Firenze – L’esperienza della Provincia di Firenze si chiude con un cauto sospetto verso il nuovo che avanza. La seduta odierna del Consiglio presieduto da Piero Giunti, l’ultima, saluta l’incombere della Città Metropolitana e celebra con malcelata nonchalance la fine di un’era dai sabaudi natali che – apertasi nel marzo del 1885 sotto l’egida di Ricasoli – per un soffio non celebra i 150 anni.
Più dell’italica affezione per le cifre tonde, poté la riforma Del Rio sugli enti locali: operativo dal prossimo 22 giugno (ed esecutivo dal 1° gennaio 2015), il decreto del braccio destro dell’ex sindaco Renzi straccia la Provincia di Firenze così come la conosciamo e consegna la città a un futuro di grandi numeri e grandi dimensioni. Gli abitanti, intanto. Un milione: tanti saranno i fiorentini, abitanti della Città Metropolitana, che saluteranno l’alba del nuovo anno e del nuovo corso affacciandosi su un territorio che comprenderà, com’è ovvio, l’intera attuale articolazione provinciale.
Ma il terremoto legislativo comporterà naturalmente anche una totale riedificazione del vertice gestionale, apparentemente composto in nome uno smaltimento di incarichi (e in parte lo è), ma in forte sapore di redistribuzione di ruoli. Nardella, in quanto sindaco del capoluogo, lo sarà anche del nuovo ente, affiancato da un consiglio, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei Comuni – con funzioni di indirizzo e di controllo – e da una conferenza metropolitana, composta dai sindaci stessi, con funzioni consultive sul bilancio. Niente giunta, dunque.
Qui i primi malumori. “Si avrà un organismo monografico – tuona Giunti – con il sindaco a capo del nuovo ente senza un organismo collegiale e con l’aggravante di una forte centralità del comune capoluogo. Il rischio – prosegue – è che la Città Metropolitana diventi un’assemblea di condominio di cittadini di seria A e di serie B, perché il sindaco sarà eletto da meno di un terzo dei cittadini. La bassa rappresentanza di alcuni circondari di rifletterà probabilmente anche in scarsa rappresentanza politica delle minoranze”.
Non simula amarezza, Giunti, e si rammarica della rapidità con cui è stata concepita la svolta. “Fino all’ultimo abbiamo svolto il nostro mandato. Consegniamo a chi verrà un lavoro ispirato dalla politica come servizio consapevoli che la Città Metropolitana rappresenti anche una grande opportunità. Dispiace solo il modo in cui ci si arriva. Non è stato facile, ultimamente, assolvere al compito di consiglieri provinciali quando tutto e tutti identificavano nelle Province le responsabili di ogni spreco, passandole per capro espiatorio di ogni male”.
Secco Barducci: “La montagna della riforma ha partorito un topolino. Il legislatore poteva certamente avere più coraggio, cosa che da anni come amministrazione e consiglio provinciale abbiamo più volte sottolineato e proposto. Le uniche sollecitazioni in tal senso sono arrivate dai Comuni, in particolar modo quelli che sono riusciti ad arrivare, positivamente, ad un rinnovamento attraverso l’unione e la fusione. Chi gestirà la futura Città Metropolitana, in particolar modo quei sindaci che siederanno nel futuro consiglio, deve sapere che avrà da gestire tre questioni: innanzitutto di adempiere il suo mandato in assoluta terzietà territoriale, perciò amministrare con capacità di sintesi autorevole, che non significa imporre decisioni; in secondo luogo dovrà rinnovare il sistema territoriale e spingere verso una ridefinizione che possa tendere verso l’area vasta; per ultimo, ridefinire e stabilire un rapporto con la Regione, necessario per non far soffocare, fin da subito, l’esperienza della Città metropolitana”.
