Protesi Pip: la Regione si prenderà carico dei casi toscani

L’assessore regionale al Diritto alla salute, Daniela Scaramuccia, ha esposto ieri, 5 gennaio, le azioni che la Regione Toscana intende attivare per tutelare le donne toscane che hanno effettuato impianti delle protesi mammarie difettose provenienti dalla Francia: «Osservazione e presa in carico di tutti i casi di impianto di protesi mammarie di tipo Pip (Poly Implant Prothèse) anche da prima del 2001 e offerta di consulenza, controllo e eventuale rimozione da parte del Servizio sanitario regionale in base a un protocollo in corso di definizione». Incontrando i responsabili delle Asl toscane, l’assessore Scaramuccia ha dettato i criteri con i quali dovranno essere effettuati gli esami sui rischi oncologici ed extra-oncologici legati alle protesi in silicone per il seno. Nonostante il Consiglio superiore di Sanità non abbia ancora confermato l’insorgenza di neoplasia a causa delle protesi mammarie francesi, è necessario infatti sottoporre a test oncologici tutte le pazienti che si sono fatte impiantare i seni di silicone di tipo Pip. Ed anche se il rischio di tumore alla mammella dovesse essere definitivamente scongiurato, come tutti si augurano, il tipo di silicone non medicale e non purificato con il quale sono state costruite le protesi potrebbe causare rischi per l’organismo ospitante in caso di rottura dell’involucro impiantato. Non risulta, a tutt’ora, che le strutture ospedaliere pubbliche della Toscana abbiano acquistato protesi Pip, ma nei prossimi giorni verrà comunque messa a punto dalla Giunta regionale una delibera che definirà il percorso medico per la presa in carico dei casi di protesi Pip nel territorio regionale. Entro la fine di gennaio, poi, le Asl dovranno redigere un elenco delle pazienti che hanno subito impianti di protesi in silicone provenienti dalla Francia, nonché delle strutture, pubbliche o private, che le hanno utilizzate.

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