Quanto siamo razionali? Dipende dai modelli mentali

Quali sono i processi mentali coinvolti nel ragionamento deduttivo? Perché spesso abbiamo credenze completamente erronee da un punto di vista logico e non ce ne accorgiamo finché non entriamo in un laboratorio di psicologia sperimentale? Qual è il rapporto, per le nostre decisioni quotidiane, tra pensiero cosciente e quello che oggi viene definito inconscio cognitivo, ovvero l’insieme dei processi mentali non accessibili all’introspezione? E cosa possono offrire gli strumenti e i risultati della matematica, della logica, dell’informatica all’indagine della mente umana?
Johnson-Laird e collaboratori studiano il ragionamento e il pensiero integrando diverse metodologie: psicologia sperimentale, neuropsicologia, simulazioni al calcolatore. Il filo rosso che lega queste innovative ricerche è il concetto di modello mentale, una struttura cognitiva alla base di molti processi mentali di alto livello, tra cui il ragionamento e la creatività.
La teoria dei modelli mentali postula un sistema duale (dual process account of reasoning) di funzionamento globale della mente umana. A un estremo troviamo il sistema percettivo e intuitivo (sistema 1) le cui operazioni sono automatiche, rapide e poco costose da un punto di vista computazionale.  All’opposto, le risposte del sistema 2 sono deliberate, lente, seriali, costose in termini di carico cognitivo e, soprattutto, in grado di implementare inferenze ricorsive, generare controesempi, sviluppare competenze metacognitive.
Per la cronaca, sembra che gran parte della nostra vita mentale sia rappresentata  dal sistema 1 che è spesso impreciso e fallibile. I modelli mentali, infatti, sono strutture incomplete che incorporano assunzioni di default, vere, cioè, fino a prova contraria.
Se la cosa sembra molto teorica, domandiamoci quale potrebbe essere l’applicazione di questi studi all’economia, alla medicina, al diritto, e più in generale, alla scienza e alla tecnologia.
Il modello di razionalità che emerge da questo filone di ricerche è, infatti, quello di una razionalità limitata che si manifesta sempre in condizioni di insufficienti informazioni e scarsità di risorse computazionali.
La cosa interessante è che possibile simulare al calcolatore le nostre deficienze attraverso opportuni linguaggi di programmazione. Così, un giorno, sarà possibile incorporare in un computer una teoria del ragionamento che ci renda un po’ più razionali di quello che siamo quotidianamente.
Per chi fosse interessato ad approfondire segnaliamo il sito http://mentalmodels.princeton.edu/
 

Immagine http://teacherscpd.wordpress.com/

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