di Cristo) per colpa dei miliziani dell’Isis che minacciano la morte ai cristiani che non saranno scappati dalle loro case nell’arco di una giornata. Perché le post-femministe da mercoledì rosa non si indignano pubblicamente anche dalle nostre parti davanti alle decine di bambine stuprate e impiccate in India da ignoranti bestie induiste o al terrificante ritorno su vasta scala della lapidazione delle donne adultere (due solo nelle ultime ore in Siria) in applicazione della Sharia e in conseguenza della terrificante espansione della cosiddetta Primavera araba?

E ancora, perché i nostri amministratori non cercano di convincere le comunità arabe al sicuro nella pingue Emilia e i figli delle generazioni oggi reggiane a tutti gli effetti a scendere in piazza a condannare per esempio i kamikaze sciiti che fanno scempio di civili ai mercati di Baghdad invece di sbraitare come sciamannati contro irridenti vignette maomettane? Fino a quando all’ignorante buonismo partigiano locale e lontano dalla complessità della storia, si alterneranno manifestazioni che fanno differenze a seconda della nazionalità del razzo e tra bambini che muoiono a seconda della cultura e della religione, quegli stessi cortei avranno risposto “presente” alla diffusa idiozia che non porta affatto alla pace. Al mai sopito e terribile antisemitismo di ritorno, vecchio cliché di un certo becero sinistrismo da corteo che appena pochi mesi fa bruciava in piazza (davanti alla Cattedrale, frutto della cultura giudaica) la bandiera israeliana. E, forse inconsapevolmente, “presente” a chi, in nome semmai della pace-arcobaleno, vuole invece l’estinzione biologica di una specie, proprio come Hamas.

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