Riceviamo e pubblichiamo:
Firenze – “Il ministro Madia ha inviato all’Aran la direttiva per avviare il rinnovo dei contratti dei lavoratori del pubblico impiego fermi dal 2009. Il primo dato che emerge è che le risorse stanziate non sono sufficienti nemmeno per rispondere all’impegno assunto con il protocollo del 30 novembre 2016 tra governo e sindacati complici, i famosi 85 euro medi lordi a regime nel 2018, dopo nove anni di blocco contrattuale. Su un reddito di € 21.000,00 l’incremento dell’1,45% previsto attualmente corrisponde a € 25,37 lordi mensili. Quella di CGIL-CISL-UIL è stata una vera marchetta elettorale per sostenere il governo Renzi nel referendum costituzionale del 4 dicembre, finito con la disfatta dei sostenitori del SI’ e con l’ennesima figuraccia di chi negli anni ha anteposto interessi politici e di sopravvivenza alla tutela dei lavoratori.
Bisognerà aspettare la Legge di stabilità del 2018 per verificare se l’attuale governo metterà in bilancio le risorse mancanti per garantire gli 85 euro, che risultano largamente insufficienti a recuperare i mancati aumenti degli anni di blocco contrattuale, anche prendendo a riferimento quell’indice IPCA che si vuole utilizzare al posto del calcolo dell’inflazione. Se guardiamo ai valori tendenziali dell’IPCA nel solo 2017 (+1,6% a maggio) risulta palese che le risorse stanziate attualmente a regime non coprono nemmeno le necessità di quest’anno.
Su cosa si aprirà dunque la contrattazione? Sulla parte normativa, che recepisce molti dei contenuti della Riforma Brunetta, soprattutto sulla cosiddetta meritocrazia, che il ministro Madia non ha voluto cancellare e che CGIL-CISL-UIL con la firma del 30 novembre hanno finito col rafforzare, oltre all’introduzione del welfare aziendale che sottrarrà ulteriori risorse al contratto.
USB andrà all’Aran forte di una Piattaforma contrattuale che chiede 300 euro mensili di aumento uguali per tutti, la costituzione dell’area unica per superare il mansionismo e i limiti imposti per legge alla crescita professionale ed economica dei lavoratori, a cominciare da quelli delle aree inferiori, la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali a parità di retribuzione, la trasformazione del salario accessorio in retribuzione certa e stabile.
USB è pronta a dare battaglia e a mobilitare i lavoratori perché il rinnovo del contratto, dopo anni di blocco, non si trasformi in un bagno di sangue per i lavoratori pubblici e non siano recepite burocraticamente tutte le norme che fanno indietreggiare ulteriormente le condizioni della categoria”.