Firenze – Si scrive “riforma”, ma, per i lavoratori si legge “liquidazione”. Di cosa? Dei servizi e dei dipendenti, in particolare, visto che siamo a Firenze, dei 250 (su circa 850) lavoratori della Provincia di Firenze, che rischiano la mobilità o il licenziamento.
Ed eccolo il gesto estremo: è partito stamattina alle 11 e si tratta dell’occupazione di Palazzo Medici sede della Provincia di Firenze. Un gesto attraverso cui i dipendenti pubblici vogliono informare in modo pacifico la cittadinanza delle contraddizioni della Riforma Renzi e della Legge di Stabilità. E che vogliano fare sul serio, lo testimonia l’arrivo delle brande per dormire.
“Noi siamo per chiamare le cose con il loro vero nome – affermano Paolo Becattini per la UILFPL e Aldo Borgheresi della RSU della Provincia – non si tratta di una riforma ma di una liquidazione dei servizi e dei dipendenti pubblici. Dal primo gennaio 2015, infatti, stando a quanto previsto nella Finanziaria in approvazione al Senato, solo per la Provincia di Firenze potrebbe trattarsi di 250 lavoratori che rischiano la mobilità ed il licenziamento poiché in esubero”.
E quando si fermerà, la protesta? Non si sa, intanto, ciò che è certo è che si va “avanti a oltranza”. Anche se gli occupanti non chiuderanno i servizi: lo scopo è infatti rendere noto ai cittadini che ottimo “buon Natale – spiega Giuseppe Aloi, Rsu – ci arriva dal governo Renzi”. Sugli striscioni, fuori, intanto i fiorentini possono leggere cosa rischia la chiusura: servizi essenziali come i Centri per l’Impiego, ad esempio, la sala operativa della Protezione civile, i servizi di difesa del territorio, ma anche la manutenzione delle scuole superiori e delle strade provinciali. E in mattinata giunge anche la solidarietà del presidente della Provincia Andrea Barducci.
Inoltre, l’occupazione fiorentina fiorentina potrebbe essere il prodromo per l’estensione a macchia d’olio delle occupazioni sulle altre province, che potrebbe cominciare da domani 19 dicembre.
Intanto, arriva un tweet dalla Cgil Toscana: occupata anche la Provincia di Pistoia.
Foto da Uil Toscana e Cgil Toscana