Quando l’Anticristo si impossessò del Duomo

Infuria la polemica sul rinnovamento liturgico del duomo; oltre un lecito dissentire c’è addirittura chi parla dell’opera del Maligno…

Scusate se torniamo a parlare sostanzialmente di preti, vicende che coinvolgono (è detto con amarezza) una fetta sempre più esigua della popolazione. Ma su questo tema abbiamo, forse, aggiornato meglio di altri e ci teniamo a rifarlo (sbrodolandoci un po’ addosso). La vicenda della battaglia liturgica in atto nella cattedrale, in questi afosi giorni agostani chiusa al pubblico per gli adeguamenti del caso, sta diventando come preannunciato, di caratura nazionale. Passateci la caratura. Dopo il Borgonovo, anche il Langone, sempre su “Libero” ha fortemente criticato la “rivoluzione” liturgica propugnata dall’ufficio diocesano dei Beni culturali ed ecclesiastici col benestare del Vescovo e della Curia genericamente intesa. La ragione di merito in soldoni sarebbe che tutta l’operazione è all’opposto di quanto promulgato sull’argomento da Papa Benedetto XVI, quella di metodo invece che non sarebbero stati coinvolti tutti coloro che, sulla questione, avrebbero avuto voce (è il caso di dirlo) in capitolo. In mezzo, la folla dei fedeli, persone semplici e dabbene sempre e comunque da catechizzare, attonita e impotente di fronte alle imminenti novità che cambierebbero per sempre e drasticamente il loro modo di vivere le Celebrazioni. E addirittura di rapportarsi, almeno formalmente, col loro Dio.

Gran tessitore della rivolta ortodossa e che ha già annunciato (bisogna dire che il coraggio non gli manca) un velenoso quanto chiarificatore libello dall’esplicito argomentare “L’assassinio della cattedrale” è l’architetto Stefano Maccarini Foscolo che, essendo pure Cavaliere dell’Ordine di Malta, non avrà nessuna remora a suonare, come si suol dire, un’ulteriore carica. Arrivano i “nostri” o i “vostri” se qualcuno vorrà schierarsi tra i “modernisti” o i “controriformisti”. L’acceso pamphlet sarà dato alle reggiane stampe in settembre o giù di lì, nei mesi in cui l’attuale Vescovo inizierà a fare le valigie per sopraggiunti limiti d’età. Perché suoni a monito per il suo successore e a de profundis per coloro che, casomai volessero fare dell’affaire cattedrale di Reggio un modello esportabile a mo’ di esempio in altre diocesi. Vade retro Satana.

Ecco appunto, Satana. Gli è che questa diatriba anche interessante per gli addetti ai lavori ma che secondo il nostro modesto punto di vista importa poco o punto al popolo dei fedeli, ha assunto toni ai limiti del paradosso. Oltre al denunciato “nichilismo” che ispirerebbe la Musa degli artisti scelti per arredare gli spazi del duomo, Nagasawa e la sua croce shintoista, Spalletti e il suo cero industriale, Parmiggiani e il suo altare alieno, Kounellis e la sua cattedra spaziale, il demonio, nell’accezione evangelica, avrebbe letteralmente preso la mano agli architetti, vestiti da preti, del disegno ateo di questo popò di rinnovamento liturgico. Il Langone parla addirittura del “Principe di questo mondo”.

Ohibò: stai a vedere che il vescovo Adriano Caprioli, fresco di ritorno dal Madagscar, s’è portato appresso, anzi addosso, un qualche spiritello di ancestrale tradizione africana che lo sta, lentamente ma inesorabilmente scristianizzando, corrodendo dall’interno la sua ferrata preparazione teologica e che monsignor Tiziano Ghirelli, direttore dell’Ufficio diocesano in questione, è posseduto da Elmador (secondo la tradizione il demonio delle arti) contratto in chissà quale rito di iniziazione alle tenebre. A seguire le teorie forti ma dagli accenti strampalati di cui sopra insomma, gran parte del clero di casa nostra, in combutta infernale, cercherebbe di sottrarre anime a Cristo per consegnarle faustianamente, grazie all’esoterismo dei cerimoniali liturgici, direttamente nella bocca del diavolo.

Suvvia, signori siamo seri. D’accordo delle scelte discutibili su cui si può dibattere con argomentazioni calibrate da una parte e dall’altra, ma ritieniamo davvero così sprovveduta la comunità dei fedeli da essere inorridita dal cambiamento iconografico di alcuni elementi della loro Chiesa Madre? Perderanno la fede davanti a un’eventuale croce senza Cristo (diffusa almeno quanto quella col Redentore nella storia dell’arte cristiana)? E  che: in duomo non ci sono altre croci con Cristo?  Resteranno scandalizzati dalle forme meno ottocentesche dell’altare? Solo gli artisti ferventi possono ragionevolmente portare al vero credo? E chi stabilisce la quantità della loro passione religiosa, c’è forse un cristianometro nell’arte? O basta la loro parola? E’ canonizzabile una morale cattolica predeterminata nel bello? In quelle opere in più che hanno una chiara committenza spirituale? Dobbiamo stilare l’index artificorum proibitorum? Sentite, al peggio visto che uno dei nodi del contendere sono le seggiole che sostituiranno i banchi con maggior possibilità di inginocchiarsi, la nuova trovata aiuterà il celebrante nell’immediato discernimento. Chi si genufletterà direttamente sul nudo pavimento sarà un devoto doc, chi no sarà irreparabilmente sputtanato. Alkar (il demonio delle piegature del ginocchio) è già in loro. E dagli di esorcismo

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