Quando il successo nasce dagli errori

In scena al Valli “Yes we can’t” di Forsythe

Cristina Fabbri

“Yes we can’t” è un tributo all’imperfezione, alla voglia di fare, di provarci a tutti i costi, un inno a chi vuole salire su un palco a teatro come nella vita. In sintesi la creazione di William Forsythe, andata in scena al Valli il 13 e 14 aprile, si può definire così. Una prima italiana il cui titolo già la dice lunga su quello che il pubblico deve aspettarsi, o meglio, dovrebbe aspettarsi. In realtà Forsythe innovativo lo è fino in fondo e il suo modo di fare teatro non smette mai di stupire ed è sempre difficile prevedere quello che si presenterà ai nostri occhi. E così è stato a Reggio Emilia.

Lo scorso weekend sul palco del Municipale sono saliti diciassette danzatori accompagnati dalla musica composta e interpretata da David Morrow. Tutti professionisti, è chiaro, che però per le due serate hanno vestito i panni di “dilettanti allo sbaraglio” cantando in modo volutamente stonato, danzando in modo volutamente scoordinato, parlando e recitando in modo volutamente sgangherato. Il tutto indossando i costumi abbinati all’insegna dell’eccesso da Dorothee Merg.

Chi si aspettava di andare a teatro per vedere uno spettacolo di teatro-danza in senso letterale, beh forse può aver pensato di aver sbagliato posto e di essere finito in un talent-show dove la comicità era il pezzo forte: una cantante che più che cantare ululava, una giovane che si credeva Penelope Cruz, un finto pistolero-kamikaze e tanto altro ancora. Gli artisti, con ironia, tra una performance dell’assurdo e l’altra, si sono lasciati andare a sproloqui di scuse verso il pubblico.

“Scusate– ha detto un fantomatico hippy – ci siamo persi nella selva oscura del nostro spettacolo, ci dispiace per i nostri errori, noi sbagliamo”. E ancora, parlando italiano ma, di proposito, con diversi strafalcioni: “Chiediamo scusa perché noi siamo dei professionisti e prendiamo i vostri soldi per fare questo ma, tranquilli, non facciamo niente di male coi vostri soldi. La nostra incompetenza è importante per noi, noi sappiamo fare successo con l’insuccesso”. Non è mancato un accenno alle nostre tradizioni, sempre con ironia: “Grazie per il Parmigiano Reggiano, per la Ferrari ed i tortelli”. E alla fine: “Non vi preoccupate perché abbiamo quasi finito…ma ora che è stato detto, nessuno applaudirà”.

Invece gli applausi ci sono stati, lunghi e interminabili, a parte qualche maleducato – che non manca mai – che ha scelto di lasciare il proprio posto prima della fine dello spettacolo. Ma si sa, il rischio nel fare proposte insolite, innovative è anche questo: non possono sempre essere apprezzate da tutti. Forsythe lo sa bene e non c’è da stupirsi se ha addirittura scelto di correre questo rischio ironizzando sullo slogan che ha portato Obama alla presidenza (“Yes we can” è diventato “Yes we can’t”): ne ha dissacrato il senso facendo una chiara critica alla società contemporanea in cui la lotta per la perfezione è sempre minacciata dallo spaventoso spettro del fallimento.

In sala, sabato sera, c’erano anche Mauro Bigonzetti e diversi danzatori dell’Aterballetto che, mercoledì scorso in Fonderia, hanno messo in scena “Come un respiro” e “Cantata”. Tra il pubblico, in quell’occasione, anche Forsythe con la moglie, il quale alla fine non ha mancato di fare i complimenti agli artisti e al coreografo.

Chi è William Forsythe

È cresciuto a New York e ha studiato in Florida con Nolan Dingman e Christa Long, ha danzato prima al Joffrey Ballet e successivamente allo Stuttgarter Ballett, dove, nel 1976, è stato nominato coreografo in residenza.  Nei successivi sette anni ha creato nuove coreografie per lo Stuttgarter Ballett e per altre compagnie di balletto di Monaco, L’Aja, Londra, Basilea, Berlino, Francoforte, Parigi, New York e San Francisco.  Nel 1984 inizia il periodo della sua direzione del Ballett Frankfurt, in qualità di Direttore Artistico. Nel 2004, dopo la chiusura del Ballett Frankfurt, grazie al sostegno delle regioni Sassonia e Assia, delle città di Dresda e di Francoforte e di sponsor privati, Forsythe fonda una nuova e più indipendente compagnia: The Forsythe Company, basata a Dresda e a Francoforte, spesso impegnata in tournée internazionali.

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