Quando il Papa si stanca del clero

Papa Benedetto XVI “spiega” il motivo delle sue dimissioni: le correnti clericali che snaturano il Vangelo. In discussione il rapporto col mondo. Alla faccia dell’unità dei cattolici in politica

Assume i connotati di una rinuncia per impossibilità nel gestire specialmente la curia romana il recente addio al Pontificato da parte di Ratzinger. Non possono leggersi in altro modo le sue parole fatte cadere come macigni il giorno di inizio della Quaresima, quel mercoledì delle Ceneri da sempre sbandierato dai religiosi nei confronti dei laici come il manifesto del “memento mori“. Solleticatevi pure, in sostanza, che tanto prima o poi vi suoneranno le trombe del Giudizio. Intanto le trombe sono suonate eccome nella testa di cardinali e varia prelatizieria vaticani alle prese come non mai, sotto il Papato di Bendetto XVI, col risiko del potere e giochi correntizi poco affini assai con gli insegnamenti evangelici.

Cosa dobbiamo infatti intendere di diverso in quel grido ratzingeriano di “Chiesa deturpata dalle rivalità”? L’aggettivo “deturpata” infatti somiglia in modo imbarazzante, ancorché non esserne per un pelo ancora sinonimo, a “snaturata”. Dimensione marcescente nella quale lo stesso successore di S.Pietro sarebbe in diritto-dovere non solo di lasciare il soglio petrino ma addirittura di gettare alle ortiche i voti sacerdotali in nome di quella stessa fede di cui egli è il primo e più autorevole propugnatore-difensore. Un punto di non ritorno dunque, pronunciato con flebile forza (voluta immagine ossimorica) da un Sommo Pontefice dogmatico e tradizionalista che non ha mai annoverato tra le sue qualità la verve fisica.

Così facendo Papa Benedetto XVI ha scritto una pagina unica di lezione di storia. Per tutti: alle gerontocrazie che ancora infestano parti del mondo (e pressoché l’Italia tutta) ha augurato l’eterno riposo. Per i fedeli: a tornare alle origini dei comportamenti. Il breve e sottile filo rosso che lega l’annuncio delle dimissioni, un giorno festivo dedicato al dolore dei sofferenti, all’inizio del periodo liturgico che porterà alla passione di Cristo (quando Ratzinger “ha spiegato” i motivi del suo gesto) è questa personale adesione (la chiameremmo “imitatio Christi” fossimo dotti ecclesiastici) al cammino, o via crucis, pasquale. Alla luce dei fatti recenti, a maggior ragione, quando si mettono in discussione le fondamenta e il senso stesso della presenza cristiana nel suo rapporto col mondo, appaiono patetici e astorici gli appelli elettorali ai cattolici in politica. Quanto di più farisaico e farsesco si possa fare nei momenti cruciali della storia umana

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