Quando l’italia era tagliata in due: da un Diario di Benedetto Croce

La prefazione di Pierluigi Castagnetti al volume pubblicato da Thedotcompany Edizioni

Nove mesi di diario, solo uno squarcio della vita di uno dei più prestigiosi e anche discussi intellettuali italiani del secolo scorso, Benedetto Croce. Un pezzo di storia dell’Italia, non sempre adeguatamente conosciuta dai non studiosi della materia o prevalentemente conosciuta per l’irruzione, proprio in quel periodo, della cosiddetta “svolta di Salerno” del segretario del PCI, Palmiro Togliatti, da poco rientrato dal quasi ventennale soggiorno a Mosca. In effetti, in quel “nonimestre” (come scrive Croce) vennero gettate le basi della nascente democrazia italiana, con la preparazione del primo governo provvisorio partecipato dalle forze politiche antifasciste. A casa del filosofo napoletano, appunto, che pure nella fase iniziale del fascismo fu incomprensibilmente e, si può ben dire, anche imperdonabilmente, vittima di una sorta di fascinazione da parte del nuovo regime.

Le pagine del diario sono pura letteratura, nel senso che raccontano informazioni preziose con stile piacevolissimo, che consente di far intuire anche ciò che non dice, e persino di far vedere lo studio piuttosto del salotto di casa Croce in cui, sprofondato in poltrona come uno psicoanalista, don Benedetto accoglie e parla, ascolta le confidenze più riservate da parte di interlocutori, nazionali e stranieri, quasi sempre di notevole livello, a loro volta ricambiati dalle sue considerazioni “sul mondo”, cioè il mondo del futuro, della libertà e della democrazia. Sembra nascere proprio così il secondo governo Badoglio, in queste stanze non proprio ovattate, ma abbastanza riparate dai rumori di una vita cittadina spesso ignara di ciò che i tempi stavano riservando all’Italia, e persino dalle urla di una plebe affamata dalla guerra e dal fascismo.

Il nuovo governo, come quello che lo aveva preceduto, aveva giurisdizione solo sul territorio dell’Italia meridionale liberato dagli Alleati, quella a sud di Roma per intenderci. Roma, infatti, non era ancora liberata, e il CLN continuava a muoversi nella clandestinità, con i leader dei diversi partiti più o meno al sicuro nei locali di qualche biblioteca vaticana. Mentre al nord la Resistenza continuava a combattere la Repubblica di Salò e l’esercito nazista. Dunque, si parla di un pezzo d’Italia soltanto, seppure con lo sguardo e l’aspirazione al paese tutt’intero.

Gli Alleati, infatti, consentirono l’avvio di questa esperienza governativa limitata, facendo affidamento non soltanto sul generale Badoglio, interlocutore obbligato essendo il cofirmatario dell’armistizio, ma anche sui primi nuclei di classe dirigente delle diverse forze politiche che si riaffacciavano proprio allora alla vita pubblica, dopo la soppressione delle loro attività decisa dal regime poco meno di vent’anni prima.

Colpisce sicuramente il lettore la constatazione che la maggior parte di questi partiti riconoscesse al filosofo napoletano l’autorevolezza necessaria a promuovere coordinare e persino stendere le dichiarazioni programmatiche del nuovo Esecutivo, come fecero del resto gli stessi Alleati e, in certa misura, anche la Casa Reale, il cui decoro e soprattutto destino stavano molto a cuore a Croce.

Uomo di pensiero assai conosciuto, almeno nei paesi occidentali in cui aveva insegnato e pubblicato, liberale autentico, ministro nell’ultimo governo Giolitti, non risulterà sorprendente ad alcuno l’intelligenza storica e l’abilità con cui Benedetto Croce mostrò di padroneggiare problemi e carte della politica, sino al punto in cui non fosse riuscito a ottenere l’obiettivo che si era dato. In queste pagine si legge che l’obiettivo era quello di avviare il percorso che avrebbe dovuto portare l’Italia a una democrazia vera, solida e liberale. Lo fece sostenuto e accompagnato da uomini di altrettanto spessore democratico che, non a caso, avranno poi un rilievo ugualmente importante nei primi anni di vita della Repubblica, come, fra gli altri, Enrico De Nicola e Carlo Sforza.

Pierluigi Castagnetti

In foto Benedetto Croce

Il testo di Pierluigi Castagnetti è la prefazione al volume “Quando l’Italia era tagliata in due, Estratto di un diario (luglio 1943 – giugno 1944)” di Benedetto Croce pubblicato da Thedotcompany Edizioni e acquistabile a questo link: acquista qui

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