Firenze – La vera notizia di ieri è che finalmente Sousa ha parlato di calcio. Eppure tutti, giornalisti e commentatori sportivi in TV, cercavano anche questa volta di divagare; chiedendogli dei rapporti con la società, di cosa farà l’anno prossimo, di cosa voglia dire che prima del futuro ci vuole il presente (sembrava Crozza che fa il verso a Renzi!)…Finché tutt’a un tratto Sousa, sulla difensiva perché qualcuno gli faceva insinuazioni sull'”indolenza” di Ilicic, ha rivelato che le misure sulle prestazioni chilometriche e sull’intensità del gioco della squadra ci dicono che Ilicic non è proprio criticabile su questo piano, aggiungendo che è un dato certo che l’intera squadra non ha affatto sofferto alcun calo di forma in queste ultime giornate (Sousa ha addirittura usato il termine “ignoranza” per noi che parliamo senza sapere certe cose!).
Ma questa risposta troppo audace, come si poteva ben prevedere, ha subito comportato un’altra domanda: e allora, se non è un calo fisico quello della Viola, che cos’è? Udite udite: Sousa ha detto che la Fiorentina ha giocato sempre bene, anche quando non ha fatto risultati, che ha sempre fatto quello che lui chiedeva alla squadra; e che semmai era lui a non aver saputo trovare quando necessario “varianti tattiche”!
Mi dispiace solo che queste parole siano cadute nell’indifferenza, come non dette. Perché sono parole gravi! Allora un po’ di ragione ce l’aveva chi, come me, denunciava il fatto che questo tecnico era assolutamente inadeguato a valorizzare le qualità e le prerogative dei giocatori che aveva in rosa (a partire da Suarez per arrivare a Mati e anche a Berna); e che denunciava che solo un tecnico incapace giocasse sempre con un unico modulo e non sapesse trovare varianti tattiche quando la squadra si mostrava in difficoltà (soprattutto con avversari che mostravano di saper fare un efficace “controgioco”).
Domenica scorsa facevo notare come meno di un anno fa la Fiorentina andava a Empoli a vincere con un gran bel gioco e tre reti (tra cui il primo gol in viola di Bernardeschi), impiegando uno schema che Sousa si è rifiutato sistematicamente di prendere in considerazione sin dall’inizio dell’anno: quattro difensori (e quel giorno c’era addirittura Richards terzino destro), tre centrocampisti allineati con un centrale di “regia” (che quel giorno fu Pizarro, con Aquilani e Badelj accanto) e con tre davanti che si chiamavano Ilicic, Bernardeschi e Gilardino.
Non mi dite che quella formazione era più forte di quella che ha giocato quest’anno contro l’Empoli perdendo 2-0, e non mi dite che il 4-3-1-2 è un gioco che va provato e riprovato per costituire una variante tattica proponibile. La Fiorentina lo giocò in tutta l’ultima parte del campionato scorso quando vinse cinque volte su cinque (con tre reti a partita all’attivo) mostrando di aver trovato finalmente, insieme ai titolari che erano mancati per mesi, anche un invidiabile equilibrio e il “suo” gioco.
Perché Sousa non è ripartito da lì? Lo fece Allegri quando subentrò a Conte alla Juve, di ripartire da una difesa a tre che lui non aveva mai fatto giocare in vita sua, ma che era quella con la quale Conte aveva vinto tre campionati di fila. E lui, poi, certo che avrebbe provato altri schemi e avrebbe provato a metterci del suo (disse che intanto lo avrebbe fatto curando la tecnica individuale e facendo ragionare di più la squadra), ma sarebbe stato assurdo se avesse negato il lavoro di chi lo aveva preceduto vincendo! All’inizio di questo campionato alla Fiorentina sono venute vittorie sull’onda lunga del gioco perfezionato in tre anni da Montella, ma via via che si imponeva il gioco di Sousa, prima sono venute le prestazioni bruttine (quelle da un tiro in porta a partita) e poi le sconfitte e i pareggi.
Con Sousa che non ha cambiato una virgola del suo 3-4-2-1 se non, per ragioni di forza maggiore, contro il Napoli, quando ha schierato la difesa a quattro e a centrocampo Badelj centrale con accanto Vecino e Borja e con davanti, a scambiarsi di ruolo con i compagni di reparto, Mati Fernandez. Col Napoli abbiamo rivisto la Fiorentina di Montella, che sa giocare a memoria un certo tipo di gioco, corto e molto tecnico, e che può far valere quello che io da sempre ritengo potenzialmente il miglior centrocampo della serie A. Ma quello col Napoli è stato un episodio, e subito dopo si è tornati al modulo “griffato” di Sousa, alla squadra larga e lunga, alle corse e rincorse, e ai risultati negativi.
A questo punto, visto che ha cominciato a parlare di calcio, perché Sousa non ci dice come mai non fa giocare alla Fiorentina il gioco che le è più congeniale e che si è mostrato anche vincente, oltreché spettacolare e nuovo per il calcio italiano? Il gioco che giocava Montella è una “variante tattica” che lui non sa applicare? Strano, perché sembra che la squadra, quando gioca in quel modo, vada col pilota automatico! E allora? Non è per caso che qualcuno gli ha detto che il gioco doveva essere per forza diverso, che non doveva somigliare a quello di Montella, proprio per non creare raffronti e tensioni e per non tornare a dover ammettere che alla Fiorentina bastava davvero poco per poter competere per lo scudetto? Oppure è lui, Sousa, che non è venuto a allenare la Fiorentina, ma se stesso, per stare qui un anno e andare in Inghilterra, o in Russia, dove giochi come il suo si fanno (e si pagano!) senza problemi?
Mi direte che, però, la partita di ieri…Ebbene, ve ne parlo: la partita di ieri è stata appena migliore di altre perché il Sassuolo l’ha giocata a viso aperto, all’inglese, senza ostruzionismi e controgiochi, e allora è fluita secondo schemi, con la sorte e gli episodi che l’hanno indirizzata verso il risultato finale. Ma anche ieri si è ampiamente dimostrato che il gioco di Sousa la Fiorentina non lo saprà mai giocare. Quelle velocità e quelle fatiche nel pressing non sono da Borja, né da Ilicic, e neanche da Badelj e da Tello (per non dire dei difensori!).
La squadra dura venti minuti e si spenge fatalmente. Ha poi qualche impennata e trova la solita prodezza dell'”indolente” (oltre al solito gollonzo!), ma è palpabile che si trova in difficoltà proprio quando impone alla partita un ritmo che lei stessa non riesce a sostenere e che diventa manna dal cielo per avversari meno tecnici ma con più fiato e forza. Il limite vero della Fiorentina di quest’anno è stato questo: voler giocare sempre, contro Carpi o contro Juve, con quel modulo a quelle velocità frenetiche, e di non aver provato correttivi neanche a partita in corso (se si eccettuano le ammucchiate selvagge dei finali di partita con Zarate accanto a altre quattro punte). Ora finalmente lo ha ammesso anche Sousa. Purtroppo a campionato finito e buttato via!