Vinceti e il Caravaggio, quando la storia dell’arte è ridotta all’osso

Inaugurato sul Promontorio dell’Argentario il Parco Funerario del Caravaggio, progetto che ha visto protagonista principale lo scandianese Silvano Vinceti, il “cacciatore di ossa”. Permangono dubbi sull’autenticità dei resti

ossa-e-arteLo chiamano il “cacciatore d’ossa”, uno che erige “monumenti alla probabilità”. E’ Silvano Vinceti, residente a Roma ma cresciuto a Scandiano dove è nato 64 anni fa. Autore di libri su storia, cultura e ambiente, ha realizzato programmi e documentari televisivi e da anni si dedica alla ricerca su enigmi del passato legati soprattutto all’identificazione dei resti di grandi personaggi della storia culturale italiana. Un’avventura, quest’ultima, nata proprio nella sua Scandiano, dove una decina di anni fa lui stesso – con l’aiuto di una equpie – ha ritrovato, sotto la chiesa principale del capoluogo, la tomba del poeta Matteo Maria Boiardo. E’ stato come lo scocco di una scintilla, che nel tempo ha portato Vinceti ad occuparsi di questioni similari come la ricerca dei resti di Lisa Gherardini (la probabile Monna Lisa del dipinto leonardesco), la verifica delle presunte spoglie di Giacomo Leopardi, e ancora Pico della Mirandola, Poliziano… assemblando un curriculum vitae che ha preso le sembianze di un ossario.

E infine Caravaggio, di cui il 18 luglio, a Porto Ercole, è stato inaugurato il Parco Funerario, con la tumulazione – in un’urna, a sua volta custodita in un’arca – dei presunti resti (in realtà solo poche ossa) attribuiti a Michelangelo Merisi, il celebre pittore nato a Milano nel 1571 e morto appunto ai piedi dell’Argentario nel 1610. Una vicenda targata Vinceti. Lo scandianese, coautore di due opere librarie in cui indaga i tanti misteri che hanno contraddistinto la vita del pittore fino all’episodio della sua morte (“L’enigma Caravaggio” e “L’ultima dimora di Caravaggio”, entrambi editi da Armando), si è lanciato anche in questo caso alla ricerca delle spoglie mortali del personaggio, coordinando una equipe di esperti e iniziando – sulla base di documenti storici – con il far analizzare alcuni resti umani emersi nel 1956 nella cittadina di Porto Ercole durante uno scavo superficiale effettuato per realizzare un giardino. Una metodologia che in molti hanno definito discutibile e i cui argomenti non sono stati pubblicati su nessuna rivista scientifica.

Ma il cacciatore di prede morte si rivela implacabile, seppellendo le critiche: viene nominato presidente della Fondazione Caravaggio e nel luglio del 2010 annuncia che le ossa ritrovate sarebbero compatibili (all’analisi del Dna) all’85% con alcuni Merisi del luogo. Queste ossa costituiscono oggi l’ombelico del parco monumentale inaugurato dodici giorni fa alla presenza dello stesso Vinceti (nella foto è quello con la barba) e del sindaco di Monte Argentario, Arturo Cerulli (nella foto con la fascia tricolore). Un “monumento alla probabilità” costato 65mila euro: spesa, anche questa, contestata da più parti.

Ma l’arte e la scienza ridotte all’osso hanno rosicato anche questo successo.

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