Pulp Fiction è un film del 1994, di cui festeggiamo proprio i venti anni, di Quentin Tarantino. Sicuramente ne l’uno ne l’altro necessitano di presentazioni in quanto entrambi, film e autore, sono diventati parte integrante della pop culture cinematografica e non. Tarantino, classe 1963, ha iniziato la sua carriera nel mondo del cinema dal basso, come commesso in un videonoleggio dove ha potuto guardare una quantità gargantuesca di film accrescendo così la sua già enorme cultura cinematografica (al regista piace spiegare che proprio grazie alla sua conoscenza è stato assunto in primo luogo) che verrà poi messa in mostra in tutte le sue opere da sceneggiatore e regista.
Debutta nel 1992 con Le Iene, pellicola che mette subito in mostra le grandi capacità del regista di unire violenza visiva, una sceneggiatura perfetta e un cast formidabile, grazie all’incontro fortuito con Harvey Keitel che gli permette di aumentare il budget del film e di ingaggiare attori come Tim Roth, Steve Buscemi e Michael Madsen. Sono anche numerosi i riferimenti a tutto il cinema mondiale, dalla Francia all’Italia fino a Hong Kong, da cui riprende una buona parte del film del 1987 City on Fire di Ringo Lam, tra cui il mexican standoff finale. Questa capacità di riunire in un unico calderone numerose influenze cinematografiche senza che il prodotto finale risulti una mera copia diventerà la firma di tutto il suo cinema.
La carriera di Tarantino prosegue poi nel 1993 con la sceneggiatura di Una Vita al Massimo, diretto da Tony Scott, con Christian Slater e Patricia Arquette, che diventa il secondo tassello di quella che poi è stata chiamata la trilogia pulp. Che verrà conclusa proprio da Pulp Fiction l’anno seguente. Anche qui i riferimenti al mondo del cinema e le citazioni sono presenti in enormi quantità (solo un esempio: i protagonisti si incontrano in un cinema durante la maratona di Street Fighter con l’attore Sonny Chiba, che interpreterà Hattori Hanzo in un futuro film di Tarantino, Kill Bill).
Veniamo così al 1994 e a Pulp Ficiton, film considerato un vero e proprio spartiacque del cinema degli anni Novanta, ci sarà un prima e un dopo Pulp Fiction e nulla sarà più lo stesso. Quentin Tarantino nella sua seconda opera amplia il lavoro fatto con Le Iene, dalle sagaci battute e alle discussioni apparentemente slegate dal contesto, il citazionismo come pure i salti temporali già presenti nella sua prima opera qui diverranno ancora più marcati spingendo lo spettatore in una girandola estrema dove si rischia di perdersi.
Presentato al Festival di Cannes il film si aggiudica la Plama d’Oro dalla giuria presieduta da Clint Eastwood, che viene accusato di non aver avuto abbastanza riguardo per un’opera come Film Rosso di Kristof Kiewsloski, e tra cui spiccava anche l’italiano Pupi Avati. Agli Oscar invece il film avrà ben 7 nomination, tra cui miglior film, regista, sceneggiatura, attore protagonista, attore e attrice non protagonista, montaggio e vincendo quello per la sceneggiatura andato a Tarantino e Roger Avary. Il film vinse oltre al premio Oscar numerosi premi in giro per il mondo tra cui due Bafta, per la miglior sceneggiatura e il miglior attore non protagonista, un Golden Globe sempre per la sceneggiatura, David di Donatello, miglior film straniero e miglior attore Travolta e due MTV Movie Awards, come miglior film e miglior scena di ballo.
Il successo del film coronò Tarantino come uno dei migliori giovani registi di allora. Il resto è storia.