Presidio a Publiacqua, no al blocco idrico

Davanti alla sede di Publiacqua in Via Villamagna si sono radunati in presidio stamattina alcuni militanti del Movimento di Lotta per la casa e di Acqua Bene Comune per protestare contro la gestione del servizio idrico: armati di megafono e di bandiere – comprese quelle per il referendum per l'acqua pubblica del 2011- i due gruppi si sono fatti portatori degli interessi di chi, per basso reddito, non è riuscito a pagare le bollette e si è visto interrompere la fornitura a tempo indeterminato. Inoltre hanno reclamato il diritto a un costo più equo per le fasce più deboli. "Le case senz'acqua non hanno abitabilità", ha affermato Rossella Michelotti, una delle voci di punta nella promozione del referendum e nel rispetto del suo esito. "Stiamo presentando delle mozioni nei comuni toscani per sbloccare l'erogazione dell'acqua alle famiglie insolventi: a Lamporecchio, Montevarchi Terranuova e San Giovanni Valdarno sono state approvate." Infatti, se la gestione del servizio idrico appartiene a Publiacqua, è compito del sindaco garantire la salute pubblica: l'acqua potrebbe essere inclusa nei requisiti per il mantenimento di quest'ultima.
Lorenzo Bargellini, leader del Movimento di Lotta per la casa, al megafono ribadisce le richieste alla società: tariffe agevolate per chi rientra nelle fasce basse di reddito; divieto di blocco idrico "vedersi perché staccare l'acqua è un'offesa" e la privazione di un diritto essenziale; rispetto del referendum del 2011 "che gli enti non stanno rispettando".

Il presidente Filippo Vannoni è sceso tra la folla per dialogare con i manifestanti. Ha ricevuto poi una delegazione di sei persone negli uffici della società, insieme al dirigente Colombi.
I portavoce dei due gruppi hanno posto l'accento sul tema dei bilanci di Publiacqua- che presenterebbero un differenziale di 14 milioni – e sui finanziamenti di alcune banche, definiti poco chiari. Inoltre si sono chiesti maggiori investimenti che tengano conto della qualità dell'acqua, attualmente situata sotto la classe A3 (con, tra l'altro, 273 chilometri di tubature in amianto) e del costo troppo elevato – il più alto in Italia – delle bollette. E ancora: perché attingere soltanto a fonti d'acqua esterne (in primis l'Arno) che necessitano maggiori passaggi di depurazione, e non da falde sotterranee?

Colombi e Vannoni hanno cercato un dialogo provando a chiarire alcuni punti che sembravano confusi. "Tutto quello che facciamo è rendicontato alla lcue del sole", afferma Colombi. La società è nata nel 2002 e ha ereditato tutte le infrastrutture realizzate fino a quel momento da altri soggetti, in particolare da comuni: ha ereditato anche le strutture con l'amianto.
Il differenziale di bilancio si spiega con il conguaglio che viene effettuato annualmente sull'importo delle bollette.
La delegazione non si ritiene soddisfatta. "Non vogliamo un altro bel discorso su cosa di bello ha fatto Publiacqua": Luca, un ragazzo del Movimento, alza la voce. "Siamo venuti per fare un presidio, non per ascoltare le ragioni di questa azienda; già sappiamo cosa fate, ma non basta". Una altro ragazzo si alza ed esce dalla stanza; raggiunge i suoi compagni radunati in strada.
Vannoni afferma che però qualcosa si sta muovendo. Sono stati approvati 60 milioni di investimenti annuali che verranno erogati attraverso gare pubbliche per il miglioramento dei servizi. Publiacqua è un'azienda che gestisce l'erogazione, ma le decisioni – comprese quelle sulle tariffe- vengono prese in comune. E poi, continua Vannoni, anche produrre l'acqua ha un costo.
Un nulla di fatto, quindi? Non sembra. La società è disponibile ad aprire un tavolo di confronto con le autorità.
Intanto, giù in strada continua a piovere.
"Ci sta pensando il cielo a darci l'acqua gratis", scherza un ragazzo.

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