Non di soli malumori, in ogni caso, vive l’ultima reunion del Consiglio, a cui hanno preso parte anche i sindaci di molti Comuni. Gli interventi agrodolci di Giunti e Barducci plaudono infatti anche alle opportunità aperte dalla nuova sfida. “La Città Metropolitana di Firenze sarà la prima a costituirsi in Italia – ricorda il presidente del Consiglio Provinciale – e in questo senso, come pionieri, abbiamo la grande responsabilità di indicare la via del confronto con le altre grandi città metropolitane europee e della gestione degli investimenti che arriveranno dall’Europa”.
Sono competenze e rappresentatività i primi nodi da sciogliere, ma la sfida lanciata dalla nuova Città Metropolitana è anche contro il tempo. StampToscana ha ripercorso con Valdo Spini gli obiettivi da perseguire entro il 30 settembre, prima importante scadenza del cammino del nuovo ente. “Bisogna procedere alla costituzione della Conferenza Statutaria composta da 18 consiglieri, eletta dai consigli comunali tra i propri membri, presieduta dal Sindaco di Firenze, commissione che dovrà rispettare la scadenza per la redazione della proposta del nuovo statuto – spiega l’ex consigliere comunale, alla guida della lista “Sostieni Firenze”.
“Sempre entro il 30 settembre – prosegue Spini – il sindaco del comune capoluogo deve indire le elezioni, cui parteciperanno i consiglieri comunali, per la costituzione e l’insediamento del consiglio metropolitano e della conferenza metropolitana”. Quali saranno i punti di forza da cui non potrà prescindere la Città Metropolitana? Spini non ha dubbi: “La cartina di tornasole della efficacia della nuova istituzione sarà costituita da un elemento molto preciso. Sarà in grado il piano strategico urbanistico della città metropolitana di essere qualcosa di effettivamente più efficace del Piano territoriale di Coordinamento (in verità assai tenue) di cui era titolare la Provincia?
Negli anni, varie decine di migliaia di cittadine e di cittadini fiorentini hanno lasciato la residenza in città per andare a stabilirsi in comuni della provincia nei quali hanno trovato alloggi più a buon mercato o una migliore qualità della vita, in termini di servizi sociali e di accessibilità degli stessi servizi dell’istruzione. Anni fa la popolazione di Firenze sembrava avviarsi verso le cinquecentomila unità.
Oggi il nostro ufficio statistiche ci dice che la popolazione residente totale al marzo scorso consta di 376.389 unità, di cui stranieri 57.001. Una buon parte di questi stessi cittadini affluisce giornalmente in città. Come si possa pensare di continuare a governare in modo frammentato e non organico questa realtà e questi problemi (traffico, servizi, qualità della vita, occupazione, lavoro etc.) è qualcosa di antistorico.
A livello europeo e mondiale la vera competizione economica è tra le aree metropolitane piuttosto che tra i singoli stati. L’attrattiva mondiale della città di Firenze, consente di andare oltre i nostri limiti demografici quantitativi, coinvolgendo il territorio esterno con le sue attrattive e potenzialità, per definire una delle più importanti aree di attrazione turistica del mondo con importanti effetti sull’industria, l’artigianato, il commercio, i settori cosiddetti del terziario e del quaternario.
L’obiettivo è vivere “bene” a Firenze e nella città metropolitana. Dalla Città Metropolitana fiorentina dovremo poi operare, non per chiuderci in noi stessi, ma per stabilire quei legami di collaborazione, nella Piana, con Prato e con Pistoia, che sono assolutamente indispensabili per dotare l’economia industriale di quest’area delle necessarie infrastrutture per potere resistere alla crisi e rilanciarsi, a cominciare dal potenziamento dell’aeroporto di Peretola nel quadro delle sinergie con quello di Pisa. Dobbiamo quindi ridefinire il ruolo di Firenze nei rapporti con Prato e Pistoia. Non dimentichiamoci, infine, che la Provincia rappresentava comunque un organo elettivo cui davano vita insieme gli elettori del comune capoluogo e gli altri elettori dei comuni della nostra provincia di Firenze. Occorre quindi riempire il vuoto che si apre con una partenza non feticistica ma partecipata della città metropolitana, la nuova istituzione per la quale ci siamo molto battuti n questi anni”.