Quattro domande, un imprenditore e un cooperatore a confronto. L’aumento della pressione fiscale sulle società cooperative introdotto dalla manovra, i rapporti tra imprese, lo stato di salute della nostra economia, gli effetti della crisi. Ne parliamo con il presidente di Comer Industries Fabio Storchi, già presidente degli Industriali reggiani e vicepresidente di Federmeccanica, e con il presidente di Coop Consumatori Nordest, Marco Pedroni.
1) Il Governo ha deciso di aumentare il prelievo fiscale per le cooperative. Una decisione giusta?
Storchi: La manovra economica ha senza dubbio un impatto fiscale pesante, troppo dal nostro punto di vista, soprattutto perché mancano provvedimenti per la crescita e lo sviluppo. Ciò premesso, va detto che, quando vengono richiesti sacrifici a tutti, è certamente coerente intervenire partendo da quelle situazioni che hanno goduto di una trattamento fiscale agevolato.
Pedroni: No, una decisione sbagliata indotta da echi ideologici superati. Tassare il profitto che va arricchire i patrimoni personali è sacrosanto, ma tassare degli utili che rimangono per nell’impresa cooperativa per lo sviluppo e per creare nuova occupazione è un errore.
2) Il sistema cooperativo per le imprese rappresenta un’opportunità o concorrenza sleale?
S: Il sistema cooperativo rappresenta una della grandi risorse del nostro territorio, in cui si uniscono positivamente impegno sociale e creazione di valore economico. Inoltre la presenza di una molteplicità di imprese dalle caratteristiche differenti è sempre una ricchezza e un’opportunità. Occorre però fare una distinzione tra cooperative che hanno veramente finalità mutualistiche e quelle che rappresentano e agiscono come un’impresa a tutti gli effetti. Sotto tale punto di vista, sono convinto che tutte le attività economiche che si affacciano sul libero mercato debbano operare con pariteticità di trattamento e condizioni.
P: Tutti possono costituire una cooperativa, nessuno vieta agli imprenditori di dare vita ad una cooperativa piuttosto che una società di capitali. Ovvio che le finalità e le regole dell’una non sono quelle dell’altra: democrazia e unione di persone la prima, profitto e capitale la seconda.
3) Qual è lo stato di salute dell’impresa sociale in Italia?
S: Non conosco nel dettaglio il settore, ma ho visto che l’ultimo rapporto annuale ISNET segnala che le imprese sociali che lamentano difficoltà negli ultimi tre anni sono aumentate del 23.7%, mentre le organizzazioni che dichiarano un andamento in crescita sono diminuite di 19 punti percentuali. Inoltre il 39.8% prevede un 2011 in difficoltà. Penso che questi pochi dati possano dare un’idea di come il profondo mutamento dei paradigmi competitivi in cui agiscono le aziende abbia toccato anche il mondo cooperativo.
P: La crisi sta colpendo tutti ma le cooperative reggono meglio.
4)La crisi sta colpendo più il mondo delle cooperative o quello delle imprese?
S: Un comparazione precisa è difficile, ma la crisi ha toccato tutti e dunque ha senz’altro investito anche il sistema cooperativo. Ritengo che le cooperative abbiano potuto reggere meglio all’urto rispetto al sistema privato laddove il loro posizionamento di mercato sia stato orientato alla domanda interna, a segmenti o nicchie abbastanza protetti e non esposti alle turbolenze dei mercati esteri, se non in piccola parte. Tuttavia, situazioni quali la crisi dell’immobiliare, le minori risorse degli enti locali, i ritardi nei pagamenti, la crisi nel settore manifatturiero rappresentano criticità forti anche per le cooperative sociali, dei servizi, della produzione lavoro.
P: L’economia sociale in Italia ha una grande storia alle spalle ed un futuro che la vede inevitabilmente ancora più protagonista. Con la crisi gli enti da soli non possono garantire il welfare. Abbiamo bisogno di condividere un nuovo patto sociale che vede tutti più responsabili e più solidali, noi siamo pronti.